Sulla copertina di Blues della fine del mondo di Ian McEwan si legge:
"E il racconto dell'umanità si alimenta da sempre al mito di un'apocalisse gloriosa."
La costruzione m'è parsa insolita, di là dalle scelte stilistiche dell'autore (o del traduttore?) che non discuto.
Ho consultato diversi dizionari (Treccani, Gabrielli, De Mauro, DISC, Devoto Oli, Garzanti Linguistica). Tutti riportano esempi con alimentarsi di/con/da qualcosa (alimentarsi di speranze, alimentarsi con cibi sani, e cosí via). Di alimentarsi al non v'è traccia.
È possibile che l'autore (o il traduttore?) abbia voluto utilizzare il verbo alimentarsi nel significato di attingere?
Quel al mito di può avere la stessa funzione di un al ritmo di?
Si alimenta al
Moderatore: Cruscanti
- Black Mamba
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- Iscritto in data: sab, 13 ott 2007 19:41
Si alimenta al
Hoc unum scio, me nihil scire.
Il costrutto alimentarsi a non mi suona sospetto e si trova in Foscolo, citato dal Gabrielli bivolume:
Le lettere alle quali mi sono sino alla puerizia alimentato.
In rete ho trovato versioni diverse di questa frase, con ‘delle quali’, ma l’edizione nazionale, in Google Books, dà proprio ‘alle quali’ (e il ‘sino alla’ invece di ‘sino dalla’ potrebbe essere un refuso del Gabrielli).
Io vedrei in alimentarsi a il senso di ‘abbeverarsi a’, con riferimento a una fonte dalla quale si acquisisce sapere.
È probabile che l’autore della frase da lei citata abbia pensato proprio a un ‘abbeverarsi al mito’, nel senso di trarne qualcosa di positivo.
Le lettere alle quali mi sono sino alla puerizia alimentato.
In rete ho trovato versioni diverse di questa frase, con ‘delle quali’, ma l’edizione nazionale, in Google Books, dà proprio ‘alle quali’ (e il ‘sino alla’ invece di ‘sino dalla’ potrebbe essere un refuso del Gabrielli).
Io vedrei in alimentarsi a il senso di ‘abbeverarsi a’, con riferimento a una fonte dalla quale si acquisisce sapere.
È probabile che l’autore della frase da lei citata abbia pensato proprio a un ‘abbeverarsi al mito’, nel senso di trarne qualcosa di positivo.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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