Giocando a un videogioco (The Sims 2), ho trovato questa parola che non è inserita sulla lista.
L'applique si tratta della lampada a muro, per ora mi viene solo "Lume a muro".
«Applique»
Moderatore: Cruscanti
- lostraniero91
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- Iscritto in data: dom, 10 ago 2008 20:12
Direi lampada da muro. Lume, in senso concreto, è forse troppo letterario, ma se si adotta l’adotto anch’io. Se non andasse bene lampada da muro o murale, il calco è bell’e pronto: un’àpplica (applique deriva dal verbo francese appliquer ‘applicare’).
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
Caro Carnby, il faretto, stando al GRADIT, è una «piccola lampada, spec. orientabile, usata per illuminare ambienti o oggetti». Invece è un ottimo traducente di spot (dato come sinonimo dallo stesso dizionario).Carnby ha scritto:Esiste già faretto, con lo stesso significato.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
Ecco le definizioni del Treccani, per maggiore chiarezza:
farétto s. m. [dim. di faro]. – Piccolo proiettore luminoso, spesso orientabile, utilizzato per l’illuminazione di ambienti domestici (o particolari angoli), uffici, vetrine e interni di negozî, musei, ecc.; è anche detto, con termine ingl., spot (v.).
applique 〈aplìk〉 s. f., fr. [deverbale di appliquer “applicare”]. – Piccolo lampadario murale a uno o più bracci.
farétto s. m. [dim. di faro]. – Piccolo proiettore luminoso, spesso orientabile, utilizzato per l’illuminazione di ambienti domestici (o particolari angoli), uffici, vetrine e interni di negozî, musei, ecc.; è anche detto, con termine ingl., spot (v.).
applique 〈aplìk〉 s. f., fr. [deverbale di appliquer “applicare”]. – Piccolo lampadario murale a uno o più bracci.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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