«Brina»

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Carnby
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«Brina»

Intervento di Carnby »

Allora, sono rimasto sorpreso anch'io: credevo che la brina fosse la deposizione di cristalli di ghiaccio causata dalla sublimazione del vapore acqueo (quella che gl'inglesi chiamano hoar frost e i francesi gelée blanche). Invece, praticamente tutti i vocabolari e dizionari che ho consultato, compresi testi tecnici del secolo passato, parlano della brina come di rugiada congelata, quindi di vapore condensato e poi congelato, un processo differente che in meteorologia ha anche un altro simbolo (gl'inglesi la chiamano white dew, "rugiada bianca"). L'unico che ammette entrambe le definizioni è il Devoto-Oli. Si può pensare a una "normalizzazione" chiamando brina la rugiada congelata (corrispondente quindi alla definizione storica) e gelata la deposizione diretta di vapore acqueo sublimato in ghiaccio. Questo però crea un ulteriore problema: il fenomeno del passaggio dalllo stato gassoso a quello solido, tradizionalmente chiamato sublimazione, è chiamato brinamento da alcuni tecnici e scienziati, per differenziarlo da quello opposto, cosa che non coincide con la definizione tradizionale di brina.
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bartolo
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Intervento di bartolo »

Scusi, ottimo Carnby, ma io ho sempre pensato che sublimazione significasse proprio quello che spiega lo Zingarelli, cioè «il passaggio diretto di una sostanza dallo stato solido a quello gassoso senza passare attraverso lo stato liquido», e non il contrario, come mi pare che Lei dica.
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bubu7
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Intervento di bubu7 »

La brina che troviamo sulla superficie terrestre non può derivare dalla sublimazione del vapor acqueo. Perché accada la sublimazione dell’acqua dovremmo essere al di sotto del punto triplo nel diagramma di fase della sostanza: a una pressione di 4,58 mmHg, molto più bassa della normale pressione atmosferica di 760 mmHg.
La brina che troviamo sulle piante deriva solo dalla solidificazione di acqua liquida a sua volta formata dalla liquefazione del vapor acqueo. Di conseguenza la parte della definizione di brina del Devoto-Oli 2007 che recita: ‘precipitazione atmosferica notturna dovuta a sublimazione del vapore acqueo’ è sicuramente sbagliata. :)
La lingua è un guado attraverso il fiume del tempo. Essa ci conduce alla dimora dei nostri antenati.
V. M. Illič-Svitič
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u merlu rucà
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Intervento di u merlu rucà »

Popolarmente si intende per brina la rugiada congelata.
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Carnby
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Intervento di Carnby »

bartolo ha scritto:Scusi, ottimo Carnby, ma io ho sempre pensato che sublimazione significasse proprio quello che spiega lo Zingarelli, cioè «il passaggio diretto di una sostanza dallo stato solido a quello gassoso senza passare attraverso lo stato liquido», e non il contrario, come mi pare che Lei dica.
Tradizionalmente, con sublimazione s'indica sia il passaggio diretto di una sostanza dallo stato solido a quello gassoso sia quello dallo stato gassoso a quello solido. Di recente, alcuni tecnici hanno proposto di differenziare questo secondo passaggio chiamandolo deposizione o brinamento.
bubu7 ha scritto:La brina che troviamo sulla superficie terrestre non può derivare dalla sublimazione del vapor acqueo. Perché accada la sublimazione dell’acqua dovremmo essere al di sotto del punto triplo nel diagramma di fase della sostanza: a una pressione di 4,58 mmHg, molto più bassa della normale pressione atmosferica di 760 mmHg.
La brina che troviamo sulle piante deriva solo dalla solidificazione di acqua liquida a sua volta formata dalla liquefazione del vapor acqueo. Di conseguenza la parte della definizione di brina del Devoto-Oli 2007 che recita: ‘precipitazione atmosferica notturna dovuta a sublimazione del vapore acqueo’ è sicuramente sbagliata.
La questione è più complessa. Fino all'inzio del XX secolo su quasi tutti i libri di meteorologia (italiani o stranieri) c'era scritto che la brina era essenzialmente rugiada congelata. Questa definizione, sostenuta anche dal Chistoni, venne criticata dall'Hellmann (leggere qui) dicendo che, se è vero che in molti casi c'è il passaggio da rugiada a brina (e questo lo si dovrebbe notare trovando gocce di rugiada trasformate in pallini di ghiaccio), nel caso che il punto di rugiada sia inferiore a 0 °C si ha la trasformazione diretta del vapore acqueo in brina.
Nelle mie osservazioni, ho notato che di solito in pianura la brina compare dopo che si è formata la rugiada (o anche un velo di condensa sulle macchine, probabilmente quello che l'Hellmann chiama Beschlag), mentre in montagna o comunque con valori termici più bassi si ha la formazione di cristalli di ghiaccio di forma esagonale e questo non può certamente essere dovuto al congelamento della rugiada. Il fenomeno appare in qualche modo simile alla galaverna, se non che può formarsi anche con assenza di nebbia e cielo sereno.
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bubu7
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Intervento di bubu7 »

Una cosa è certa: nelle condizioni che si ritrovano sulla superficie terrestre la brina non si può formare per sublimazione dell'acqua che si trova nello stato di vapore.
Se poi diciamo che la brina può derivare da minuscole goccioline d'acqua presenti nell'aria, possiamo essere d'accordo, ma in nessun caso si potrà parlare di sublimazione perché si tratterà sempre di passaggio dell'acqua dallo stato liquido a quello solido.
Su questo non ci sono dubbi. Il diagramma di fase dell'acqua parla chiaro: nel caso dell'acqua si può parlare di sublimazione solo se la pressione a cui avviene la transizione di fase è inferiore a 4,48 mmHg, e a questa pressione non ci avviciniamo, neanche lontanamente, sulla superficie terrestre. :)
La lingua è un guado attraverso il fiume del tempo. Essa ci conduce alla dimora dei nostri antenati.
V. M. Illič-Svitič
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Carnby
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Intervento di Carnby »

Chi conosce il tedesco e ha l'accesso a Wiley InterScience può leggersi questo (il PDF completo è qui), su cui si basa la seguente pagina sulla Wikipedia tedesca:

http://de.wikipedia.org/wiki/Raureif
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Marco1971
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Intervento di Marco1971 »

Non nego l’interesse dell’argomento, ma mi sembra che non siamo in un foro dedicato a fatti meteorologici (se non per termini di cui si cerca un traducente) e ci stiamo allontanando dalle questioni linguistiche oggetto di questa piazza.
Ultima modifica di Marco1971 in data ven, 05 set 2008 21:48, modificato 1 volta in totale.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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Carnby
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Intervento di Carnby »

Mi scuso. Se vuole, può cancellare l'articolo.
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Marco1971
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Intervento di Marco1971 »

No, non lo cancello, è interessante; il mio commento era volto a evitare digressioni future (come qui sulla sublimazione, che pertiene all’àmbito della fisica).
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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