Quel «per cui» ai puristi inviso

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Marco1971
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Quel «per cui» ai puristi inviso

Intervento di Marco1971 »

Spesse volte i puristi fanno bene e talora riescono a frenare certi cattivi usi. Nel caso di per cui, invece, mi sembra che l’osteggiamento sia alquanto gratuito: si può considerare formulazione ellittica di ragion per cui, locuzione che nessuno si sognerebbe di condannare. Ma vediamo meglio a quando rimonta l’incriminato per cui. Il Battaglia – che dice però «ma non è uso corretto» – dà come primo esempio quello del Guarini (1538-1612):

Questa rimembranza / ... / è quasi un agitar fiaccola al vento, / per cui, quanto l’incendio / sempre s’avanza, tanto / a l’agitata fiamma ella si strugge.

Altri esempi presso M. Adriani, Vico, Cuoco e Gramsci. È citato anche Goidànich:

‘Per cui’ nel significato di ‘e perciò’ è assai popolare, ma non approvato dai grammatici: in scritture non familiari, dunque, non s’userà.

Quale conclusione trarne? Secondo me, come in tutto, è da evitare l’abuso, e certamente non può dirsi maniera raffinatissima (ma non perché di per sé non potrebbe esserlo, solo perché è sulle bocche di tutti); però nel parlato e nello scritto non troppo formale non mi pare locuzione da far rizzare sul capo le chiome... Se non si preferisce perciò, si può sempre far ricorso a ragion per cui, e in tal modo si sarà al riparo da ogni possibile biasimo. :D
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
PersOnLine
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Intervento di PersOnLine »

Quest'uso mi pare avallato pure dal DOP (che ammette pure la grafia unita), senza alcuna proscrizione
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