«Halloween»
Moderatore: Cruscanti
«Halloween»
Non mi pare che compaia nella lista dei traducenti, forse per le proprie origini; se è vero però che le celebrazioni avvengono precipuamente nelle comunità americane, canadesi, britanniche e neozelandesi, ha recentemente conquistato terreno anche in altre regioni del mondo, specie quale pretesto per bevute e festeggiamenti.
A ogni modo, io personalmente scarterei l’etimologico vigilia d’Ognissanti, piú che altro per praticità. Quali proposte avreste (se vi pare il caso di tradurre)?
A ogni modo, io personalmente scarterei l’etimologico vigilia d’Ognissanti, piú che altro per praticità. Quali proposte avreste (se vi pare il caso di tradurre)?
Le denominazioni di usanze e feste estranee alla nostra cultura dovrebbero mantenersi inalterate, o adattarsi foneticamente e graficamente. Halloween sta penetrando, è vero, nella cultura europea, ma rimane cosa forestiera e certamente non proporrei una traduzione. Scherzosamente, ne farei Allovino (Ah! lo vino!
o Ah! l’ovino!
).


Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
Non sono un gran sostenitore delle feste importate, ma dato che la cosa si è ormai diffusa, è d'uopo trovare un traducente, certo non «normativo», solo allo scopo di «consiglio». La festa in questione non era conosciuta in Italia fino a un paio di decenni fa, però alcune usanze come la zucca intagliata con la candela dentro esistevano eccome, sebbene in periodi dell'anno differenti. Nell'ipotesi di una contaminazione della ricorrenza anglo-celtica con usanze (più) italiane avevo pensato a un composto greco, Agiospera, che tuttavia sarebbe del tutto incomprensibile alla maggior parte degl'italofoni. Allora ho pensato a Vespro dei Santi. Che ne dite?
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- Ferdinand Bardamu
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Ora nella pagina iniziale del Corriere si legge questo strillo: «Il cadavere di una 16enne trovato sul lago di Bracciano | Il corpo scoperto da un passante. Forse la giovane era stata ad una festa di Ognissanti». L’articolo cui rimanda, però, presenta Halloween.
Ognissanti è ovviamente improprio, ché Halloween è la vigilia di Ognissanti. Scherzando, io la chiamo Ognimmorti (la cogeminazione è pure scherzosa)
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Ognissanti è ovviamente improprio, ché Halloween è la vigilia di Ognissanti. Scherzando, io la chiamo Ognimmorti (la cogeminazione è pure scherzosa)

Infatti avevo premesso che era un traducente possibile nel caso che questa ricorrenza si fondesse con tradizioni analoghe che già esistevano in Italia. Comunque la festa è irlandese, anche se da noi è giunta nella forma americanizzata.Andrea Russo ha scritto:Dubito che sentendo Vespro dei Santi uno lo ricolleghi alla festa tipica degli USA.
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E' anche vero però che spesso c'è una sovrapposizione d'uso nel nominare "il giorno di festa vero e proprio" e la sua vigilia.Ferdinand Bardamu ha scritto:Ognissanti è ovviamente improprio, ché Halloween è la vigilia di Ognissanti.
Si può specificare "La vigilia di Natale" e "Il giorno di Natale", ma un "A Natale" può indicare entrambe le cose (in particolare se ci si riferisce alla sera della vigilia).
Così come c'è lo specifico "L'ultimo dell'anno" che non può ovviamente riferirsi al 1 Gennaio, ma "Capodanno" può indicare sia il giorno che la serata prima.
"Cosa avete fatto a Capodanno?" per me è ambiguo, può indicare entrambe le cose.
- SinoItaliano
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Sui giornali in linea è abbastanza diffuso «notte delle streghe» visto che dai giovani viene festeggiato soprattutto con la vita notturna.Brazilian dude ha scritto:In portoghese a volte si dice Dia das Bruxas e in spagnolo Día de las Brujas, allora forse in italiano si potrebbe dire Giorno/Festa delle Streghe. Su Internet compare Festa delle Streghe con questo significato.
Per il resto concordo con valerio_vanni: per esempio in Cina sia Halloween sia Ognissanti si chiamano 万圣节 (lett. festa di tutti i santi).
Questo di sette è il piú gradito giorno, pien di speme e di gioia: diman tristezza e noia recheran l'ore, ed al travaglio usato ciascuno in suo pensier farà ritorno.
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Halloween è un esempio eclatante dell'insana passione italica per tutto ciò che dà una pittata di "internazionale".
In quasi tutte le regioni d'Italia è ampiamente documentata una ritualità analoga in corrispondenza delle feste dei morti, magari con lievi slittamenti di data da un giorno all'altro.
La tradizione, antichissima e che riprende rituali che si trovano in molte culture in relazione al periodo solstiziale invernale, è strettamente legata al ciclo del calendario solare, che vede in questo periodo il drastico ridursi delle ore di luce, e che quindi colloca in esso l'apertura del limen fra il mondo dei vivi e quello dei morti. La festa è stata poi ricollocata ai primi di novembre nell'interpretazione cristiana.
Caratteristica in essa è la rappresentazione del "ritorno dei morti" che replicano il rituale di pacificazione con i vivi: il morto inquieto torna per tormentare, il morto placato dall'offerta rituale può essere amico o neutrale, comunque resta confinato nella sua dimensione.
La struttura del rito è quella classica, in cui si delimita un periodo codificato entro il quale si vive il capovolgimento delle regole (vita/morte, in questo caso), e che, proprio perché regolamentato, dà la garanzia di chiudersi e del ritorno alla norma. In pratica un'apertura "di sfogo" verso una dimensione inquietante che "deve" rimanere "chiusa" nel resto dell'anno, senza più disturbare.
Molto spesso le anime dei morti sono impersonate da bambini, in quanto innocenti o comunque anch'essi "liminali", al confine del mondo degli adulti, non ancora definiti (si pensi poi all'antichità in cui l'elevata mortalità infantile poneva il bambino nel campo dei "potenziali" adulti, nel senso che non necessariamente lo sarebbe diventato).
La maschera rappresenta l'anima dei morti, è il morto stesso che si impadronisce del vivo, capovolgendo la norma.
E la richiesta del dono, che non può essere rifiutato, pena la vendetta del morto, è proprio l'ossatura del rito: morto inquieto rappacificato dal gesto di offerta dei vivi.
In molte valli del Nord Italia la questua del dì dei morti si è usata sino al primo dopoguerra, prima dell'esplosione economica. Quindi non parliamo nè di usanze arcaiche, nè tantomeno solo "celtiche".
Halloween è però diventato qualcosa di diverso. E' la festa laica condita in salsa american-commerciale, lo snaturamento completo di tutto ciò che è stata anche in area irlandese, cioè alle sue origini straniere.
Personalmente trovo molto fastidiosa questa confusione, e tendo ad indicare col marchio di fabbrica americano la festa delle zucchette di plastica e delle streghette di fodera; mentre per "festa di Ognissanti" o "del dì dei morti" intendo quella vera, viva sino a pochi decenni fa. Tradurre la prima facendo mero riferimento alla data calendariale secondo me non è corretto, perché pone un'equivalenza che attualmente non è tale con la vera festa di Ognissanti.
Credo che nemmeno i ragazzini che giocano alla festa dell'orrore abbiano più idea della portata sacrale dei loro gesti, e li compiano solo scimmiottando a vuoto una moda.
Quindi, lasciamo alle mode il loro nome, e non confondiamole con le vere tradizioni europee (non celtiche, non italiche, non irlandesi, ma europee)
In quasi tutte le regioni d'Italia è ampiamente documentata una ritualità analoga in corrispondenza delle feste dei morti, magari con lievi slittamenti di data da un giorno all'altro.
La tradizione, antichissima e che riprende rituali che si trovano in molte culture in relazione al periodo solstiziale invernale, è strettamente legata al ciclo del calendario solare, che vede in questo periodo il drastico ridursi delle ore di luce, e che quindi colloca in esso l'apertura del limen fra il mondo dei vivi e quello dei morti. La festa è stata poi ricollocata ai primi di novembre nell'interpretazione cristiana.
Caratteristica in essa è la rappresentazione del "ritorno dei morti" che replicano il rituale di pacificazione con i vivi: il morto inquieto torna per tormentare, il morto placato dall'offerta rituale può essere amico o neutrale, comunque resta confinato nella sua dimensione.
La struttura del rito è quella classica, in cui si delimita un periodo codificato entro il quale si vive il capovolgimento delle regole (vita/morte, in questo caso), e che, proprio perché regolamentato, dà la garanzia di chiudersi e del ritorno alla norma. In pratica un'apertura "di sfogo" verso una dimensione inquietante che "deve" rimanere "chiusa" nel resto dell'anno, senza più disturbare.
Molto spesso le anime dei morti sono impersonate da bambini, in quanto innocenti o comunque anch'essi "liminali", al confine del mondo degli adulti, non ancora definiti (si pensi poi all'antichità in cui l'elevata mortalità infantile poneva il bambino nel campo dei "potenziali" adulti, nel senso che non necessariamente lo sarebbe diventato).
La maschera rappresenta l'anima dei morti, è il morto stesso che si impadronisce del vivo, capovolgendo la norma.
E la richiesta del dono, che non può essere rifiutato, pena la vendetta del morto, è proprio l'ossatura del rito: morto inquieto rappacificato dal gesto di offerta dei vivi.
In molte valli del Nord Italia la questua del dì dei morti si è usata sino al primo dopoguerra, prima dell'esplosione economica. Quindi non parliamo nè di usanze arcaiche, nè tantomeno solo "celtiche".
Halloween è però diventato qualcosa di diverso. E' la festa laica condita in salsa american-commerciale, lo snaturamento completo di tutto ciò che è stata anche in area irlandese, cioè alle sue origini straniere.
Personalmente trovo molto fastidiosa questa confusione, e tendo ad indicare col marchio di fabbrica americano la festa delle zucchette di plastica e delle streghette di fodera; mentre per "festa di Ognissanti" o "del dì dei morti" intendo quella vera, viva sino a pochi decenni fa. Tradurre la prima facendo mero riferimento alla data calendariale secondo me non è corretto, perché pone un'equivalenza che attualmente non è tale con la vera festa di Ognissanti.
Credo che nemmeno i ragazzini che giocano alla festa dell'orrore abbiano più idea della portata sacrale dei loro gesti, e li compiano solo scimmiottando a vuoto una moda.
Quindi, lasciamo alle mode il loro nome, e non confondiamole con le vere tradizioni europee (non celtiche, non italiche, non irlandesi, ma europee)
Va bene, è chiaro che l'odierno Halloween è un rimescolamento in salsa americana di tradizioni irlandesi e più in generale europee. Però voglio far notare una cosa. Nella mia zona era assai popolare fino a qualche decennio fa intagliare una zucca a forma di faccia, metterci una candela dentro e porla fuori dall'uscio di casa, come gioco per bambini. Il fatto interessante è che l'usanza non era collegata a Ognissanti, ma veniva fatta durante il periodo di maturazione delle zucche, in particolare agosto o inizio settembre. È naturale che l'americano Halloween si sia facilmente imposto nella mia zona, in quanto riscoperta (risciacquata nell'Hudson) di tradizioni antiche e popolari autoctone. Quando chiedevo un possibile traducente di Halloween parlavo proprio di questa possibile (e forse auspicabile) fusione della festa americana con questa tradizione popolare tutta italiana.domna charola ha scritto:Halloween è un esempio eclatante dell'insana passione italica per tutto ciò che dà una pittata di "internazionale".
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Personalmente trovo molto fastidiosa questa confusione, e tendo ad indicare col marchio di fabbrica americano la festa delle zucchette di plastica e delle streghette di fodera.
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