Marco1971 ha scritto:Al verso 108 del canto III del
Paradiso Dante scrive:
Iddio si sa qual poi mia vita fusi.
Non è l'unico caso di degeminazione nella
Commedia. Si contano almeno altri tre esempi, tutti in rima e analoghi a
fusi:
parlòmi (
Purg., XIV, 76),
perdési (
Purg., XIX, 122),
fumi (
Par., XIII, 33), citati sbrigativamente dal Rohlfs, in conclusione di paragrafo, come campione di mancati rafforzamenti nella lingua letteraria (Fonetica, II, § 175).
Anche per essi invochiamo l’apocope della
e paragogica? o ammettiamo un’oscillazione dugentesca (neppure troppo infrequente, e conservatasi nel Trecento) del raddoppiamento fonosintattico per le forme verbali ossitone? o imputiamo la degeminazione alla rima, supponendo che i
fusi del Boccaccio siano dantismi?
P.S. Seguendo il consiglio di Infarinato, ho provato con
BibIt a cercarne altre occorrenze nella prosa antica, ma la confusione sorta coi rispettivi omografi (ché il programma, ahimè, non è sensibile agli accenti) mi ha fatto desistere...