La Crusca e l’Università

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Marco1971
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La Crusca e l’Università

Intervento di Marco1971 »

Era ora che si reagisse all’imperante incompetenza linguistica di molti docenti.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
Dario Brancato
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Re: La Crusca e l’Università

Intervento di Dario Brancato »

Concordo in pieno, caro Marco. Meanwhile, Beppe Severgnini consiglia a un aspirante giornalista, categoria non meno importante dei docenti nella veicolazione dell'italiano, di imparare a "capire, parlare, scrivere l'inglese". Ma è davvero cosí brutta o provinciale la nostra lingua?
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Marco1971
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Intervento di Marco1971 »

Forse, caro Dario, c’è dietro quest’invito l’idea (che è di molti e anche miissima) che la conoscenza approfondita dell’inglese consente di evitare l’adozione di anglo-ridicolaggini nella nostra lingua? Molti termini anglo-americani vengono adottati, infatti, perché di essi non si conosce l’esatto significato.

Ma alla base di tutto c’è per forza l’insegnamento: se molti giornalisti scrivono male è anche perché è stato lacunoso l’insegnamento che hanno ricevuto. Quindi: curare il male alla radice, con persone competenti.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
Dario Brancato
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Marco1971 ha scritto:Ma alla base di tutto c’è per forza l’insegnamento: se molti giornalisti scrivono male è anche perché è stato lacunoso l’insegnamento che hanno ricevuto. Quindi: curare il male alla radice, con persone competenti.
Forse c'è, ma l'allusione è davvero velata.
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