«Scatolo»
Moderatore: Cruscanti
«Scatolo»
Ho sempre sentito dire scàtolo invece di scatola solo in tono scherzoso; ora però lo leggo in rete in luoghi dove si suppone che lo scrivente voglia mantenere un tono piuttosto serio (ad esempio, certe inserzioni in eBay).
Treccani e De Mauro lo registrano come regionalismo meridionale, usato soprattutto in riferimento a scatoloni; ma ho riscontrato un uso molto piú largo.
Un termine regionale non è issofatto di registro basso e disprezzabile, secondo me, ma questo non mi convince proprio; forse però sono stato fuorviato dall'ironia delle prime persone che ho sentito pronunciarlo: che ne pensate?
Treccani e De Mauro lo registrano come regionalismo meridionale, usato soprattutto in riferimento a scatoloni; ma ho riscontrato un uso molto piú largo.
Un termine regionale non è issofatto di registro basso e disprezzabile, secondo me, ma questo non mi convince proprio; forse però sono stato fuorviato dall'ironia delle prime persone che ho sentito pronunciarlo: che ne pensate?
Re: «Scatolo»
Scommetto che molti di voi saranno inorriditi al solo leggere il titolo di questa discussione 
Eppure vorrei chiedervi ugualmente un chiarimento su questo termine...
Sono siciliano, e, come penso la maggior parte dei meridionali, sono sempre stato abituato a utilizzare normalmente "scatolo" nel lessico comune, convinto che fosse una parola corretta ed universalmente accettata.
Da quando abito a Milano mi sono reso conto che, almeno per quest'ultimo aspetto, non è così.
In Meridione, nel linguaggio comune, "scatolo" ha un significato diverso da "scatola": se quest'ultima parola sta ad indicare un "contenitore con coperchio a forma quasi sempre parallelepipoidale e di limitate dimensioni atta a contenere i più vari prodotti", "scatolo" indica qualcosa di più grosso e grezzo...
Ricordo che la prima volta che sentii qualcuno contestare la correttezza di questo termine andai a cercare sul dizionario che avevo in casa allora: c'era scritto qualcosa tipo "uso regionale", ma era pursepre presente, così mi convinsi che il suo uso potesse essere accettato.
Per curiosità ho fatto di recente una ricerca su vari dizionari e su internet, ma non ho più trovato conferma a quella mia convinzione...
Ora, vorrei sapere una volta per tutte la risposta a questa domanda: la parola "SCATOLO" è corretta?
E, se scorretta, avrei un'altra curiosità: "SCATOLONE" è accrescitivo...di cosa?

Eppure vorrei chiedervi ugualmente un chiarimento su questo termine...
Sono siciliano, e, come penso la maggior parte dei meridionali, sono sempre stato abituato a utilizzare normalmente "scatolo" nel lessico comune, convinto che fosse una parola corretta ed universalmente accettata.
Da quando abito a Milano mi sono reso conto che, almeno per quest'ultimo aspetto, non è così.

In Meridione, nel linguaggio comune, "scatolo" ha un significato diverso da "scatola": se quest'ultima parola sta ad indicare un "contenitore con coperchio a forma quasi sempre parallelepipoidale e di limitate dimensioni atta a contenere i più vari prodotti", "scatolo" indica qualcosa di più grosso e grezzo...
Ricordo che la prima volta che sentii qualcuno contestare la correttezza di questo termine andai a cercare sul dizionario che avevo in casa allora: c'era scritto qualcosa tipo "uso regionale", ma era pursepre presente, così mi convinsi che il suo uso potesse essere accettato.
Per curiosità ho fatto di recente una ricerca su vari dizionari e su internet, ma non ho più trovato conferma a quella mia convinzione...
Ora, vorrei sapere una volta per tutte la risposta a questa domanda: la parola "SCATOLO" è corretta?
E, se scorretta, avrei un'altra curiosità: "SCATOLONE" è accrescitivo...di cosa?
Benvenuto, Pablyto! 
La parola scatolo è regionale meridionale, come ci informano i nostri maggiori lessici. Il Battaglia riporta esempi di Capuana, Pirandello e Bernari. Non fa dunque parte dell’italiano normale (= stàndaro, o tipo).
Scatolone è l’accrescitivo di scatola, con passaggio dal femminile al maschile (si pensi anche a una donna > un donnone, una finestra > un finestrone, una casa > un casone, ecc.).

La parola scatolo è regionale meridionale, come ci informano i nostri maggiori lessici. Il Battaglia riporta esempi di Capuana, Pirandello e Bernari. Non fa dunque parte dell’italiano normale (= stàndaro, o tipo).
Scatolone è l’accrescitivo di scatola, con passaggio dal femminile al maschile (si pensi anche a una donna > un donnone, una finestra > un finestrone, una casa > un casone, ecc.).
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
Re: «Scatolo»
Non ho capito: lo scatolo a differenza della scatola può non essere parallelepipedale?Pablyto ha scritto:In Meridione, nel linguaggio comune, "scatolo" ha un significato diverso da "scatola": se quest'ultima parola sta ad indicare un "contenitore con coperchio a forma quasi sempre parallelepipoidale e di limitate dimensioni atta a contenere i più vari prodotti", "scatolo" indica qualcosa di più grosso e grezzo...
Grazie mille, era esattamente quello che volevo sapere.Marco1971 ha scritto:Benvenuto, Pablyto!
La parola scatolo è regionale meridionale, come ci informano i nostri maggiori lessici. Il Battaglia riporta esempi di Capuana, Pirandello e Bernari. Non fa dunque parte dell’italiano normale (= stàndaro, o tipo).
Scatolone è l’accrescitivo di scatola, con passaggio dal femminile al maschile (si pensi anche a una donna > un donnone, una finestra > un finestrone, una casa > un casone, ecc.).

Un ultima domanda: il fatto che sia "regionale meridonale", implica in qualche modo un certo grado di "scorrettezza"?
(per farla proprio breve breve breve: se al pronunciare la parola "scatolo" qualche milanese avesse da obiettare, posso rispondergli male?

Re: «Scatolo»
No, questo no: mi riferito solo alla grandezza e al livello di, come dire, "rifinitura", mentre la forma è tendenzialmente comune in entrambi i casi (parallelepipedale).Federico ha scritto: Non ho capito: lo scatolo a differenza della scatola può non essere parallelepipedale?
ps: il virgolettato è tratto integralmente dalla definizione che it.wiktionary.org da di "scatola"
Vuol dire che la parola è corretta solo nell’uso meridionale parlato (e scritto, ma sarebbe da evitare nello scritto formale). Scrivendo e parlando in italiano neutro, essa stona, come non appartenente alla lingua di tutti. A un milanese che dica È niente invece di Non è niente può rinfacciare la stessa cosa: uso regionale, non sovrarregionale. Cosí come il veneto toso/tosa è corretto nel contesto in cui viene adoperato, ma non in italiano normale.Pablyto ha scritto:Un’ultima domanda: il fatto che sia "regionale meridonale", implica in qualche modo un certo grado di "scorrettezza"?
(per farla proprio breve breve breve: se al pronunciare la parola "scatolo" qualche milanese avesse da obiettare, posso rispondergli male?)
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
Sí, tutto dipende sempre dal contesto: le voci registrate nei dizionari non sono tutte sullo stesso piano (ecco l’utilità delle marche d’uso, sebbene talvolta imprecise, o contraddittorie da un dizionario all’altro). Una parola come ‘equoreo’, ad esempio, sta bene solo in poesia: non posso dire a un amico, se non in tono scherzoso: «A immergermi vado nell’equoreo sen» per «Vado in acqua» (trovandomi al mare). Del pari, non posso dire, in una conferenza, chiedendo spiegazioni al conferenziere: «Ma che cacchio intende con ‘donna fatale’?».Pablyto ha scritto:Capito, dipende dal contesto.

È quindi importante, per una buona comunicazione, rispettare l’ambiente in cui ci si trova a dover interagire, scegliendo il linguaggio piú consono a quella situazione.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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