Sarà la prima volta che mangio il sushi.
Moderatore: Cruscanti
Sarà la prima volta che mangio il sushi.
Parlando direi sicuramente:
"Lunedì prossimo andrò al ristorante giapponese con degli amici. Sarà la prima volta che mangio il sushi."
Sbaglierei?
Grazie!
"Lunedì prossimo andrò al ristorante giapponese con degli amici. Sarà la prima volta che mangio il sushi."
Sbaglierei?
Grazie!
La frase è perfettamente corretta. 
In inglese useremmo un Present Perfect : It’ll be the first time (that) I have eaten sushi.

In inglese useremmo un Present Perfect : It’ll be the first time (that) I have eaten sushi.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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Mi permetto una piccola correzione: non con degli amici, ma con alcuni amici.
"Con degli" è un francesismo che in buona lingua italiana è da evitare.
"Con degli" è un francesismo che in buona lingua italiana è da evitare.
«Nostra lingua, un giorno tanto in pregio, è ridotta ormai un bastardume» (Carlo Gozzi)
«Musa, tu che sei grande e potente, dall'alto della tua magniloquenza non ci indurre in marronate ma liberaci dalle parole errate»
«Musa, tu che sei grande e potente, dall'alto della tua magniloquenza non ci indurre in marronate ma liberaci dalle parole errate»
Di nulla.
Ovviamente sarebbe possibile anche il futuro (…che mangerò…). Ecco un esempio col presente:
Ma la contessa Ghigi sembrava poco disposta ad accettare il marito dell’amica per non turbare il carattere di quella visita: i contadini avrebbero avuta troppa soggezione, e la piccola festa sarebbe diventata un’ordinaria gozzoviglia di signore in campagna.
– Io sono cacciatore, trattatemi a pane di granturco: non sarà la prima volta che ne mangio – insisteva il principe.
– Niente, poi nella calesse non ci si cape in più di due signore.
– Ebbene, un’altra idea: vi raggiungeremo lungo la strada, magari solo al podere, io e il signor Fornari. (Oriani, Oro Incenso Mirra)

Ma la contessa Ghigi sembrava poco disposta ad accettare il marito dell’amica per non turbare il carattere di quella visita: i contadini avrebbero avuta troppa soggezione, e la piccola festa sarebbe diventata un’ordinaria gozzoviglia di signore in campagna.
– Io sono cacciatore, trattatemi a pane di granturco: non sarà la prima volta che ne mangio – insisteva il principe.
– Niente, poi nella calesse non ci si cape in più di due signore.
– Ebbene, un’altra idea: vi raggiungeremo lungo la strada, magari solo al podere, io e il signor Fornari. (Oriani, Oro Incenso Mirra)
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
Sono d’accordo con lei. È bene però non abusare del partitivo, spesso inutile e goffo.CarloB ha scritto:Non è un po' troppo restrittivo bandire con degli amici? Mi pare si usi ormai generalissimamente; e non sarà il solo francesismo che abbiamo assimilato.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
Chiedo venia ma l'articolo partitivo è un costrutto proprio della lingua italiana, perfettamente accettabile ed anzi obbligatorio in alcuni casi se si voglia parlare propriamente. È attestato in italiano fin dal Medioevo nella letteratura di maggior prestigio (cfr. Serianni). Il fatto che esista anche in francese non lo rende un francesismo.Fausto Raso ha scritto:Mi permetto una piccola correzione: non con degli amici, ma con alcuni amici.
"Con degli" è un francesismo che in buona lingua italiana è da evitare.
Nulla di personale ma capita spesso di leggere questa leggenda metropolitana.
Verissimo, e il Gabrielli, nel suo Si dice o non si dice? (Milano, Mondadori, 1976, p. 147), cita illustri esempi, dal Trecento in poi. Tuttavia, credo bene mettere in rilievo che – come scrivevo sopra – spesso se ne può fare a meno, snellendo l’espressione. Dice appunto il Gabrielli (op. cit.):
Diremo semmai che mentre il francese fa un uso costante di questo costrutto, la lingua italiana preferisce farne un uso moderato, e, sempre che sia possibile senza scapito della chiarezza, ne fa benissimo a meno.
Ci son anche dei casi dove questo partitivo è addirittura illogico, diciamo sbagliato: «Una signora con delle gambe bellissime», «Aveva degli occhi assassini»... Come se quella signora avesse piú braccia [ma non era gambe?
] e piú occhi, dei quali alcuni particolarmente belli o assassini.
Benvenuto!
Diremo semmai che mentre il francese fa un uso costante di questo costrutto, la lingua italiana preferisce farne un uso moderato, e, sempre che sia possibile senza scapito della chiarezza, ne fa benissimo a meno.
Ci son anche dei casi dove questo partitivo è addirittura illogico, diciamo sbagliato: «Una signora con delle gambe bellissime», «Aveva degli occhi assassini»... Come se quella signora avesse piú braccia [ma non era gambe?

Benvenuto!

Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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Lo fece apposta, per sfatare il mito del francesismo, e forse, anche, per evitare l’incontro poco eufonico di due /k/: /-ke'ka-/. 

Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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Nell’articolo, il Gabrielli sottolinea:
Alcuno lo [= il partitivo] accusano di francesismo; io direi di no. [...] Nonostante l’opinione contraria di alcuni puristi, l’articolo partitivo non può considerarsi un francesismo: è d’uso antico nella nostra lingua, e se ne trovano numerosissimi esempi in tutti i nostri migliori classici, dal Trecento in poi, perfino nei cinquecentisti piú severi, nei cruscanti, fino al Manzoni, che ne ha qualche decina. [Seguono gli esempi, numerosi, che non ho la pazienza di ricopiare.] [...] Si può parlare, dunque, di francesismo? Diremmo semmai...
Quel partitivo, dunque, appare come una sorta di occhiolino.
Alcuno lo [= il partitivo] accusano di francesismo; io direi di no. [...] Nonostante l’opinione contraria di alcuni puristi, l’articolo partitivo non può considerarsi un francesismo: è d’uso antico nella nostra lingua, e se ne trovano numerosissimi esempi in tutti i nostri migliori classici, dal Trecento in poi, perfino nei cinquecentisti piú severi, nei cruscanti, fino al Manzoni, che ne ha qualche decina. [Seguono gli esempi, numerosi, che non ho la pazienza di ricopiare.] [...] Si può parlare, dunque, di francesismo? Diremmo semmai...
Quel partitivo, dunque, appare come una sorta di occhiolino.

Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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