Si presti attenzione sull’uso corretto di questi verbi perché molto spesso vengono considerati l’uno sinonimo dell’altro. Cosí non è. Il primo, transitivo, significa “aggiungere liquido” fino a colmare il recipiente: l’otre non è pieno bisogna rabboccarlo. Il secondo, invece, intransitivo, sta per “esser colmo”, “traboccare”. Nei tempi composti si coniuga con l’ausiliare “avere” se si prende in considerazione il contenitore: il bicchiere ha riboccato; l’ausiliare “essere” se interessa il contenuto: il latte è riboccato. La medesima “regola” per il sinonimo traboccare.
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«Rabboccare» e «riboccare»
Moderatore: Cruscanti
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«Rabboccare» e «riboccare»
«Nostra lingua, un giorno tanto in pregio, è ridotta ormai un bastardume» (Carlo Gozzi)
«Musa, tu che sei grande e potente, dall'alto della tua magniloquenza non ci indurre in marronate ma liberaci dalle parole errate»
«Musa, tu che sei grande e potente, dall'alto della tua magniloquenza non ci indurre in marronate ma liberaci dalle parole errate»
Grazie, caro Fausto, dell’utile precisazione. Per quel che concerne riboccare, bisogna aggiungere due cose: nel senso di ‘traboccare’ è generalmente considerato antico o obsoleto dai dizionari; e nell’accezione di ‘essere gremito’ difficilmente s’impiegherebbe nei tempi composti (e infatti i dizionari danno esempi nei tempi semplici, e nel Battaglia c’è un solo esempio, coll’ausiliare ‘essere’: Lo fiume de lo Po era rebucao tanto in li campi de lo vescovao che tuta la contrâ e le vile guastava. [Gregorio Magno volgar.]).
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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