«Affatto» e «punto»
Moderatore: Cruscanti
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«Affatto» e «punto»
Luciano Satta ( quanto gli fischieranno le orecchie!) cita e approva il purista Valeriani, ''uno dei più arcigni e fegatosi'', secondo il quale ''affatto'' usato per rafforzare le negative sarebbe da evitare. Dire ''non ha ragione affatto'' significherebbe ''non ha ragione del tutto, ma in parte sì''. Meglio sostituirlo quindi con ''punto''.
Non mi pare molto sensato. Affatto come rafforzativo di negazione è doviziosamente attestato in tutta la tradizione letteraria, e fu adoperato, in particolare, dall’Ariosto, dall’Alfieri, dal Manzoni, dal Leopardi... Bastano, credo, questi grandi nomi a legittimarne l’uso.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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''E attenzione un'altra volta, nella scelta fra punto e mica. Punto rafforza la negazione, mica la esprime soltanto. Una ragazza che sappia il fatto suo nella scelta del marito e nelle cose di lingua preferirà sposare uno che non è mica ricco, invece di uno che non è punto ricco. Ci può correre una differenza di parecchi milioni.'' Satta.
Re: «Affatto» e «punto»
No, proprio no.Andrea D'Emilio ha scritto: Meglio sostituirlo quindi con ''punto''.
Punto è un regionalismo toscano e non appartiene all'italiano standard.
Può essere usato solo in particolari registri o per ottenere determinati effetti stilistici.
La lingua è un guado attraverso il fiume del tempo. Essa ci conduce alla dimora dei nostri antenati.
V. M. Illič-Svitič
V. M. Illič-Svitič
Precisiamo che punto è toscano e letterario (cfr Treccani): infatti lo troviamo anche in scrittori non toscani.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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