Da non si elide mai [...] tranne che nella formule cristallizzare: d'ora in poi, d'ora in avanti, d'altronde, d'altra parte.
Molti dizionari riportano, a titolo d'esempio, solo due o tre delle locuzioni sopra riportate e aggiungono un generico e simili, precisando poi che da non si elide mai per evitare confusioni con di; solo il DOP riporta un elenco "esaustivo" aggiungendo però anche d'allora e d'altra parte.
Ora. queste ultime due diffusissime locuzioni sono corrette o bisogna scriverle: 'da allora' e 'dall'altra parte'?
Esistono poi altre locuzioni consentite con da eliso?
Nell’italiano modello d’oggi non si può scrivere d’allora. L’elisione di ‘da’ va evitata: è normale solo in d’altra parte, d’altronde, d’altro canto/lato, d’ora in poi/in avanti. D’allora s’interpreta usualmente come di allora.
D’altra parte e dall’altra parte hanno significati ben distinti: il primo serve a introdurre un’aggiunta, il secondo indica la parte opposta a quella menzionata in precedenza.
È buona norma attenersi alle consuetudini scrittorie nella prosa formale; certe elisioni sanno ormai di poetico-letterario (e anche lí occorre un fine orecchio per adoperarle con artistica efficacia).
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
PersOnLine ha scritto:Quello che non mi è chiaro, è perché Serianni abbia omesso dalla sua lista, che presenta come esaustiva, d'altra parte, che è un locuzione diffusa.
Infatti non l'ha omessa: è l'ultima di quelle indicate. È presente anche nella citazione che ha riportato...
Sicuramente sarebbe stato meglio formulare la frase in maniera meno categorica: ...tranne che in alcune formule cristallizzate, come.... Ma la perfezione non è di questo mondo.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
L'ho chiesto perché m'era sorto il dubbio che quel d' non stesse in realtà per un di, dato che fino a poco tempo fa pensavo che il 'd' di d'accordo fosse un da.
Marco1971 ha scritto:L’elisione di ‘da’ va evitata: è normale solo in d’altra parte, d’altronde, d’altro canto/lato, d’ora in poi/in avanti.
Mi permetto di aggiungere alla lista pure d'ora innanzi (e anche che le stesse locuzioni con d'ora s'incontrano per la rete pure con d'oggi, d'adesso, e d'allora) e, concordemente dal DOP e dal Treccani, pure d’intorno, d’attorno, d’addosso e d'ogni intorno.
E anche pizza d'asporto.
E per indicare la provenienza di uomini, come Francesco D'Assisi
Questo di sette è il piú gradito giorno, pien di speme e di gioia: diman tristezza e noia recheran l'ore, ed al travaglio usato ciascuno in suo pensier farà ritorno.
Pizza d’asporto non è corretto. È pizza da asporto.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
Chiedo scusa... purtroppo è molto comune trovarlo scritto così.
Questo di sette è il piú gradito giorno, pien di speme e di gioia: diman tristezza e noia recheran l'ore, ed al travaglio usato ciascuno in suo pensier farà ritorno.
Non sono sicuro che possa rappresentare di: in antico tutti i nomi recavano da. Esempi: Iacopone da Todi, Antonello da Messina, Leonardo da Vinci, Benedetto da Maiano, ecc. Penso quindi che in San Francesco d’Assisi abbiamo un da eliso, com’era comune nella lingua antica.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
Quindi anche in Cecco d'Ascoli e Cielo d'Alcamo quel d' sta per "da". E tuttavia abbiamo esempi con "di" per personaggi di quel periodo, come Antonio di Padova: in questo caso, probabilmente perché era da Lisbona come nascita.
Oggi com'oggi non si sente dire dieci parole, cinque delle quali non sieno o d'oltremonte o nuove, dando un calcio alle proprie e native. (Fanfani-Arlìa, 1877)