La mania dell’«-ation»

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Marco1971
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La mania dell’«-ation»

Intervento di Marco1971 »

Gran parte di queste parole inglesi sono d’origine latina e molte si potrebbero rendere con la corrispondente terminazione (termination, pardon) -azione. Ma non pochi italiani preferiscono questo voluttuoso «-èscion», meglio ancora se combinato con una parola in «-ing» (;)). Il GRADIT ne registra una sessantina. Riproduco la lista (le parole asteriscate indicano che la voce non è trattata lí, ma c’è un rimando al corrispondente italiano).

asset allocation, beat generation, bioremediation, building automation, chief administration officer*, colorization*, computer animation, conversation piece, corporation, cross examination, de-escalation, deregulation, destination manager, docking station, epigonation, escalation, exaptation*, flirtation, gnation, hesitation*, (h)imation*, hyphenation, information design, information designer, information retrieval, information sharing, information technology, interior decoration, investor relation, ion implantation, job creation, job evaluation, killer application, location, lost generation, net generation, nomination, novelization, office automation, participation agreement, peer education, peer evaluation, pixil(l)ation, play station, probation, riregulation [sic], situation-comedy, slumpflation, standing ovation, station-break, station pointer*, station wagon, user education, web generation, workstation.

Ecco i rimandi delle parole asteriscate (nell’ordine): amministratore delegato, colorizzazione, esoadattamento, valzer lento, imatio, staziografo.

E non finisce qui... Ci sarebbe da vedere quante parole ci sono in «-ition», «-otion» e «-ution». Che emotion l’evolution della fiction! :D
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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Federico
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Re: La mania dell’«-ation»

Intervento di Federico »

Marco1971 ha scritto:Il GRADIT ne registra una sessantina.
Coi tempi che corrono poteva andare molto peggio, direi.
Del resto le nostre parole in -azione non temono rivali quanto a flessibilità, anche deleteria per la pronunciabilità e comprensibilità (non ricordo chi segnalava denuclearizzazione e deberlusconizzazione come
concorrenti di precipitevolissimevolmente).
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Marco1971
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Intervento di Marco1971 »

Molto meno numerose sono le parole registrate in -ition, -otion e -ution:

competition, pattern recognition, pole position, problem rendition, rendition;

body lotion, motion capture, promotion, sales promotion, self-promotion;

devolution, global distribution system, stock solution.


Ma per me son già troppe! :evil:
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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Marco1971
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Intervento di Marco1971 »

Completo, solo perché tutti si rendano conto della quantità spropositata degli anglicismi registrati – come anche della loro superfluità –, con le parole in -ction:

action fantasy, action-movie, action painting, action plan, addiction*, autofiction, career preselection, class action*, connection, customer satisfaction, cyber addiction*, detection, docu-fiction, election day, fiction, forward error correction, garbage collection, internet addiction disorder, net-addiction, non-fiction, overproduction*, piolet-traction, science fiction, web fiction.

I rimandi, nell’ordine (parole asteriscate), sono verso: dipendenza, causa collettiva, internet-dipendenza, sovrapproduzione.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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