Eppure per diversi dizionari ovale è sostantivo di genere femminile, non maschile. Trovo indicazioni molto contrastanti, e non si può nemmeno dire che sia femminile nell'accezione tecnica (matematica) e maschile nelle altre, perché anche su questi i dizionari discordano.Alberto Moravia ha scritto:Avevo il viso di un'ovale perfetto, stretto alle tempie e un po' largo in basso [...]
Genere di «ovale»
Moderatore: Cruscanti
Genere di «ovale»
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Esatto!PersOnLine ha scritto:In tutti i dizionari in linea che è possibile consultare - nonché nei due che ho a casa -, ovale è dato come sostantivo femminile solo nell'accezione matematica, in quella di 'contorno del volto' invece viene dato come maschile.

Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
Sí, scusate, ho copiato la versione sbagliata della citazione di Moravia.
Non mi sembra che si possa dire che i dizionari sono tutti concordi: il Garzanti non cita l'accezione matematica, il DISC in linea nemmeno; ma il Gabrielli in linea la mette al maschile.
A questo punto credo si possa dire che è un errore del Gabrielli (chissà a quale edizione risale). Vedo ora che pure lo Zingarelli (1995) fa lo stesso.
Non mi sembra che si possa dire che i dizionari sono tutti concordi: il Garzanti non cita l'accezione matematica, il DISC in linea nemmeno; ma il Gabrielli in linea la mette al maschile.
A questo punto credo si possa dire che è un errore del Gabrielli (chissà a quale edizione risale). Vedo ora che pure lo Zingarelli (1995) fa lo stesso.
Ha ragione, alcuni dizionari danno come maschile l’accezione matematica. Il DISC cartaceo però (edizione 1997) la tratta separatamente come ovale² sostantivo femminile. Per quanto mi riguarda, mi fido del Battaglia, del Treccani e del GRADIT, che sono concordi sull’esclusività del femminile in geometria (genere giustificato dall’ellissi di ‘linea’ o ‘curva’). Ma non è drammatico se l’uso attuale la vuole maschilizzare (trovo però quasi indecente che almeno non ci sia menzione, per questo senso, del femminile in certi dizionari; ma d’altra parte diffido molto dei lessicografi d’oggi).
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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