Imperativo di "dire"

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Daniele
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Imperativo di "dire"

Intervento di Daniele »

Io ho sempre scritto, alla seconda singolare, di'. Un amico mi fa notare che Devoto-Oli riporta anche (con raddoppiamento sintattico – che, almeno qui, non mi è molto chiaro… :oops: ) Anche Zingarelli riporta anche . Quale può essere un esempio di raddoppiamento con ? E comunque, potrei scrivere "Dì a Mario di venire"?
Grazie!
Fausto Raso
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Intervento di Fausto Raso »

L’imperativo 2. persona può essere sia “dì” (con l’accento) sia “di’ "con l’apostrofo. Il Sabatini Coletti - come può vedere - registra solo “dì” (con l’accento). A mio avviso è preferibile l’apostrofo (di’) per con confondere il verbo con il sostantivo “dì” (giorno).
dire [dì-re] v. (irr.: ind.pres. dico, dici, dice, diciamo, dite, dìcono, imperf. dicévo ecc., pass.rem. dissi, dicésti ecc., fut. dirò ecc.; congiunt.pres. dica, diciamo, diciate, dìcano, imperf. dicéssi ecc.; cond.pres. dirèi ecc.; part.pres. dicènte, pass. détto; ger. dicèndo; imp. dì, dite; accento grafico su dì)
«Nostra lingua, un giorno tanto in pregio, è ridotta ormai un bastardume» (Carlo Gozzi)
«Musa, tu che sei grande e potente, dall'alto della tua magniloquenza non ci indurre in marronate ma liberaci dalle parole errate»
Brazilian dude
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Intervento di Brazilian dude »

Non sono nessun esperto, ma anch'io preferisco di' perché qui per me l'apostrofo segnala la caduta della sillaba ci di un più regolare imperativo dici.
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Re: Imperativo di "dire"

Intervento di Infarinato »

Daniele ha scritto:Io ho sempre scritto, alla seconda singolare, di'. Un amico mi fa notare che Devoto-Oli riporta anche (con raddoppiamento sintattico – che, almeno qui, non mi è molto chiaro… :oops: ) Anche Zingarelli riporta anche . Quale può essere un esempio di raddoppiamento con ? E comunque, potrei scrivere "Dì a Mario di venire"?
Daniele, legga qui e qui.
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Intervento di PersOnLine »

Brazilian dude ha scritto:... regolare imperativo dici.
Ma l'imperativo regolare non sarebbe, in tutti i modi, dicci, così come dimmi?
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Marco1971
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Intervento di Marco1971 »

Dicci è di’ a noi, e dimmi, di’ a me. Brazilian dude si riferiva al fatto che per i verbi regolari della terza coniugazione (e della seconda), l’imperativo di seconda persona è uguale alla forma dell’indicativo presente (tu vieni > vieni!, tu parti > parti!, quindi regolarmente avremmo tu dici, *dici!).
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
Fausto Raso
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Intervento di Fausto Raso »

Marco1971 ha scritto:Dicci è di’ a noi, e dimmi, di’ a me. Brazilian dude si riferiva al fatto che per i verbi regolari della terza coniugazione (e della seconda), l’imperativo di seconda persona è uguale alla forma dell’indicativo presente (tu vieni > vieni!, tu parti > parti!, quindi regolarmente avremmo tu dici, *dici!).
Quindi di' è la forma "apocopata" di dici, con l'apostrofo e non con l'accento per distinguerlo da (giorno).
«Nostra lingua, un giorno tanto in pregio, è ridotta ormai un bastardume» (Carlo Gozzi)
«Musa, tu che sei grande e potente, dall'alto della tua magniloquenza non ci indurre in marronate ma liberaci dalle parole errate»
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Marco1971
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Intervento di Marco1971 »

Sí, preferisco anch’io la forma apostrofata, ma la forma accentata è ammessa persino dal (sempre meno) severo DOP. :D
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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Marco1971
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Intervento di Marco1971 »

Nella grammatica di Serianni (XI.339) si trova solo di’ come imperativo (cosí come nel Battaglia), ma nel paragrafo seguente vediamo che i composti di dire – tranne ridire – hanno solo l’imperativo regolare: benedici, contraddici, disdici, maledici, predici.

Strano che il Sabatini-Coletti dia solo ... :roll:
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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Intervento di Infarinato »

Marco1971 ha scritto:Sí, preferisco anch’io la forma apostrofata, ma la forma accentata è ammessa persino dal (sempre meno) severo DOP. :D
E ci mancherebbe altro! :D Ricordiamoci sempre che (come spiegato sia dal Camilli sia dal Serianni, citati nei miei interventi summenzionati [li ha visti, caro Fausto??], e dimostrato dal Castellani) la forma accentata è la forma originaria, continuatrice diretta del latino dic (*). Da questa dipende il potere [originariamente] cogeminante di /'di*/ (ora, «piú comunemente» [= almeno in Toscana], di’ /'di/), cristallizzatosi graficamente nelle forme con enclitica.

____________
(*) Quest’ultima affermazione è da prendersi «con le molle» e richiede una precisazione, che mi permetto di rimandare a un altro momento.
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Intervento di Infarinato »

Marco1971 ha scritto:Strano che il Sabatini-Coletti dia solo ... :roll:
Sí, strano, ma la stranezza è soprattutto [tipo]grafica, essendo di’ sicuramente la grafia [di gran lunga] piú comune oggigiorno.

Dal punto di vista fonetico, la cosa stupisce di meno, essendo in fondo il DISC un «dizionario dell’uso» anch’esso, e /'di*/ è la dizione oggi preponderante [nelle regioni del Centro —il Norde non fa testo, non presentando il rafforzamento sintattico].
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