Nel libro "Il linguaggio d'Italia", nella sezione 248 "Il dirigismo linguistico", parlando delle istituzioni linguistiche italiane, Giacomo Devoto scrive "Le origini e la storia oligarchica bloccano la possibilità di creare metafore prese dalla lingua usuale, ciò che è la forza invece dell'inglese".
Qualcuno sa se Devoto ha illustrato più ampiamente questo punto in qualche altra opera o se altri se ne sono occupati?
Metafore nelle lingue italiana e inglese
Moderatore: Cruscanti
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- Iscritto in data: lun, 11 apr 2005 4:37
Spero che qualcuno le saprà rispondere. Per quanto mi riguarda, reputo infondata tale affermazione, che contraddice – che sorpresa! – ciò che dice Luca Serianni nel collegamento recentemente dato qui da Fausto Raso. Non c’è molta coerenza nel mondo italiano, che si tratti di linguistica o di altro.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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Non mi persuade, con tutto il rispetto per il grande Devoto, il paragone con l'Inghilterra.
Se un paese ha avuto una oligarchia ristretta al comando, sino a Ottocento parecchio avanzato, è stato l'Inghilterra. Le oligarchie cittadine italiane non erano meno porose e larghe dell'eletta inglese. L'inglese del re o della regina insegnato nelle università era oligarchico per definizione: ad esse accedevano pochi privilegiati o fortunati.
Perciò non capisco bene che cosa volesse dire Devoto e sarei anch'io gratissimo a chi segnalasse altri suoi interventi chiarificatori su questo argomento. Fermo restando che un grande linguista non è e non dev'essere necessariamente un grande sociologo o un grande storico: sono mestieri diversi.
Se un paese ha avuto una oligarchia ristretta al comando, sino a Ottocento parecchio avanzato, è stato l'Inghilterra. Le oligarchie cittadine italiane non erano meno porose e larghe dell'eletta inglese. L'inglese del re o della regina insegnato nelle università era oligarchico per definizione: ad esse accedevano pochi privilegiati o fortunati.
Perciò non capisco bene che cosa volesse dire Devoto e sarei anch'io gratissimo a chi segnalasse altri suoi interventi chiarificatori su questo argomento. Fermo restando che un grande linguista non è e non dev'essere necessariamente un grande sociologo o un grande storico: sono mestieri diversi.
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