Lingua italiana (?)
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Lingua italiana (?)
Un articolo di Silverio Novelli sulla lingua italiana (??)
«Nostra lingua, un giorno tanto in pregio, è ridotta ormai un bastardume» (Carlo Gozzi)
«Musa, tu che sei grande e potente, dall'alto della tua magniloquenza non ci indurre in marronate ma liberaci dalle parole errate»
«Musa, tu che sei grande e potente, dall'alto della tua magniloquenza non ci indurre in marronate ma liberaci dalle parole errate»
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A me sembra scritto bene. È interessante e i forestierismi non ancora acclimatati sono in corsivo. Usa una lingua moderna, non paludata e che magari cerchi di usare termini come trotterello.
La sintassi è veloce. Magari acrobatica? Non guasta. Si confà all'argomento. E alla fine propone anche il termine italiano tracciatore, che chi vuole può adoperare insieme a tracciato per sostituire parkour.
Piaccia o non piaccia, sì questo è un esempio di lingua italiana d'oggi. Né vedo motivo di stracciarsi le vesti.
La sintassi è veloce. Magari acrobatica? Non guasta. Si confà all'argomento. E alla fine propone anche il termine italiano tracciatore, che chi vuole può adoperare insieme a tracciato per sostituire parkour.
Piaccia o non piaccia, sì questo è un esempio di lingua italiana d'oggi. Né vedo motivo di stracciarsi le vesti.
«Scritto bene»: se questo vuol dire seguire la tendenza (o, per bene scrivere, dovrei dire, in corsivo, il trend?), allora la locuzione ha poco senso, secondo me. Il bello scrivere non è mai stato, ch’io sappia, in nessuna epoca, adeguamento alle mode, bensí l’esatto opposto.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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«Italiano corretto» e «bello scrivere», ci tengo a sottolinearlo, sono due cose ben distinte. La prima si riferisce al rispetto delle regole grammaticali e ortografiche; la seconda, allo stile. In quest’ultimo ci può senz’altro essere una buona dose di soggettività nel giudizio. Sennonché, chi ha buon gusto rifugge da parole come target, corsivo o non corsivo (ché la parola è invece piuttosto acclimata [1964]).
La modernità e l’originalità, che alcuni credono risiedere nell’impiego di forestierismi e di frasi contorte, dipendono invece da grande dimestichezza con tutto quello che ha preceduto, per non ricalcare e per scrivere con assoluta sicurezza.
Mi piace riportare questo brano tratto dalla Frusta letteraria di Baretti, che farà rizzare i capelli in testa al caro Roberto, ma che cito perché, nonostante lo stile dell’epoca, dice, mi pare, cose molto sensate e attuali:
Ma chi scrive in italiano deve assolutamente scrivere netto e purgato toscano, e non lasciarsi fuggir della penna un gnanca per né anche, un barille per barile, e regallo per regalo, ché questi sono spropositi d’uomo che non sa in che consista il bello scrivere; né vale il dire la rima mi ha sforzato a dir così, perché chi non ha una intiera padronanza sulle rime non ne deve fare. I latini e i greci hanno scritte correttamente le loro lingue; i francesi hanno fatto e fanno tuttodì lo stesso, e disprezzano e vilipendono chi scrive sconciatamente; e noi italiani, se non vogliamo essere considerati barbari ignoranti da’ forestieri e da’ posteri, abbiamo pure a far lo stesso, e non abbiamo a scrivere nella nostra come le zambracche e i facchini di varie delle nostre provincie parlano, quando vogliono toscaneggiare. (Baretti, La frusta letteraria, n. 5 La Barcaccia)
Altro non aggiungo.
La modernità e l’originalità, che alcuni credono risiedere nell’impiego di forestierismi e di frasi contorte, dipendono invece da grande dimestichezza con tutto quello che ha preceduto, per non ricalcare e per scrivere con assoluta sicurezza.
Mi piace riportare questo brano tratto dalla Frusta letteraria di Baretti, che farà rizzare i capelli in testa al caro Roberto, ma che cito perché, nonostante lo stile dell’epoca, dice, mi pare, cose molto sensate e attuali:
Ma chi scrive in italiano deve assolutamente scrivere netto e purgato toscano, e non lasciarsi fuggir della penna un gnanca per né anche, un barille per barile, e regallo per regalo, ché questi sono spropositi d’uomo che non sa in che consista il bello scrivere; né vale il dire la rima mi ha sforzato a dir così, perché chi non ha una intiera padronanza sulle rime non ne deve fare. I latini e i greci hanno scritte correttamente le loro lingue; i francesi hanno fatto e fanno tuttodì lo stesso, e disprezzano e vilipendono chi scrive sconciatamente; e noi italiani, se non vogliamo essere considerati barbari ignoranti da’ forestieri e da’ posteri, abbiamo pure a far lo stesso, e non abbiamo a scrivere nella nostra come le zambracche e i facchini di varie delle nostre provincie parlano, quando vogliono toscaneggiare. (Baretti, La frusta letteraria, n. 5 La Barcaccia)
Altro non aggiungo.

Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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Sarò interessato quanto lei a quel che diranno gli altri. 
Intanto, non mi pare che si possa tacciare ciò che ho scritto di geremiade. Se avessi detto una cosa banale, allora l’accetterei; ma non credo di aver detto cose banali. Banale sarebbe appunto lo stile dell’articolo, che è antiestetico, scontato in molte cose, per come la vedo io.
Abbiamo un grande problema, e le università italiane lo sanno... Il livello di scrittura dell’italiano è insufficiente per la maggior parte degli studenti, ed è questa la ragione per cui sono stati istituiti corsi di scrittura. Avevo, tempo fa, rimandato all’articolo, si trova sul sito della Crusca.
E ora dirò – e qui mi espongo agli strali di tutti gli specialisti del settore – che i linguisti odierni, in linea di massima, scrivono in un italiano di dubbio gusto, anche quando non adoperano forestierismi.

Intanto, non mi pare che si possa tacciare ciò che ho scritto di geremiade. Se avessi detto una cosa banale, allora l’accetterei; ma non credo di aver detto cose banali. Banale sarebbe appunto lo stile dell’articolo, che è antiestetico, scontato in molte cose, per come la vedo io.
Abbiamo un grande problema, e le università italiane lo sanno... Il livello di scrittura dell’italiano è insufficiente per la maggior parte degli studenti, ed è questa la ragione per cui sono stati istituiti corsi di scrittura. Avevo, tempo fa, rimandato all’articolo, si trova sul sito della Crusca.
E ora dirò – e qui mi espongo agli strali di tutti gli specialisti del settore – che i linguisti odierni, in linea di massima, scrivono in un italiano di dubbio gusto, anche quando non adoperano forestierismi.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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In realtà, «altro non aggiungo» era riferito appunto alla citazione, non al fatto che non avessi altro da dire in generale.
Avrei, invero, quest’altro da aggiungere.
Nell’articolo, la parola teenager non è scritta in corsivo (né loft) e non rispetta né la grafia normale inglese (univerbata) né la grafia normale «italiana», che concede il trattino (teen-ager, ma non la scrizione staccata). (Bless!)
Chiamiamo la Carrà?
Avrei, invero, quest’altro da aggiungere.
Nell’articolo, la parola teenager non è scritta in corsivo (né loft) e non rispetta né la grafia normale inglese (univerbata) né la grafia normale «italiana», che concede il trattino (teen-ager, ma non la scrizione staccata). (Bless!)
Chiamiamo la Carrà?

Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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Dettagli minori, che non invalidano il giudizio complessivo (perlomeno il mio) sull'articolo. Né teenager (nel Devoto-Oli la grafia è proprio questa) né loft sono parole nuovissime, quindi non occorre scriverle in corsivo. Lei cerca di spaccare il capello in quattro. Lasci perdere, non ne vale la pena.
Appunto. Nell’articolo c'è scritto teen ager staccato. Dettaglio minore, che si somma a altri dettagli. Ma naturalmente è scritto bene, perché chi l’ha redatto non ha il riflesso di consultare un dizionario per verificare l’esatta grafia e il preciso significato delle parole. Dico chi l’ha composto, non lei.Freelancer ha scritto:... Né teenager (nel Devoto-Oli la grafia è proprio questa)

Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
Quest’affermazione mi preoccupa: se non padroneggia un buono stile neanche chi tiene i corsi di cui parlava sopra, e presumibilmente si confronta spesso coi classici, da chi dobbiamo imparare, noi studenti?Marco1971 ha scritto:[...] i linguisti odierni, in linea di massima, scrivono in un italiano di dubbio gusto, anche quando non adoperano forestierismi.
Dove posso trovare argomentazioni a sostegno di questa sua tesi, per favore?
Gentile Artorius, la mia opinione si fonda sulle produzioni scritte di molti linguisti, ma rimane sempre la mia opinione (condivisa, però, da alcuni membri di questa piazza). Potrei farle infiniti esempi, ma mi limito a pochi. Avendo la scelta tra la parola topicalizzazione e tematizzazione (la prima formata sul sostantivo inglese topic, la seconda sul sostantivo italiano tema), può star sicuro che la tematizzazione non la troverà in quegli scritti (ed è pur registrata in quell’esatto significato).Artorius ha scritto:Quest’affermazione mi preoccupa: se non padroneggia un buono stile neanche chi tiene i corsi di cui parlava sopra, e presumibilmente si confronta spesso coi classici, da chi dobbiamo imparare, noi studenti?
Dove posso trovare argomentazioni a sostegno di questa sua tesi, per favore?
Stesso discorso per online e in linea, link e collegamento, ecc.
Ma tutto questo riguarda solo quel che generalmente viene visto come lo strato superficiale della lingua e dello stile, cioè il lessico. Lo strato profondo sarebbe la sintassi. E allora, veniamo alla sintassi. Ho letto non so quante volte inerente il/lo/la/i/gli/le nella penna di linguisti (troppe volte, e nello stesso documento, per poter pensare a un refuso), invece di inerente al/allo/alla/ai/agli/alle.
Lo stile è anche eleganza e maniera costruita di comunicare. Mi citi un solo testo prodotto da un linguista d’oggi (escludendo l’ineccepibile Luca Serianni e alcuni altri) che abbia queste due caratteristiche: eleganza e trasparenza.
Chi prendere a modello, allora, lei giustamente si chiede? Ci sono stati e ci sono linguisti che scrivono in maniera esemplare. Ne citerò tre (in ordine cronologico): Bruno Migliorini, Arrigo Castellani, Luca Serianni. Questa restrizione non esclude tutti gli altri, sia chiaro. E certamente i maestri di stile non sono, generalmente, i linguisti, ma quei grandi scrittori che ci hanno fornito opere la cui sostanza trascende il bello scrivere – ma che hanno una scrittura inappuntabile.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
Grazie d’aver precisato la sua affermazione, signor Marco. 
Se può esserle di sollievo, sappia che il mio professore di Lingua e linguistica italiana, all’università di Bologna, usa tematizzazione — e, d’altronde, mi giunge inaspettata la sua lamentanza, giacché credevo che tema (con annessi derivati) facesse coppia stabile con rema.

Se può esserle di sollievo, sappia che il mio professore di Lingua e linguistica italiana, all’università di Bologna, usa tematizzazione — e, d’altronde, mi giunge inaspettata la sua lamentanza, giacché credevo che tema (con annessi derivati) facesse coppia stabile con rema.
Chi c’è in linea
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