Il verbo "prospicere"
Moderatore: Cruscanti
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- Iscritto in data: sab, 06 set 2008 15:30
Il verbo "prospicere"
Il verbo prospicere è mai entrato a far parte dell'italiano, almeno anticamente? Se sì, si coniuga regolarmente o irregolarmente, dato che non lo si trova nei dizionari?
In rete ne ho trovato qualche esempio d'uso, ma solo in ambito legale mi pare.
In rete ne ho trovato qualche esempio d'uso, ma solo in ambito legale mi pare.
Lo trovo nel Battaglia:
Prospícere, tr. (è attestato il part. pass. irreg. prospícito.) Latin. Ant. Scorgere, vedere.
2. Percorrere con lo sguardo, scrutare.
3. Intr. Speculare, ragionare.
Prospícere, tr. (è attestato il part. pass. irreg. prospícito.) Latin. Ant. Scorgere, vedere.
2. Percorrere con lo sguardo, scrutare.
3. Intr. Speculare, ragionare.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
Aggiungo ora – ieri era tardi – le attestazioni.
Accezione 1:
Molti ferocissimi apri ed onagri e linci dintorno alle foltissime selve veggio, e poi prospicio li nuovi bubi e milvi e vespertili e noctoraci, che per l’aere volano. (Domenico da Prato, c. 1370 – dopo il 1432)
Io me ne vo costí e costà, quinci e quindi, ‘sursum et deorsum et ubique’, agirando la vista..., né lo posso prospicere né in cielo né in terra... Adepol ch’io temo del rapace augello ganimedifero, che non l’abbia portato in cielo. (Gonzaga, 1536 – 1599)
Accezione 2:
Da quale parte il lume bisogna summere la linea sie atesa da l’altitudine de lo pariete quale se vede obstare ad epso loco a lo quale il lume facia di bisogno imittere; e sí da epsa linea, quando ella sia prospicita in altitudine, poterà lo ampio spazio del cielo puro essere veduto, in epso loco serà il lume senza impedizione. (Cesariano, 1483 – 1543)
Accezione 3:
Con le fabricazione de li edifici gradatamente progressi a le altre arte e discipline, da la fera et agreste vita a la mansueta umanitate perduxeno. Ma alora instruendosi animosamente e prospiciendo con le maiore cogitazione nate da la varietà de le arte, non case ma ancora dome fundate de laterizie pariete, o vero de pietra constructe e de materia e de tegula coperte a perficere incommenzorno. (Cesariano)
Come si vede, il verbo si estingue a fine Cinquecento.
Accezione 1:
Molti ferocissimi apri ed onagri e linci dintorno alle foltissime selve veggio, e poi prospicio li nuovi bubi e milvi e vespertili e noctoraci, che per l’aere volano. (Domenico da Prato, c. 1370 – dopo il 1432)
Io me ne vo costí e costà, quinci e quindi, ‘sursum et deorsum et ubique’, agirando la vista..., né lo posso prospicere né in cielo né in terra... Adepol ch’io temo del rapace augello ganimedifero, che non l’abbia portato in cielo. (Gonzaga, 1536 – 1599)
Accezione 2:
Da quale parte il lume bisogna summere la linea sie atesa da l’altitudine de lo pariete quale se vede obstare ad epso loco a lo quale il lume facia di bisogno imittere; e sí da epsa linea, quando ella sia prospicita in altitudine, poterà lo ampio spazio del cielo puro essere veduto, in epso loco serà il lume senza impedizione. (Cesariano, 1483 – 1543)
Accezione 3:
Con le fabricazione de li edifici gradatamente progressi a le altre arte e discipline, da la fera et agreste vita a la mansueta umanitate perduxeno. Ma alora instruendosi animosamente e prospiciendo con le maiore cogitazione nate da la varietà de le arte, non case ma ancora dome fundate de laterizie pariete, o vero de pietra constructe e de materia e de tegula coperte a perficere incommenzorno. (Cesariano)
Come si vede, il verbo si estingue a fine Cinquecento.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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- Interventi: 1303
- Iscritto in data: sab, 06 set 2008 15:30
Sembrerebbe che venga usato nel linguaggio giuridico, in effetti, in particolare in combinazione con inspicere (verbo, questo, che invece non trovo registrato).
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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- Moderatore «Dialetti»
- Interventi: 726
- Iscritto in data: sab, 14 mag 2005 23:03
In latino c'è.
Sí, la ringrazio, so che c’è in latino. Intendevo dire che il verbo inspicere non è nel Battaglia, né nel GRADIT, i due piú vasti repertòri lessicali italiani.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
In àmbito giuridico, la possibilità di inspicere e la possibilità di prospicere sono due requisiti necessari ai fini della sussistenza di una veduta. L’articolo 900 c.c., sotto la rubrica Specie di finestre, sancisce: «Le finestre o altre aperture sul fondo del vicino sono di due specie: luci, quando danno passaggio alla luce e all’aria, ma non permettono di affacciarsi sul fondo del vicino; vedute o prospetti, quando permettono di affacciarsi e di guardare di fronte, obliquamente o lateralmente».
Le vedute sono tutte le aperture su un fondo che presentano due requisiti funzionali: la possibilità di inspicere, cioè di guardare sul fondo altrui dal vano dell’apertura comodamente e senza pericolo e la possibilità di prospicere in alienum, cioè di sporgere il capo oltre l’apertura ed osservare in tutte le direzioni.
Cosí Codice Civile spiegato Articolo per Articolo, IX Ed., Edizioni Giuridiche Simone, 2005, 584.
Dunque: «Affinché sussista una veduta, a norma dell’art. 900 c.c., è necessario, oltre al requisito della inspectio anche quello della prospectio nel fondo del vicino, dovendo detta apertura non solo consentire di vedere e guardare frontalmente, ma anche di affacciarsi, vale a dire di guardare non solo di fronte, ma anche obliquamente e lateralmente, così assoggettando il fondo alieno ad una visione mobile e globale».
Cass. civ., Sezioni Unite, 28 novembre 1996, n. 10615.
O ancóra: «[…] affacciarsi e guardare senza il sussidio di scale, appoggi o altro (prospicere et inspicere in alienum) sia di fronte, sia lateralmente od obliquamente, per mezzo di finestre o balconi […]».
A. TRABUCCHI, Istituzioni di Diritto Civile, Padova 2004, 531.
In diritto processuale penale, inoltre, il verbo inspicere rileva ai fini della distinzione tra ispezioni e perquisizioni: La distinzione tra ispezioni e perquisizioni risiede nella tradizionale differenza finalistica tra l’attività dell’inspicere, diretta ad accertare sulla persona, nei luoghi e sulle cose «le tracce o gli altri effetti materiali del reato» e quella del perseguire, volta a ricercare «il corpo del reato o cose pertinenti al reato» nelle persone o in luoghi determinati, ovvero ad eseguire, in questi ultimi, «l’arresto dell’imputato o dell’evaso».
Cosí Codice di Procedura Penale spiegato Articolo per Articolo, XII Ed., Edizioni Giuridiche Simone, 2007, 350.
Le vedute sono tutte le aperture su un fondo che presentano due requisiti funzionali: la possibilità di inspicere, cioè di guardare sul fondo altrui dal vano dell’apertura comodamente e senza pericolo e la possibilità di prospicere in alienum, cioè di sporgere il capo oltre l’apertura ed osservare in tutte le direzioni.
Cosí Codice Civile spiegato Articolo per Articolo, IX Ed., Edizioni Giuridiche Simone, 2005, 584.
Dunque: «Affinché sussista una veduta, a norma dell’art. 900 c.c., è necessario, oltre al requisito della inspectio anche quello della prospectio nel fondo del vicino, dovendo detta apertura non solo consentire di vedere e guardare frontalmente, ma anche di affacciarsi, vale a dire di guardare non solo di fronte, ma anche obliquamente e lateralmente, così assoggettando il fondo alieno ad una visione mobile e globale».
Cass. civ., Sezioni Unite, 28 novembre 1996, n. 10615.
O ancóra: «[…] affacciarsi e guardare senza il sussidio di scale, appoggi o altro (prospicere et inspicere in alienum) sia di fronte, sia lateralmente od obliquamente, per mezzo di finestre o balconi […]».
A. TRABUCCHI, Istituzioni di Diritto Civile, Padova 2004, 531.
In diritto processuale penale, inoltre, il verbo inspicere rileva ai fini della distinzione tra ispezioni e perquisizioni: La distinzione tra ispezioni e perquisizioni risiede nella tradizionale differenza finalistica tra l’attività dell’inspicere, diretta ad accertare sulla persona, nei luoghi e sulle cose «le tracce o gli altri effetti materiali del reato» e quella del perseguire, volta a ricercare «il corpo del reato o cose pertinenti al reato» nelle persone o in luoghi determinati, ovvero ad eseguire, in questi ultimi, «l’arresto dell’imputato o dell’evaso».
Cosí Codice di Procedura Penale spiegato Articolo per Articolo, XII Ed., Edizioni Giuridiche Simone, 2007, 350.
Ultima modifica di Gianluca in data ven, 05 mar 2010 7:54, modificato 1 volta in totale.
Grazie per queste preziose indicazioni, caro Gianluca. 
Si sa che la lingua giuridica latineggia a spron battuto.
Immagino che questi verbi siano impiegati perlopiú nella forma dell’infinito.

Si sa che la lingua giuridica latineggia a spron battuto.

Immagino che questi verbi siano impiegati perlopiú nella forma dell’infinito.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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