«Machismo»

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methao_donor
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«Machismo»

Intervento di methao_donor »

Termine bruttino, che però (sarà complice l'ora e la stanchezza) mi pare meno facile da sostituire direttamente del "macho" da cui deriva.

Suggerimenti?
Il sonno della ragione genera mostri.
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Marco1971
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Intervento di Marco1971 »

Mi sembra che, poiché il severissimo dizionario dell’Académie française accoglie questo termine, possiamo tranquillamente accettarlo anche in italiano. Ha l’unico svantaggio di presentare una grafia per noi poco felice, e si sarebbe potuto scrivere macio e macismo.

Altre soluzioni non vedo: machismo non è lo stesso che maschilismo, diverso a sua volta da fallocrazia. Per una volta tanto che un termine straniero è conforme alla fonotassi italiana, contentiamoci, e chiudiamo un occhio sull’incongruenza ortografica. :)
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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Freelancer
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Intervento di Freelancer »

E perché non si potrebbe fare maschismo?
Avatara utente
Marco1971
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Intervento di Marco1971 »

Freelancer ha scritto:E perché non si potrebbe fare maschismo?
Perché esiste già come variante di maschilismo.

Ma naturalmente, se avessimo parlanti sensati, si potrebbe anche fare. Ma non abbiamo parlanti sensati.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
Teo
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Intervento di Teo »

Vorrei notare che il termine machismo ha anche un altro significato, registrato solo dallo Zingarelli (almeno fino all'edizione 2004; è assente anche sul Devoto-Oli, nonostante la mia proposta di includerlo, e sul Treccani in cinque volumi): si tratta in realtà quasi di un altro vocabolo, derivante dal nome del fisico e filosofo austriaco Ernst Mach (1838-1916). La cosa è nota soprattutto agli addetti ai lavori in campo filosofico, che trovavano il termine in ispecial modo nella letteratura secondaria degli anni '70, allorché veniva usato sulla scia della polemica di Lenin contro il grande epistemologo (contenuta in Materialismo ed empiriocriticismo) piuttosto che per caratterizzarne il pensiero in modo neutrale.
Teo Orlando
methao_donor
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Intervento di methao_donor »

Teo ha scritto:Vorrei notare che il termine machismo ha anche un altro significato, registrato solo dallo Zingarelli (almeno fino all'edizione 2004; è assente anche sul Devoto-Oli, nonostante la mia proposta di includerlo, e sul Treccani in cinque volumi): si tratta in realtà quasi di un altro vocabolo, derivante dal nome del fisico e filosofo austriaco Ernst Mach (1838-1916).
Non "quasi", è un altro vocabolo: non per nulla il primo si pronuncia come macismo, mentre il secondo è machismo.
Il sonno della ragione genera mostri.
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Polveracchio
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Intervento di Polveracchio »

Potrei innanzitutto chiedere in che modo sostituireste macho? Per quanto riguarda machismo, che ne pensate di «maschiezza»? Sarà anche un sinonimo di «mascolinità» (l’essere maschio, virilità), ma visto lo stato di disuso in cui versa sarebbe anche un’occasione per ridarle nuova vita.
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Marco1971
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Intervento di Marco1971 »

Non penso proprio che sia sostituibile (né «disordina» la lingua come fanno la maggior parte degli anglicismi): machismo è un atteggiamento; maschiezza uno stato. E maschismo non funziona (si veda sopra). E macho non è maschio. Insomma, questo è un forestierismo necessario e accettabile. :)
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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Polveracchio
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Intervento di Polveracchio »

Secondo me un po’ la disordina: macho è illeggibile in italiano (come si legge «cho»? non mi pare abbia senso). Se si scrivesse «macio», com’ha detto prima, si pronuncerebbe, come d’abitudine, /'matʃo/ e non ci sarebbe alcun problema.

Una domanda. Se è vero che macho in spagnolo non vuol dir altro che «maschio», e il termine s’è diffuso altrove, per indicare una virilità enfatizzata e ostentata, principalmente grazie al mito della sensualità del maschio latino, non potremmo ricorrere a un equivalente nostrano che ripercorra le tracce di quello originale? Mi spiego: essendo presente anche nell’ambito della sola Italia la contrapposizione tra gli stereotipi del settentrionale asettico e del meridionale passionale, riproposta anche da numerose pellicole degli ultimi decenni (si pensi a Travolti da un insolito destino nell'azzurro mare d'agosto), non potremmo, nella necessità d’adottare un nuovo vocabolo, attingere dal siciliano e non dallo spagnolo? Mi riferisco a mascolo e alla variante piú fedele al dialetto masculo; ambedue sono, per quanto rari, già riconosciuti dai dizionarî, e non faticherebbero a trovare accoglimento nell’uso dei parlanti.

Mi scuso se insisto col ripudiare macho, ma personalmente non mi sento di poter riconoscere come italiana una parola che a me pare illeggibile.
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Marco1971
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Intervento di Marco1971 »

Non possiamo, purtroppo, far repulisti di tutta la storia. Siamo di fronte a un internazionalismo che basta scrivere macio/macismo. La proposta di mascolo è senz’altro validissima, ma, come sempre, bisognava pensarci prima che il forestierismo si radicasse fortemente nell’uso.

Per quanto riguarda le incongruenze grafiche, come si leggerebbero, secondo le norme nostrali, parole come jazz e jeans? :D Ma nessuno vuole gezze e ginsi. :(
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
methao_donor
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Intervento di methao_donor »

Polveracchio ha scritto:…essendo presente anche nell’ambito della sola Italia la contrapposizione tra gli stereotipi del settentrionale asettico e del meridionale passionale, riproposta anche da numerose pellicole degli ultimi decenni (si pensi a Travolti da un insolito destino nell'azzurro mare d'agosto), non potremmo, nella necessità d’adottare un nuovo vocabolo, attingere dal siciliano e non dallo spagnolo? Mi riferisco a mascolo e alla variante piú fedele al dialetto masculo; ambedue sono, per quanto rari, già riconosciuti dai dizionarî, e non faticherebbero a trovare accoglimento nell’uso dei parlanti.

Mi scuso se insisto col ripudiare macho, ma personalmente non mi sento di poter riconoscere come italiana una parola che a me pare illeggibile.
Direi che mascolo e masculo possono andar bene, e di quando in quando credo di aver sentito usare quest'ultimo, di tanto in tanto, anche se forse in maniera piú scherzosa (ma, del resto, m riesce difficire immaginare lo stesso macho in un contesto formale).

Per il resto, concordo con le considerazioni di Marco.
Il sonno della ragione genera mostri.
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Polveracchio
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Intervento di Polveracchio »

Colgo anch’io le difficoltà evidenziate da Marco1971, ma non per quelle m’adatterò a scrivere macho né tantomeno a dover sapere che si legge /'matʃo/: accetto ufficialmente d’esser considerato appartenente a una frangia estremista del gruppo!

Per jeans uso con gran piacere genova o (calzoni) genovesi. A jazz sto pensando da parecchi anni ma non sono ancora giunto ad alcun’idea piú presentabile di gezze, che comunque uso, cosí come Meddòna, Starbà, Renó, Sitroè e Vosvàghe, all’occorrenza (ovvero quando scrivo a chi non è già abituato alle mie epurazioni, o quando il trattamento è veramente forte) corredando il termine con una nota: ― Clinto Isvu (orig. ingl.: «Clint Eastwood»). Capisco ogni possibile moto di repulsione, ma se in un testo scritto in italiano s’assumono come assiomatiche le norme di pronuncia dell’italiano, com’io le assumo, non vedo alternative. Se vogliamo, non riconosco a «Clint Eastwood» una maggiore accettabilità rispetto a «Михаил Сергеевич Горбачёв».

Meglio risparmiarvi ulteriori mie stramberie: apro un filone sul rafting.
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