
«Denti ‹di› o ‹da› latte»?
Moderatore: Cruscanti
«Denti ‹di› o ‹da› latte»?
Di recente mi è capitato di sentire denti da latte e, poiché mi suonava stano (io ho sempre detto denti di latte), ho controllato sui miei dizionari e su quelli in linea: solo il Sabatini-Coletti in linea registra la costruzione con ‘da’. È accettabile? 

Ultima modifica di Luca86 in data dom, 26 set 2010 14:43, modificato 1 volta in totale.
Il GRADIT dà entrambe le locuzioni, ma è meglio denti di latte (cosí nel Battaglia, nel Devoto-Oli, ecc.), anche perché con ‘da’ fa pensare a un dente destinato a produrre latte... Il Sabatini-Coletti è uno dei migliori dizionari e mi stupisco che dia solo la preposizione ‘da’ in questo caso. Ci sono errori (anche involontari, ma non solo), però, in tutti i vocabolari.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
La locuzione di latte, anticamente del latte, fa riferimento all’infanzia, il periodo in cui ci si nutre di latte. Abbiamo anche l’espressione letteraria lingua di latte ‘linguaggio infantile’, e il comunissimo fratello di latte. Denti di latte rientra in questa serie e, benché si possa dire anche, oggi, denti da latte, alla luce della storia è quest’ultima a stonare. 

Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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Per me è come la "questione" biglietto di visita e biglietto da visita.
La forma corretta è "di". Provate a dire in giro biglietto di visita e vi tacciano di ignoranza linguistica...
La forma corretta è "di". Provate a dire in giro biglietto di visita e vi tacciano di ignoranza linguistica...
«Nostra lingua, un giorno tanto in pregio, è ridotta ormai un bastardume» (Carlo Gozzi)
«Musa, tu che sei grande e potente, dall'alto della tua magniloquenza non ci indurre in marronate ma liberaci dalle parole errate»
«Musa, tu che sei grande e potente, dall'alto della tua magniloquenza non ci indurre in marronate ma liberaci dalle parole errate»
Sinceramente, il biglietto da visita non mi disturba, perché indica la funzione (‘biglietto che serve per le visite’), come sala da ballo (‘sala che serve per ballare’), carta da regalo (‘carta che serve per impacchettare i regali’), ecc. Chissà perché i puristi dell’Ottocento si sono tanto accaniti sul biglietto da visita (che è oggi da considerare l’unica forma veramente ‘normale’).
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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