«Biricchino»
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«Biricchino»
“Una parola al giorno” del sito del vocabolario Zingarelli riporta: birichino o (raro) biricchino.
Nessun vocabolario consultato attesta la “variante” biricchino. Il Battaglia, in particolare, è categorico: errato biricchino. Mi piacerebbe sapere quale criterio hanno adottato i lessicografi del vocabolario in questione per attestare la voce errata.
Nessun vocabolario consultato attesta la “variante” biricchino. Il Battaglia, in particolare, è categorico: errato biricchino. Mi piacerebbe sapere quale criterio hanno adottato i lessicografi del vocabolario in questione per attestare la voce errata.
Ultima modifica di Fausto Raso in data sab, 06 nov 2010 0:28, modificato 1 volta in totale.
«Nostra lingua, un giorno tanto in pregio, è ridotta ormai un bastardume» (Carlo Gozzi)
«Musa, tu che sei grande e potente, dall'alto della tua magniloquenza non ci indurre in marronate ma liberaci dalle parole errate»
«Musa, tu che sei grande e potente, dall'alto della tua magniloquenza non ci indurre in marronate ma liberaci dalle parole errate»
Il criterio della lessicografia d’oggi è semplice e acritico: quante occorrenze ci sono di X e quante di Y? In questo caso, per fortuna, prevale ancora la forma corretta birichino (Google ci è teste!). Ciò nonostante, lo Zingarelli, se fosse sotto una direzione migliore, invece di ‘raro’, avrebbe scritto ‘errato’ (come un tempo faceva).
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
Aggiungo che l’ultimo Garzanti, di cui ho criticato varie cose, ha in nota, alla voce birichino:
La forma *biricchino, con due c, è scorretta.
Mi piace quest’aspetto del Garzanti.
La forma *biricchino, con due c, è scorretta.
Mi piace quest’aspetto del Garzanti.

Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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Stupisco nel constatare che il DOP attesti la voce (anche se specifica antiquata o regionale).
«Nostra lingua, un giorno tanto in pregio, è ridotta ormai un bastardume» (Carlo Gozzi)
«Musa, tu che sei grande e potente, dall'alto della tua magniloquenza non ci indurre in marronate ma liberaci dalle parole errate»
«Musa, tu che sei grande e potente, dall'alto della tua magniloquenza non ci indurre in marronate ma liberaci dalle parole errate»
Il DOP cartaceo che ho, edizione 1981, dice: «err. biricchino». Non so cosa sia questa storia dell’antiquato, visto che la voce è attestata solo dal 1801 in Foscolo, secondo il GRADIT.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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Probabilmente il DOP in rete è stato 'ritoccato' da qualche "lessicografo d'assalto" di cui, francamente, faremmo volentieri a meno per il bene della lingua di Dante.Marco1971 ha scritto:Il DOP cartaceo che ho, edizione 1981, dice: «err. biricchino». Non so cosa sia questa storia dell’antiquato, visto che la voce è attestata solo dal 1801 in Foscolo, secondo il GRADIT.
Credo anche che sia stato 'ritoccato' il GDU del De Mauro che attesta, addirittura, birichino variante di biricchino

«Nostra lingua, un giorno tanto in pregio, è ridotta ormai un bastardume» (Carlo Gozzi)
«Musa, tu che sei grande e potente, dall'alto della tua magniloquenza non ci indurre in marronate ma liberaci dalle parole errate»
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Forse sí. Veda qui e qui.PersOnLine ha scritto:Biricchino non può essere considerato un settentrionalismo? Al Nord l'ho sempre e solo sentito con due 'c', e tutti i dizionari riportano come etimo una voce d'origine emiliana.
Non si giustificherebbe, comunque, la messa a lemma nei vocabolari.
«Nostra lingua, un giorno tanto in pregio, è ridotta ormai un bastardume» (Carlo Gozzi)
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Io, invece, non riesco a capirne l'ostracismo: si tratta di una parola comunque recente (prima attestazione letteraria nell'800), di origine dialettale e avente un'origine comune con ''briccone'' - dal francese ''bric'' - di cui nessuno contesta la doppia 'c'.Fausto Raso ha scritto:Non si giustificherebbe, comunque, la messa a lemma nei vocabolari.
Essendo la pronuncia con la doppia 'c' tipica della zona d'origine, seppure non attestata letterariamente, dovrebbe essere, a mio avviso, pacificamente tollerata.
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Non vorrei sbagliare, ma credo che i dialetti settentrionali, quello veneto in particolare, non tendano, nella pronuncia, al raddoppiamento delle consonanti.PersOnLine ha scritto:Essendo la pronuncia con la doppia 'c' tipica della zona d'origine, seppure non attestata letterariamente, dovrebbe essere, a mio avviso, pacificamente tollerata.
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PersOnLine ha scritto:Io, invece, non riesco a capirne l'ostracismo: si tratta di una parola comunque recente (prima attestazione letteraria nell'800), di origine dialettale e avente un'origine comune con ''briccone'' - dal francese ''bric'' - di cui nessuno contesta la doppia 'c'.
Essendo la pronuncia con la doppia 'c' tipica della zona d'origine, seppure non attestata letterariamente, dovrebbe essere, a mio avviso, pacificamente tollerata.
La forma incriminata, ossia biricchino, potrebbe dunque essere un ipercorrettismo settentrionale fondato sull’analogia con bicchierino, accipicchia, arlecchino, lenticchie, e simili.Luca Serianni (I.66) ha scritto:[...]; nei dialetti del Nord le consonanti hanno tutte grado tenue e mentre all’interno di parola il parlante settentrionale apprende dall’italiano scritto a pronunciare ['mamma] e ['tutto] in luogo dei nativi ['mama] e ['tuto], all’interno di frase, senza il soccorso della grafia, egli tende a mantenere la pronuncia spontanea con la consonante tenue (e lo stesso avviene nell’articolare le consonanti palatali, cfr. I.88).
Il DELI cita un’attestazione, forse del 1792, del milanese Porta: la brigada di berichin, e il veneziano berechin.
Due secoli e piú di tradizione scritta nella forma originaria birichino bastano a giustificare l’ostracismo a una forma tuttora avvertita dai parlanti cólti come erronea.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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Da Wikipedia
Se si dà per certa l’origine emiliana di “birichino” si ha la conferma di una sola “c”.L'etimologia della parola è incerta; secondo alcune fonti deriverebbe da buricco (saltimbanco), ma altri la fanno derivare dall'emiliano biricone ("briccone"). Per estensione, il termine è entrato nel lessico italiano come sinonimo "monello", ovvero un bambino o ragazzo vivace e impertinente.
«Nostra lingua, un giorno tanto in pregio, è ridotta ormai un bastardume» (Carlo Gozzi)
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Purtroppo la voce errata (biricchino) finirà con il prevalere su quella corretta (birichino).
Si veda qui.
Si veda qui.

«Nostra lingua, un giorno tanto in pregio, è ridotta ormai un bastardume» (Carlo Gozzi)
«Musa, tu che sei grande e potente, dall'alto della tua magniloquenza non ci indurre in marronate ma liberaci dalle parole errate»
«Musa, tu che sei grande e potente, dall'alto della tua magniloquenza non ci indurre in marronate ma liberaci dalle parole errate»
Per il momento siamo a 2560 per la forma errata contro 11.200 per quella corretta in Google Libri, e, rispettivamente, 17.200 contro 89.700 in Google tutto, che suggerisce: «forse cercavi birichino». Abbiamo, io credo, buone speranze perché birichino continui a prevalere, visto che i vocabolari lo mettono tuttora a lemma principale (anche il GRADIT, caro Fausto) e che alcuni insistono sull’erroneità dell’altra forma. 

Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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