Due punti e infatti
Moderatore: Cruscanti
Due punti e infatti
Gentilissimi frequentatori del forum,
vorrei sottoporvi una questione che riguarda l'uso di "infatti" dopo i due punti. Benché sia frequentemente attestato tale uso, ritengo che sia per lo meno pleonastico. Che senso ha usare dopo i due punti la congiunzione "infatti", visto che essa ha valore esplicativo come i due punti?
Cordiali saluti,
L.
vorrei sottoporvi una questione che riguarda l'uso di "infatti" dopo i due punti. Benché sia frequentemente attestato tale uso, ritengo che sia per lo meno pleonastico. Che senso ha usare dopo i due punti la congiunzione "infatti", visto che essa ha valore esplicativo come i due punti?
Cordiali saluti,
L.
Infatti non può essere seguito dai due punti (se non in rari e consapevoli casi). Lo condannerei senz’altro.
Attendiamo gli altri pareri.
Attendiamo gli altri pareri.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
Mi permetto di aggiungere qui un altro quesito, anche se fuori tema.
Nell'incipit del racconto "Utilità dell'attesa" di Buzzati trovo l'uso della maiuscola dopo i due punti: "C'è un'antica favola che dice: Di ritorno dalle lontane terre il giovane principe marciava in sella al suo cavallo...". Tale uso si può giustificare facendo riferimento all'uso della maiuscola all'inizio di un discorso diretto?
Nell'incipit del racconto "Utilità dell'attesa" di Buzzati trovo l'uso della maiuscola dopo i due punti: "C'è un'antica favola che dice: Di ritorno dalle lontane terre il giovane principe marciava in sella al suo cavallo...". Tale uso si può giustificare facendo riferimento all'uso della maiuscola all'inizio di un discorso diretto?
Può invece essere preceduto dai due punti:Latinella ha scritto:...né preceduto, come avevo scritto. O mi sbaglio?
mi sento appesantito: i. ho mangiato troppo. (Treccani)
A quale raccolta appartiene il racconto di Buzzati al quale si riferisce?
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
Il racconto si trova in "Siamo spiacenti di..."Marco1971 ha scritto:A quale raccolta appartiene il racconto di Buzzati al quale si riferisce?
Per quanto riguarda la questione dei due punti, trovo che infatti nella frase che ha citato potrebbe essere omesso per le ragioni che ho indicato nel primo intervento.
Sí.Latinella ha scritto:Tale uso si può giustificare facendo riferimento all'uso della maiuscola all'inizio di un discorso diretto?
Certamente, ma non è scorretto: il parlato abbonda di ridondanze.Latinella ha scritto:Per quanto riguarda la questione dei due punti, trovo che infatti nella frase che ha citato potrebbe essere omesso per le ragioni che ho indicato nel primo intervento.

Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
e lo scritto?Marco1971 ha scritto:Certamente, ma non è scorretto: il parlato abbonda di ridondanze.Latinella ha scritto:Per quanto riguarda la questione dei due punti, trovo che infatti nella frase che ha citato potrebbe essere omesso per le ragioni che ho indicato nel primo intervento.
La ringrazio Marco. Vedo che la domanda riscuote grandissimo interesse

Anche nello scritto talvolta un rafforzativo conferisce maggiore espressività a una frase. Il caso classico è quello dell’ostracizzato ma però, che troviamo in Dante:
Lo caldo sghermitor súbito fue;
ma però di levarsi era neente,
sì avieno inviscate l’ali sue. (Inferno, XXII, 142-144)
E cosí tante altre cose, come anche l’infatti seguito dai due punti. Basti quest’attestazione leopardiana a sancirne la correttezza:
Lo straniero al contrario ci è per lo meno indifferente, e spesso piú stimato dei conoscenti, perché la stima ec. è fomentata dalla lontananza, e dalla ignoranza della realtà, e dallo immaginario che ne deriva: ed infatti in un paese dove non regni amor patrio, il forestiero è sempre gradito, e i costumi, i modi ec. ec. tanto suoi, come di qualunque nazione straniera, sono sempre preferiti ai nazionali, ed egli lo è parimente. (Zibaldone, 30 marzo - 4 aprile 1821)
Citazione, questa, che del tutto casualmente, ci dice cose – come sempre – di tremenda attualità...
Lo caldo sghermitor súbito fue;
ma però di levarsi era neente,
sì avieno inviscate l’ali sue. (Inferno, XXII, 142-144)
E cosí tante altre cose, come anche l’infatti seguito dai due punti. Basti quest’attestazione leopardiana a sancirne la correttezza:
Lo straniero al contrario ci è per lo meno indifferente, e spesso piú stimato dei conoscenti, perché la stima ec. è fomentata dalla lontananza, e dalla ignoranza della realtà, e dallo immaginario che ne deriva: ed infatti in un paese dove non regni amor patrio, il forestiero è sempre gradito, e i costumi, i modi ec. ec. tanto suoi, come di qualunque nazione straniera, sono sempre preferiti ai nazionali, ed egli lo è parimente. (Zibaldone, 30 marzo - 4 aprile 1821)
Citazione, questa, che del tutto casualmente, ci dice cose – come sempre – di tremenda attualità...
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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- Iscritto in data: dom, 17 apr 2011 0:16
Re: Due punti e infatti
Ritengo che non ci sia pleonasmo, dal momento che solo la congiunzione ha una propria concretezza fonetica: il segno di interpunzione segmenta il discorso, ne indirizza l'intonazione e comprensione, ma in sé e per sé è un puro segno di pausa (reale o concettuale), graficamente variabile secondo il contesto. Proprio la funzione specifica di "infatti" - cioè quella di introdurre una spiegazione - rende a mio parere non solo accettabile ma anche consigliabile la premessa dei due punti: essi assecondano, rafforzano la congiunzione esplicativa seguente, ma non ne costituiscono un doppione. Il punto fermo o i due punti prima di "infatti" sono codificati esplicitamente come norma in Sensini, Le forme della lingua, 1, Mondadori Scuola, Milano 2010, pag. 334. Anche in Serianni, Italiano, Garzanti, Milano 1997, XIV. 26, pag. 377, l'esempio di "infatti" è preceduto dai due punti.Latinella ha scritto:Gentilissimi frequentatori del forum,
vorrei sottoporvi una questione che riguarda l'uso di "infatti" dopo i due punti. Benché sia frequentemente attestato tale uso, ritengo che sia per lo meno pleonastico. Che senso ha usare dopo i due punti la congiunzione "infatti", visto che essa ha valore esplicativo come i due punti?
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