«Deevoluzione»
Moderatore: Cruscanti
«Deevoluzione»
Mi domandavo se fosse lecito usarla in luogo di regressione.
Il Treccani, al solito, definisce perfettamente:
involuzione 2. b. Per estens. (e in contrapp. a evoluzione), qualsiasi fenomeno di regresso, di decadenza, di ritorno a forme inferiori e meno evolute, sia con riguardo all’intelligenza (si parla, per es., di i. senile per indicare uno stato di decadimento o rimbambimento, di i. cerebrale, ecc.), sia anche con riferimento alla vita culturale, sociale, politica, economica d’un popolo, e simili.
Sembra una tendenza molto attuale quella dell’impiego di de-: deeccitazione (1997), deerotizzare (1992), deescalazione (1987) [!!! Non abbiamo escalazione
], deetimologizzazione (2004-05).
Non so se, in fondo, di nuovo, non sia una tendenza guidata dall’anglomania; noi tranquillamente potremmo avere dis- (ovviamente nulla di male con il de- latino, ma la sequenza dee, fuor di dee per deve, non è granché estetica – e quando si può scegliere, si scelga!
): diseccitazione, diserotizzare, disescalazione, disetimologizzare.
involuzione 2. b. Per estens. (e in contrapp. a evoluzione), qualsiasi fenomeno di regresso, di decadenza, di ritorno a forme inferiori e meno evolute, sia con riguardo all’intelligenza (si parla, per es., di i. senile per indicare uno stato di decadimento o rimbambimento, di i. cerebrale, ecc.), sia anche con riferimento alla vita culturale, sociale, politica, economica d’un popolo, e simili.
Sembra una tendenza molto attuale quella dell’impiego di de-: deeccitazione (1997), deerotizzare (1992), deescalazione (1987) [!!! Non abbiamo escalazione

Non so se, in fondo, di nuovo, non sia una tendenza guidata dall’anglomania; noi tranquillamente potremmo avere dis- (ovviamente nulla di male con il de- latino, ma la sequenza dee, fuor di dee per deve, non è granché estetica – e quando si può scegliere, si scelga!

Ultima modifica di Marco1971 in data gio, 21 ott 2010 5:24, modificato 1 volta in totale.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
Non merito alcun ringraziamento, gentile Luca86. Cerco solo, esprimendo un parere sui vari aspetti di cui qui si discute, di non far torto alla lingua. 
Vorrei però insistere su quest’aberrazione (che forse Freelancer noterà): nel GRADIT c’è deescalazione (come detto sopra) – pur col rimando a de-escalation – ma non escalazione, di cui avevamo parlato.
Piú in generale, non sarebbe forse esagerato ripetere che la lessicografia non ha ormai altro criterio se non quello della riproduzione di qualsiasi forma adoperata. Gli pare questo l’essere scientifici...

Vorrei però insistere su quest’aberrazione (che forse Freelancer noterà): nel GRADIT c’è deescalazione (come detto sopra) – pur col rimando a de-escalation – ma non escalazione, di cui avevamo parlato.
Piú in generale, non sarebbe forse esagerato ripetere che la lessicografia non ha ormai altro criterio se non quello della riproduzione di qualsiasi forma adoperata. Gli pare questo l’essere scientifici...
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
Chi c’è in linea
Utenti presenti in questa sezione: Bing [Bot] e 4 ospiti