«Giovanna vuole fare l'eroe»?
Moderatore: Cruscanti
«Giovanna vuole fare l'eroe»?
Questa settimana l'avrò sentito almeno cinque volte per televisione. È corretto questo costrutto?
Ultima modifica di Luca86 in data mer, 05 gen 2011 23:01, modificato 2 volte in totale.
Forse ho capito: pensava a fare l’eroina? Se è cosí, bisogna considerare che fare l’eroe è un’espressione idiomatica, come fare l’indiano, fare lo gnorri:
fare l’e[roe], esporsi ostentatamente e senza necessità a pericoli. (Treccani)
In questi casi, salvo errore da parte mia, si lascia il genere originario: *fare l’indiana, *fare la gnorri. Del pari, fare da guida, riferito a un uomo, non diventa *fare da guido.
fare l’e[roe], esporsi ostentatamente e senza necessità a pericoli. (Treccani)
In questi casi, salvo errore da parte mia, si lascia il genere originario: *fare l’indiana, *fare la gnorri. Del pari, fare da guida, riferito a un uomo, non diventa *fare da guido.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
Non riesco a capire come Giovanna (o qualsiasi altro antroponimo femminile) possa concordare con il sostantivo maschile eroe.
P.S. Sí, è quello a cui pensavo. Grazie, caro Marco.
P.S. Sí, è quello a cui pensavo. Grazie, caro Marco.

Ultima modifica di Luca86 in data mer, 05 gen 2011 22:55, modificato 2 volte in totale.
Forse sono stato imprudente asteriscando fare la gnorri/l’indiana, ma gli esempi classici scarseggiano (quelli di Google Libri sono perlopiú molto recenti, dettati dalla tendenza attuale a voler adeguare il genere grammaticale a quello sessuale, si veda anche il filone «La capa»). In Nievo si trova fare l’indiana, ma, come ben dice Serianni, è autore dai registri disomogenei.
Presso Svevo (che pur non considero esemplare in molte cose) si riscontra l’uso del maschile riferito a donna (se non interpreto male, non ho tutto il contesto, è citato nel Battaglia, sott. mie):
Fa lo gnorri, carina, che ti sta tanto bene! (Svevo, Commedie).
Presso Svevo (che pur non considero esemplare in molte cose) si riscontra l’uso del maschile riferito a donna (se non interpreto male, non ho tutto il contesto, è citato nel Battaglia, sott. mie):
Fa lo gnorri, carina, che ti sta tanto bene! (Svevo, Commedie).
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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