Ti devo briffare: ne vedrai di ogni

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CarloB
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Ti devo briffare: ne vedrai di ogni

Intervento di CarloB »

I quotidiani di questi giorni riportano la frase

Ti devo briffare: ne vedrai di ogni.

1) briffare: da brief, è stato spiegato dai giornalisti ai lettori dubbiosi.
2) di ogni: forse mi è capitato di sentirlo alla televisione, ma non ne sono sicuro.
Beh, briffare tutto sommato non mi dispiace. Piuttosto che usare fare un briefing eccetera.... Ma mi chiedo se l'ha coniato la persona citata negli articoli o circola da un po' di tempo.
Di ogni: gergo giovanile? Davvero si sente e si scrive?
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Ferdinand Bardamu
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Intervento di Ferdinand Bardamu »

Le rispondo confidando soltanto sulla mia esperienza.

Briffare è orrendo adattamento assai in uso in àmbito commerciale.

Sentire, farne, vederne di ogni è una forma ellittica per di ogni tipo e simili, ed è in uso soprattutto al Norde, in area lombarda. Non so se sia nata come locuzione del gergo giovanile.

Meglio, comunque, attendere le risposte degli altri, certo più competenti di me.
CarloB
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Intervento di CarloB »

Ringrazio intanto Ferdinand Bardamu.

Non sapevo che briffare fosse già di largo uso, sia pure in un ambito che non conosco. Mi vien da pensare che anche in questo caso la diffusione sia soprattutto settentrionale (a partire dall'area milanese?).
Se, poi, sia orrendo, non saprei dire. Almeno è un adattamento.... Bottiglia mezza vuota o mezza piena? :)

Quanto al di ogni, il significato è chiaro. Ma mi chiedo quando sia stato coniato e se abbia origine in, o aggancio con, qualche espressione dialettale.
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Freelancer
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Intervento di Freelancer »

CarloB ha scritto:Non sapevo che briffare fosse già di largo uso, sia pure in un ambito che non conosco. Mi vien da pensare che anche in questo caso la diffusione sia soprattutto settentrionale (a partire dall'area milanese?).
Se, poi, sia orrendo, non saprei dire. Almeno è un adattamento.... Bottiglia mezza vuota o mezza piena? :)
Mezza vuota direi, dato che si può benissimo dire ti devo ragguagliare. (Anche se c'è chi cadrà in deliquio perché è più lunga.)
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Marco1971
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Intervento di Marco1971 »

Ci sarebbe da dire che l’adattamento briffare dovrebbe essere brifare, perché brief ha un ‘i’ lungo [i:] (e alle vocali lunghe non possono seguire consonanti geminate). Ma è il mondo alla rovescia: si adattano parole inutili e si lasciano tali e quali parole insostituibili (come boomerang e sim.)...
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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Ferdinand Bardamu
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Intervento di Ferdinand Bardamu »

Caro Marco, giustissima osservazione. Forte dubito, tuttavia, che costei sappia distinguere fra la vocale anteriore quasi chiusa ɪ in sin [sɪn] e l’anteriore chiusa allungata i: in seen [si:n] (mi corregga Infarinato se ho usato una terminologia imprecisa). La signorina in questione pronuncerà brief cosí: ['briffə] come la gran parte degl’Italiani; da qui a briffare è un passo*.

In ogni caso, come ha già detto Freelancer, l’alternativa al barbaro adattamento esiste, ed è ragguagliare.

* Per comprendere il livello di competenza linguistica della persona che ha prodotto l’enunciato «Ti devo briffare», giova tener conto che, durante una telefonata, la suddetta costruisce l’imperativo negativo anteponendo non all’imperativo affermativo: «*Non sii timida». Probabilmente questa forma era accettata secoli fa (avrei bisogno di conferma da parte di Marco); oggi è un errore da penna blu.
Ultima modifica di Ferdinand Bardamu in data ven, 21 gen 2011 14:44, modificato 1 volta in totale.
Bue
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Intervento di Bue »

Marco1971 ha scritto:si adattano parole inutili e si lasciano tali e quali parole insostituibili (come boomerang e sim.)...
Beh, mi sembra che in questo caso la ragione sia la necessita` di usare un verbo (briffare, come chattare, filmare, cliccare, linkare ecc.), laddove di "bumerangare" evidentemente non si sente il bisogno.
Marco1971 ha scritto:dovrebbe essere brifare, perché brief ha un ‘i’ lungo [i:]
Mi sembra un errore meno grave del far derivare briffare da *breafing (letto ieri su un articolo :roll: )

(P.S. Allora anche il tanto lodato bistecca avrebbe dovuto essere bisteca :twisted: )
Ultima modifica di Bue in data ven, 21 gen 2011 14:12, modificato 1 volta in totale.
Bue
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Intervento di Bue »

Ferdinand Bardamu ha scritto:La signorina in questione pronuncerà brief cosí: ['briffə] come la gran parte degl’Italiani; da qui a briffare è un passo.
Mmm non credo, e` milanese.... dira` piu` probabilmente ['bri:f] e briffare cosi` come dira` ['tSa:t] e ciattare o ['sto:p] e stoppare.
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Marco1971
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Intervento di Marco1971 »

Ferdinand Bardamu ha scritto:Probabilmente questa forma era accettata secoli fa (avrei bisogno di conferma da parte di Marco); oggi è un errore da penna blu.
Non sii per non essere è molto antico, si trova dal Due all’Ottocento. La maggior parte delle ricorrenze riguardano però il congiuntivo, variante della forma oggi normale non sia. Come imperativo sembra prevalere nella poesia. Ecco gli esempi rinvenuti nella LIZ[a] e nella Biblioteca Italiana.

Pensa a tua madre quanto ne fatica,
Non sii maledetto sì come son quelli,
Ma sempre con dolcezza la nutrica.
(Cecco d’Ascoli, L’Acerba)

\FIE.\ Tardi è omai.
\SIM.\ Non sii crudel.
Sublimarmi a lei sperai
Sovra l’ali della gloria,
Strappai serti alla vittoria
Per l’altare dell’amor!
(Verdi, Simon Boccanegra [Piave])

Tu con chiave fedel serra il cancello,
Vegliane in guardia: il mercenario vile
Aperto il lascia; ma non sii tu quello.
(Monti, Per S.A. Don Pietro Vigilio)

Per Dio sta sano, e non sii tu stesso l’autor de’ tuoi guai! (Foscolo, Epistolario)
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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Marco1971
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Intervento di Marco1971 »

Bue ha scritto:(P.S. Allora anche il tanto lodato bistecca avrebbe dovuto essere bisteca :twisted: )
In (beef) steak abbiamo un dittongo, non una vocale lunga: /'steik/.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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Decimo
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Intervento di Decimo »

Non sarei cosí categorico, caro Marco. In attesa che Infarinato precisi meglio, lascio la parola al fonetista:

5.3. It is important to note that /ii, uu/ are true diphtongs… (p. 10 di questo estratto di English PronunciationS di Luciano Canepàri)

P.S. Siamo sicuri che gl’italofoni, che non avvertono la differenza tra vocali lunghe e brevi, non geminino spontaneamente —quando adattano— in tutti i forestierismi terminanti in consonante?
V’ha grand’uopo, a dirlavi con ischiettezza, di restaurar l’Erario nostro, già per somma inopia o sia di voci scelte dal buon Secolo, o sia d’altre voci di novello trovato.
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Marco1971
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Intervento di Marco1971 »

Non so come [i:] e [u:], in inglese, si possano considerare dittonghi, e a pagina 10 del pdf non è spiegato (il resto non l’ho letto). In ogni caso, mi riferivo e mi riferisco all’English Pronouncing Dictionary di Daniel Jones (Cambridge University Press, 1997, 15th edition), che considera long vowels questi suoni vocalici.

In italiano almeno, credo che gl’italiani percepiscano le vocali brevi e lunghe, come in ['palla] e ['pa:la]; che poi non le distinguano in altre lingue è del tutto naturale.

Sia come sia, tutto questo mi sembra esulare alquanto dall’argomento, se non per l’osservazione che, in effetti, si tende a raddoppiare la consonante finale nei derivati di forestierismi.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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Decimo
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Intervento di Decimo »

Marco1971 ha scritto:In italiano almeno, credo che gl’italiani percepiscano le vocali brevi e lunghe … che poi non le distinguano in altre lingue è del tutto naturale.
La lunghezza vocalica in italiano è solo fonetica, non fonemica, dunque —come la distinzione tra [N] e [n] (e.g., ['paN:ke] e ['pa:ne])— non è percepita dai parlanti nativi. Se fosse diversamente, invece, saprebbero anche distinguerla in altri idiomi (o con essa interpretare certi dittonghi), salvo esclusiva mediazione grafica.
Marco1971 ha scritto:Sia come sia, tutto questo mi sembra esulare alquanto dall’argomento…
Era solo una precisazione. Attendiamo la spiegazione d’Infarinato.
V’ha grand’uopo, a dirlavi con ischiettezza, di restaurar l’Erario nostro, già per somma inopia o sia di voci scelte dal buon Secolo, o sia d’altre voci di novello trovato.
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Intervento di Infarinato »

Marco1971 ha scritto:Non so come [i:] e [u:], in inglese, si possano considerare dittonghi…
Sí, [almeno] a livello fonetico, /i:/ e /u:/ inglesi sono dei dittonghi [piuttosto stretti] col primo elemento piú centrale e basso del secondo: approssimativamente, [Ii] e [Uu]… ma tutto questo è irrilevante ai fini di ciò di cui si discute.

Come ha bene intuíto Ferdinand, ciò da cui si deve partire non è la pronuncia nativa, ma quella italianizzata, che in questo caso è [brif:], e qui, per non ripetermi, rimando a un mio vecchio intervento.

Quanto a beef-steak, la pronuncia italianizzata da cui si deve partire è con tutta probabilità (forse anche per influsso del francese) [bi(f)s'tEk:], e la [e] (al posto di [E]) è probabilmente dovuta a una sovrapposizione con stecca /s'tekka/.
Bue
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Intervento di Bue »

Bue ha scritto:
Ferdinand Bardamu ha scritto:La signorina in questione pronuncerà brief cosí: ['briffə] come la gran parte degl’Italiani; da qui a briffare è un passo.
Mmm non credo, e` milanese.... dira` piu` probabilmente ['bri:f] e briffare cosi` come dira` ['tSa:t] e ciattare o ['sto:p] e stoppare.
Mi correggo, come ha fatto notare il Nostro PresDelCons, la signorina e` si` milanese ma di madrelingua inglese.
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