La lingua italiana fattore portante dell’identità nazionale
Moderatore: Cruscanti
La lingua italiana fattore portante dell’identità nazionale
Per chi ha voglia e tempo, qui si trova l’audio completo (scaricabile entro le prossime tre settimane).
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
Uh! Ho le orecchie lacere dopo aver ascoltato... E qui proprio concordo col Canepàri: rispetto della lingua significa anche una pronuncia accettabile (anche da parte di certi «attori»).
Ma torniamo alla sostanza. Che cosa si fa in quegli interventi? Si ripercorre la storia, con dati certamente validi. Si proclama l’importanza d’una lingua nazionale. Bene. Ma, se non ho saltato nulla, dove si parla di quale italiano? Dove si parla approfonditamente del tarlo che dall’interno rode l’edificio immenso della lingua?
Insomma, sono piú che altro rassicuranti discorsi tesi a velare una realtà di cui o non si vuol parlare o non si è pienamente consapevoli.
Attendo i vostri pareri.
P.S. Dovendo selezionare, ascolterei senz’altro Serianni e Eco (anche se quest’ultimo ha una dizione che contrasta notevolmente con la sua intelligenza – è solo un’opinione).
Ma torniamo alla sostanza. Che cosa si fa in quegli interventi? Si ripercorre la storia, con dati certamente validi. Si proclama l’importanza d’una lingua nazionale. Bene. Ma, se non ho saltato nulla, dove si parla di quale italiano? Dove si parla approfonditamente del tarlo che dall’interno rode l’edificio immenso della lingua?
Insomma, sono piú che altro rassicuranti discorsi tesi a velare una realtà di cui o non si vuol parlare o non si è pienamente consapevoli.
Attendo i vostri pareri.
P.S. Dovendo selezionare, ascolterei senz’altro Serianni e Eco (anche se quest’ultimo ha una dizione che contrasta notevolmente con la sua intelligenza – è solo un’opinione).
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
La ringrazio del consiglio! Ultimamente ho davvero poco tempo libero a disposizione. Ne approfitto però per chiederle cosa dovrebbe rivedere della propria dizione il prof. Eco, giacché ho avuto poche occasioni di ascoltarlo e tra i difetti che ricordo, posso citare senza indugio solo il rotacismo...Marco1971 ha scritto:Dovendo selezionare, ascolterei senz’altro Serianni e Eco (anche se quest’ultimo ha una dizione che contrasta notevolmente con la sua intelligenza – è solo un’opinione).
Alcune cose, che elenco a caso (non mi aspetto una pronuncia tipo, ma accettabile):Canape lasco ctonio ha scritto:Ne approfitto però per chiederle cosa dovrebbe rivedere della propria dizione il prof. Eco, giacché ho avuto poche occasioni di ascoltarlo e tra i difetti che ricordo, posso citare senza indugio solo il rotacismo...
Strisciante /striSi'ante/, scienza /Si'ensa/, ge(o)grafico /dZe'grafiko/, nazionale /nasio'nale/, Mazzini /ma'dzini/, introdurre /intro'dure/, ecc.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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