Sento in un cartone animato: "Il numero delle tue armi moltiplicato quattro sarebbe ancora insufficiente a…"
A me verrebbe da dire "moltiplicato per quattro".
Si può dire in entrambi i modi?
Grazie!
Il numero moltiplicato quattro
Moderatore: Cruscanti
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Nicola Zingarelli, Miro Dogliotti, Luigi Rosiello - 1983 - 2256 pagine
... quattro fie quattro, sedici c sim., due moltiplicato due, quattro, quattro
moltiplicato quattro, sedici e sim. Fiàba /'Oaba/[ljt./dbi(/d(f») 'favola',
attraverso il lat. pari. *flàba(m)] sf 1 Novella racconto o commedia di origine
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... quattro fie quattro, sedici c sim., due moltiplicato due, quattro, quattro
moltiplicato quattro, sedici e sim. Fiàba /'Oaba/[ljt./dbi(/d(f») 'favola',
attraverso il lat. pari. *flàba(m)] sf 1 Novella racconto o commedia di origine
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«Nostra lingua, un giorno tanto in pregio, è ridotta ormai un bastardume» (Carlo Gozzi)
«Musa, tu che sei grande e potente, dall'alto della tua magniloquenza non ci indurre in marronate ma liberaci dalle parole errate»
«Musa, tu che sei grande e potente, dall'alto della tua magniloquenza non ci indurre in marronate ma liberaci dalle parole errate»
Quando si parla delle operazioni matematiche di moltiplicazione e divisione, il ‘per’ può essere omesso (e mi sembra piú comune l’omissione in tali contesti). Non pare invece possibile omettere ‘per’ in altri contesti, quando segue un sostantivo:
...contiene il prodotto dei cicli lunare e solare, moltiplicato per il numero 30, cioè 15960 anni. (Leopardi, Storia dell’astronomia)
...contiene il prodotto dei cicli lunare e solare, moltiplicato per il numero 30, cioè 15960 anni. (Leopardi, Storia dell’astronomia)
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
Sí, caro Daniele, è corretta, e a maggior ragione in un disegno animato, che riproduce un tipo di lingua spontanea. Il ‘per’, lí, sarebbe apparso un po’ «pomposo». 

Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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