In genovese la parola italiana "alto" si traduce in due modi: erto /'Ertu/, usato prevalentemente come aggettivo; äto /'a:tu/ usato quasi solo nelle locuzioni (de d'äto, "di sopra"). Ora, le due varianti rappresenterebbero due modi diversi di trasformare il termine nella medesima situazione fonetica, ovvero [l(r)+consonante]:
1) passaggio L>R e A>E, come in erco /'Ercu/ "arco"; erbo /'Erbu/ "albero";
2) allungamento della vocale precedente e caduta di [l]: ätro /'a:tru/ "altro"; cädo /'ka:du/ "caldo".
Tuttavia esiste in genovese il verbo erze /'Erze/, perfettamente corrispondente all'italiano "ergere". E' plausibile - secondo la vostra opinione e/o secondo la vostra conoscenza di altri dialetti - che la forma genovese erto sia il participio del verbo "ergere" (che anche in italiano dà "erto")?
[LIJ] "erto"
Moderatore: Dialettanti
- u merlu rucà
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Sono comunque più propenso a credere che si tratti di un'evoluzione fonetica sul modello di erco, erbo, ma l'ipotesi del participio, da lei sostenuta, non è da scartare del tutto. Si potrebbe obiettare che la pronuncia italiana è /'erto/, con la "e" chiusa, ma a Genova non vige questa norma: il nostro italiano regionale ha - erroneamente - /'fErmo/, /'vErdZine/, /'tSErkjo/, e così suonano le stesse parole in genovese (fermo /'fErmu/; vergine /'vErdZine/; çercio /'sErtSu/).
Su "spesso" ricordo che in genovese il termine (/'spesu/) ha significato di "denso", mentre nell'accezione italiana si traduce correttamente anche con drûo /'dry:u/.
Buona serata!
Su "spesso" ricordo che in genovese il termine (/'spesu/) ha significato di "denso", mentre nell'accezione italiana si traduce correttamente anche con drûo /'dry:u/.
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