«Il fatto che facevamo» o «facessimo»?

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bartolo
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«Il fatto che facevamo» o «facessimo»?

Intervento di bartolo »

«Fu bello vivere insieme quell'esperienza, anche se il fatto che lo facessimo / lo facevamo congiuntamente era dovuto a un fastidioso contrattempo».

Qualcuno potrebbe aiutarmi a capire quale delle due formulazioni è corretta, o se vanno bene ambedue? Mi piacerebbe anche conoscere, qualora non vi fosse irregolarità nella proposizione, le ragioni dell'uso del congiuntivo.

Grazie! :(
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Marco1971
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Intervento di Marco1971 »

Guardi qui se trova informazioni sufficienti; sennò riaprirò la GGIC (anche se non l’ho ancora ritrovata :?).
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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Marco1971
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Intervento di Marco1971 »

Quasi tutte le ricorrenze del sintagma il fatto che nella BIZ[a] reggono l’indicativo. Ecco la quasi totalità di quelle col congiuntivo (sottolineature e grassetti miei).

E il fatto che questi non gliene chiedesse conto, quella sera stessa, lo confermò nel sospetto ch’egli avesse lavorato sott’acqua a suo danno. (De Amicis, Amore e ginnastica)

Lovico gli affondò gli occhi negli occhi per cercare di scoprire se... Ma già il fatto che il bestione fosse fuori a quell’ora, e poi con quell’aria rabbuffata, da temporale... (Pirandello, La giara)

Oggidì, quando ritorno al ricordo di quei cinque giorni memorandi che mi condussero al matrimonio, mi stupisce il fatto che il mio animo non si sia mitigato all’apprendere che la povera Augusta mi amava. (Svevo, La coscienza di Zeno)

Ma non quella presenza la atterriva. La atterriva il fatto, che avesse potuto dimenticare per un momento che lì in quel bujo degli scuri sempre accostati, ci fosse il nonno e che ella avesse potuto trasgredire, senza punto pensarci, all’ordine severissimo dei genitori, da tanto tempo espresso e sempre osservato da tutti, di non entrare cioè in quella stanza se non dopo aver picchiato all’uscio e chiestane licenza... (Pirandello, Tutt’e tre)

– Che v’ha detto? – domandò la Nestoroff, impuntandosi e infoscandosi.
– Molte stupidaggini, signora, – risposi. – Farnetica. Ed è da temere, creda, tanto più, in quanto è incapace, secondo me, di qualunque sentimento veramente serio e profondo. Lo dimostra, già, il fatto che sia venuto qua con certi propositi...
(Pirandello, Quaderni di Serafino Gubbio operatore)

Analizzando queste frasi nel loro contesto, mi sembra di poter desumere che il congiuntivo, dopo il fatto che è favorito:

1) dalla presenza di una negazione;
2) dall’espressione di un sentimento;
3) dall’espressione di un giudizio.

L’indicativo mi pare che resti possibile, ma innaturale nelle frasi d’autore qui sopra riportate, mentre sarebbe da preferire nel caso di affermazioni oggettive, non filtrate da alcun sentimento personale. Non so se concordiate.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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bartolo
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Intervento di bartolo »

Grazie, Marco. :)
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