Sul valore fonemico della acca

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mtrev
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Sul valore fonemico della acca

Intervento di mtrev »

Molto spesso si vede scritto che la H in italiano non ha un fonema associato (poiché grafema con valore diacritico), eppure quando si leggono certe onomatopee come "ha!", lo si può pronunciare come /h/ oppure anche, passatemi il simbolo grafico, /?/. Ma allora perché non si indicano i foni /h/ e /?/ tra quelli appartenti alla lingua italiana invece di tacerli? Sono pur sempre dei suoni appartenenti alla lingua e al linguaggio usato correntemente, non vedo perché debbano essere "dimenticati"...


http://it.wikipedia.org/wiki/H
http://it.wikipedia.org/wiki/Fonologia_ ... a_italiana
Ultima modifica di mtrev in data mar, 06 set 2011 10:11, modificato 2 volte in totale.
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Marco1971
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Intervento di Marco1971 »

Ecco quel che dice il Treccani alla voce h:

Per quanto riguarda più particolarmente l’italiano, questo non possiede un fonema h, come non lo possiedono le altre lingue romanze; non ha rilievo il fatto che un suono h ricorra in alcune interiezioni o si trovi in questo o quel dialetto; e d’altra parte il cosiddetto c aspirato fiorentino non è un fonema a sé ma una variante, in posizione intervocalica, dell’occlusiva velare sorda.

Insomma, è un fatto episodico.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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u merlu rucà
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Intervento di u merlu rucà »

Non trovo felice la formulazione del Treccani. Sarebbe stato meglio scrivere che non possiedono il fonema h le lingue ufficiali romanze, ma che è presente in diversi dialetti (parte del bergamasco, tanto per dire).
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Marco1971
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Intervento di Marco1971 »

È comunemente ammesso scrivere lingua per lingua ufficiale (sennò il concetto di dialetto non avrebbe senso). I dialetti sono lingue a tutti gli effetti, ma geograficamente delimitate.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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Infarinato
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Intervento di Infarinato »

Marco1971 ha scritto:Ecco quel che dice il Treccani alla voce h:

Per quanto riguarda più particolarmente l’italiano, questo non possiede un fonema h, come non lo possiedono le altre lingue romanze; non ha rilievo il fatto che un suono h ricorra in alcune interiezioni o si trovi in questo o quel dialetto; e d’altra parte il cosiddetto c aspirato fiorentino non è un fonema a sé ma una variante, in posizione intervocalica, dell’occlusiva velare sorda.
Aggiungo, sempre dal Treccani in linea:
Il Treccani in linea, [i]s.v. [/i]«[url=http://www.treccani.it/vocabolario/fonosimbolo/]fonosimbolo[/url]» (corsivo mio), ha scritto:In linguistica, ogni manifestazione fonica non riconducibile alle strutture fonematiche e morfematiche proprie di una data lingua…
Il Canepari parla, in casi come quello di [h], di «fonostilemi» o di «xenofonemi [stilistici]».

Concludo col Muljačić:
Ž. Muljačić, in Id., [i]Fonologia dell’Italiano [/i](«Il Mulino», Bologna: 1972), §19 ([i]Fonemi [/i]«[i]stranieri[/i]»), ha scritto:Nelle parti non integrate del sistema italiano troviamo fonemi detti stranieri che caratterizzano con la loro presenza, e qualche volta anche con la loro distribuzione, gli imprestiti non adattati.

Dal punto di vista distribuzionalista la soluzione è chiara: anche se non ci siano coppie minime, l’apparizione imprevedibile di un suono straniero basterebbe ad assicurargli la fonemicità. Dal punto di vista commutazionalista di stretta osservanza è necessaria almeno una coppia minima. Il suono [h] sarebbe l’attuazione del fonema /h/ per coloro che pronunziano hobby come ['hObi], perché esiste una coppia minima (con lobi, «plur. di lobo») mentre [Z] non avrebbe lo status fonematico non essendovi coppie minime per provarlo. In tali casi la miglior soluzione ci sembra quella di subordinare il suono straniero a quel fonema la cui formula binaria può tollerarlo come fono «straniero».
(grassetto mio). E poi in nota (n. 39):
Muljačić (1972) ha scritto:Secondo la nostra matrice /k/ e /g/ sono ridondanti di fronte all’opposizione di continuità. Se ne deduce che [h] di hobby potrebbe esser integrato nel sistema fonologico italiano come allofono straniero di /k/.
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mtrev
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Intervento di mtrev »

Grazie a tutti per le risposte :)

Alcune riflessioni: il Treccani dice che H non ha un fonema... giustificandolo, sembra, col fatto che non forma coppie minime, così come la C aspirata fiorentina e, aggiungo io, la L evanescente di alcune varianti (o se vogliamo, meglio, letture) della lingua veneta. Questo ha senso.
Mi domando se si può dire a questo punto che la H nelle interiezioni non assuma quasi un valore di punteggiatura in quanto conviene espressività alla parola.
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