Concetto Del Popolo ha scritto:iato (lat. hiatus ʻaperturaʼ). Pronuncia distinta di vocali vicine, quando, all'interno di parola, non si produce dittongo. Poiché quest'ultimo avviene solo in presenza di i ed u, si ha i se mancano queste vocali: aereo, beato, croato. Si ha anche i, se i e u seguite da a, e, o (da i nei plurali) sono toniche: pia, tua, suo, zii. Se nelle parole composte si percepisce ancora il rapporto fra i componenti, avviene di nuovo i: riammettere. Il fenomeno può aversi anche in fonotassi: proprio il lemma iato, se preceduto da articolo, suona staccato: «lo iato» (cioè non tollera elisione). Queste regole, valide generalmente, tollerano eccezioni in poesia, dove la sineresi può fare valere una sola sillaba metrica un gruppo di vocali.
Una brutta spiegazione, confusa e contrastante con l'uso letterario e grammaticale. Fino a tempi recenti,
iato è sempre stato considerato trisillabo e quindi – quantomeno – la spiegazione doveva includere la possibilità d'elisione davanti a vocale piena. L'autore avrebbe dovuto scrivere: «proprio il lemma
iato, nella pronuncia tradizionale, viene considerato trisillabo: /i'ato/, ovvero con uno stacco tra la prima
i (pienamente vocalica) e la
a, che porta l'accento tonico. Oggi però è spesso pronunciato bisillabo, /'jato/, quindi non si avverte lo stacco tra la
i (semi)consonantica e la
a». La selezione della forma
lo dell'articolo davanti a /j-/ è un fenomeno che non ha niente a che fare con l'iato vero e proprio e non suona affatto «staccato». Queste mescolanze «allegre» di vecchia grammatica e opinioni personali non sono per niente rare anche tra gli studiosi.
Ferdinand Bardamu ha scritto:Insomma, se il gruppo vocalico ia- in iato è, appunto, in iato (mi si perdoni il gioco di parole), dovremmo avere piuttosto l' e non lo, che ricorre, invece, davanti alla semiconsonante /j/ e, quindi, al dittongo /ja/.
Ovviamente sì: il gruppo vocalico
ia- in iato sarebbe /i'a-/ e quindi selezionerebbe automaticamente
il anziché
lo.