«Plurale dei nomi di persona»

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Luca86
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«Plurale dei nomi di persona»

Intervento di Luca86 »

Discorrendo con un amico, mi è sorto un dubbio circa l'indeclinabilità – che credevo essere il miglior uso – dei nomi propri di persona: per esempio, è meglio dire i Simone o i Simoni? In Cruscate non ho trovato nulla al riguardo; invece nel defunto foro dell'AdC ho trovato quest'interessante intervento del buon Marco1971, che riporto qui sicuro di far cosa gradita tanto ai nuovi utenti quanto ai vecchi:

Riporto la trattazione che si trova in Come parlare e scrivere meglio, diretto da Aldo Gabrielli (Milano, Selezione dal Reader’s Digest, 1984, pp. 198-199):

«I nomi propri di persona talvolta si mettono al plurale (i nomi di battesimo, come diciamo noi cristiani, o prenomi: Mario, Ettore, Beatrice, Carolina, eccetera). Nella storia si parla dei due Bruti, dei due Scipioni, dei numerosi Carli della dinastia carolingia, degli Arrighi dell’Impero germanico, eccetera. Sono frequenti i richiami nella conversazione di ogni giorno alle tre Marie, gli accenni alle varie Marianne o Caterine o ai vari Paoli, Stefani, Giuseppi che per caso sono di nostra conoscenza.
Questi plurali dei nomi propri di persona si fanno dunque secondo le regole dei nomi comuni; pertanto restano invariati nel plurale i nomi propri in -i:
Molti furono i Luigi che regnarono in Francia.
Parimenti invariati quelli tronchi, come Mariú, Mimí, Nicolò, e quelli in consonante, Dàvid, Ràul, Borís, e moltissimi altri, di origine straniera, ormai entrati nell’onomastica nazionale.
Anche per i nomi propri di persona, come abbiamo detto per i nomi propri geografici, vale la norma che restano invariati quelli maschili in -a: Luca, Battista, Enea, eccetera:
Dei due Andrea venerati come santi, uno solo è riconosciuto dalla Chiesa.
I cognomi, a differenza dei nomi di battesimo, non variano mai nel plurale: i Visconti, i Borromeo, gli Sforza, i Nascimbene, gli Ardigò, eccetera. Se variassero, e noi, per indicare i componenti di una famiglia il cui cognome fosse Fornaro, dicessimo i “Fornari”, il cognome cosí deformato diventerebbe identico a un altro cognome che già esiste: Fornari.
I soprannomi seguono per il plurale le stesse regole dei nomi. Se in una famiglia il soprannome à Malagrazia, i componenti di quella famiglia saranno i Malagrazia, perché quel soprannome è un maschile terminante in -a. Se invece il soprannome fosse Testone o Salterello, ne verrebbero i plurali Testoni e Salterelli

Tuttavia, Luca Serianni, citando il grande Migliorini, dice: «Ma recentemente si è notata la tendenza a lasciare sempre invariato il nome (“i tre Giuseppe”)». Vero è che in alcuni casi il nome al plurale suona male, e poiché sono oggi ammesse le due possibilità (variabile o invariabile) – mentre nell’italiano antico nomi e cognomi erano solitamente variabili –, lasciamoci guidare dall’orecchio addestrato al buon gusto.
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