Ripetizione del «che» relativo

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Andrea Russo
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Ripetizione del «che» relativo

Intervento di Andrea Russo »

Stamane mi sono imbattuto in questa frase, tratta da un saggio scritto da Monica Berretta:
«[...] d'altra parte neppure esiste nella morfologia dell'italiano moderno quella ricchezza di forme alternative che ha caratterizzato l'italiano antico ed ha richiesto appunto la successiva sistematizzazione» (sottolineature mie).

La frase, scritta così, mi piace poco (anche se il significato complessivo si capisce), proprio perché non viene ripetuto il relativo che. Probabilmente la frase non è scorretta dal punto di vista grammaticale, ma suona decisamente male. Stavo pensando anche ad altre lingue, ma non penso che un solo relativo possa reggere due frasi (così come non si può dire «*l'ho messo sul tavolo e il mobile»: si deve ripetere la preposizione su, in questo caso sul).

Insomma, la frase è corretta? :roll:
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Marco1971
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Intervento di Marco1971 »

La risposta è nella grammatica di Luca Serianni (XIV.253). Non è necessario ripetere il pronome relativo. Vi invito a leggere tutte le considerazioni ivi espresse. :)
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
Andrea Russo
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Intervento di Andrea Russo »

Non è necessario, va bene, ma secondo me suona meglio se si ripete il relativo. Evidentemente è una questione di idioletto: ad alcuni può piacere, e lo usano, ad altro non piace, e non lo usano.
Avatara utente
Marco1971
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Intervento di Marco1971 »

Dipende anche dalla frase. In certi casi, quando i due verbi coordinati sono vicinissimi, sarebbe pesante ripetere il pronome relativo, ad esempio in Cerco un libro che sia interessante e abbia tutte le informazioni la ripetizione di che a me suona goffa. Invece quando i verbi sono distanti l’uno dall’altro, l’espressione del che può rivelarsi quasi obbligatoria.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
Andrea Russo
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Intervento di Andrea Russo »

Be', certo. In frasi del genere suona parecchio superflua.

La ringrazio per le risposte! Grazie anche per il riferimento alla Grammatica di Serianni.
Avatara utente
Marco1971
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Intervento di Marco1971 »

Di nulla! :) Come detto molte volte, la grammatica di Luca Serianni è uno strumento indispensabile, che tutti dovrebbero avere in casa: risponde a quasi tutti i dubbi. Riporto il passo in questione (XIV.253).

Nella coordinazione copulativa non è necessario ripetere i pronomi e le congiunzioni relative: «può essere eletto Presidente della Repubblica ogni cittadino che abbia compiuto cinquanta anni d’età e goda dei diritti civili e politici» (Costituzione, art. 84).

La ripetizione è preferita – oltre che in periodi complessi e ogni volta che la chiarezza lo consigli – quando i pronomi svolgano funzioni sintattiche diverse: «tra altri monti che [soggetto] si spiegano, a uno a uno, allo sguardo, e che [oggetto] l’acqua riflette capovolti» (Manzoni, I Promessi Sposi, I 6; ma è possibile anche l’omissione del secondo relativo: «una splendida creatura nera e rosa, che [oggetto] nessuno vede mai [...] e [sottinteso: che, soggetto] ha ottenuto, per meglio salvare la sua ritrosia, di non andare che una volta sola alla settimana, anziché tutti i giorni, a firmare il registro del Municipio» Levi, Cristo si è fermato a Eboli, 21) – O, ancora, quando i verbi delle relative, pure in presenza di pronomi nella medesima funzione sintattica, hanno soggetti differenti: «gli vennero alle mani i seguenti versi [...] che rilesse con piacere e ch’io riferisco per saggio del suo stile satirico» (Fogazzaro, Piccolo mondo antico, 29).
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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