Le «regole fantasma»

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Marco1971
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Le «regole fantasma»

Intervento di Marco1971 »

Tempo fa, non rammento né chi né dove, qualcuno aveva chiesto donde fossero nate le regolette fantasma (del tipo perde l’accento davanti a stesso, non si comincia mai una frase con un gerundio o una congiunzione, è sbagliato ma però, ecc.), e io avevo ipotizzato che qualcuno, incaricato di redigere una grammatica, se le fosse inventate di sana pianta. Ne ho oggi la conferma attraverso la risposta del prof. Patota, ricevuta oggi, a proposito delle mie segnalazioni sulle reggenze di appropriarsi e indulgere (segnalazioni accettate, provvederà a modificare nel senso da me indicato). Il professore mi ha infatti regalato un documento pdf contenente la voce regole, da lui redatta per l’enciclopedia dell’italiano. Riporto dunque il breve passo chiarificatore (siamo a metà dell’Ottocento).

[...] nelle scuole (in particolare dopo l’Unità d’Italia) le regole vennero anche impartite sulla base di «testi abborracciati, scritti da autori che non avevano nessuna preparazione linguistica, che scopiazzavano da testi precedenti o viceversa davano dignità di ‘regola’ a personali idiosincrasie» (Serianni 2006: 25). In questo modo nacquero quelle che potremmo definire le regole fantasma, come per esempio la pseudonorma che, da tempo immemorabile, vieta l’uso della sequenza avversativa ma però, proscrizione che non trova fondamento né nella struttura né nella storia dell’italiano: non nella struttura, perché la nostra lingua ammette il cumulo di ma con connettivi omologhi a però (si pensi alle sequenze ma nondimeno, ma tuttavia); non nella storia, perché esempi di ma però sono documentati nell’intera tradizione dell’italiano scritto, a partire da Dante:

Lo caldo sghermitor súbito fue;
ma però di levarsi era neente,
sí avieno inviscate l’ali sue
(Inf. XXII, 142-144; cfr. anche GDLI*, sub voce «ma»).


Ora sapete tutto. :D
____________________
*Si tratta del Battaglia (Grande Dizionario della Lingua Italiana).
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
Andrea Russo
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Intervento di Andrea Russo »

La ringrazio Marco per aver condiviso il documento del professor Patota!

E dire, comunque, che son proprio queste pseudoregole o regole fantasma ad esser scrupolosamente seguite dalle miopi maestrine di scuola. Ne è prova, per esempio, il collegamento che ho inserito ieri sera su quel programma su La7. Certo, sarebbe più faticoso dire come stanno realmente le cose, e potrebbe anche confondere le idee agli scolari più giovini, ma non so quanto giochi in realtà questo fattore.
Ma però a me mi garban poco queste regole! :D
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Marco1971
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Iscritto in data: gio, 04 nov 2004 12:37

Intervento di Marco1971 »

Di nulla! :)

Ah, ho ritrovato qualcosa. Forse me l’ero chiesto io stesso. :oops:
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
PersOnLine
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Intervento di PersOnLine »

Sarebbe interessante stilare una lista di queste pseudo regole: sfatare i falsi miti fa sempre bene.
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Ferdinand Bardamu
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Iscritto in data: mer, 21 ott 2009 14:25
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Intervento di Ferdinand Bardamu »

Aggiungerei, con opportune riserve, anche a me mi piace: se la dislocazione e il costrutto marcato sono propri del parlato e andrebbero evitati nello scritto e in contesti comunicativi formali, non sono da proscriversi in maniera assoluta e cieca.

Il risultato di questa censura, tra l'altro, è il formarsi di costrutti ipercorretti come *a me non convince (a mio avviso merita d'essere asteriscato), di cui s'è parlato diffusamente qui.
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