Uno «sciloma»

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Fausto Raso
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Uno «sciloma»

Intervento di Fausto Raso »

Spesso mi sono chiesto come si può definire un discorso lungo, noioso e privo di contenuti. Ho trovato il termine: sciloma. :D I vocabolari, però, lo ignorano...
«Nostra lingua, un giorno tanto in pregio, è ridotta ormai un bastardume» (Carlo Gozzi)
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Sandro1991
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Iscritto in data: lun, 28 nov 2011 19:07

Intervento di Sandro1991 »

S’usa anche nel mio dialetto (siculo) per indicare un canto lamentoso, una preghiera recitata con voce cantilenante. In realtà, però, la [s]cialoma è un canto religioso tipico palermitano, intonato dai pescatori di tonni affinché la pésca possa esser profittevole. Il termine dovrebbe derivare dall’arabo (la canzone è parte in arabo parte in siciliano), quindi presumo che sia un termine propriamente dialettale poi italianizzato, ma non ne sono certo.
Andrea Russo
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Iscritto in data: dom, 23 ott 2011 22:37

Intervento di Andrea Russo »

Sandro1991 ha scritto:è un canto religioso tipico palermitano, intonato dai pescatori di tonni affinché la pésca possa esser profittevole.
Non mi sembrava necessaria l'accentazione su pesca, dal momento che il contesto disambigua bene (pochissime parole prima parlava di pescatori). Glielo dico perché ho notato che Lei è solito inserire gli accenti all'interno di parola: non vorrei che diventasse la norma (non nel senso di norma linguistica). Credo che abituerebbe male non chi usa l'accento, ma chi legge, che non sarebbe nemmeno più "costretto" a sapere la differenza tra pèsca e pésca.
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Sandro1991
Interventi: 251
Iscritto in data: lun, 28 nov 2011 19:07

Intervento di Sandro1991 »

È un accento [fonico] facoltativo, lo so; alla stregua di fòro, dòtto, téma, méta, ecc..., si poteva non mettere... ma io l’ho fatto, e non ho trasgredito nessuna regola. :)

Andrea Russo ha scritto:Credo che abituerebbe male non chi usa l'accento, ma chi legge, che non sarebbe nemmeno più "costretto" a sapere la differenza tra pèsca e pésca.
Che intende dire?
Andrea Russo
Interventi: 763
Iscritto in data: dom, 23 ott 2011 22:37

Intervento di Andrea Russo »

No no, non ha trasgredito nulla, per carità.
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Sandro1991
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Iscritto in data: lun, 28 nov 2011 19:07

Intervento di Sandro1991 »

Il contesto è incontrovertibile, è vero; non capisco, però, perché dice che ponendo l’accento fonico sul vocabolo da disambiguare s’abitua male il lettore...? Forse nel senso che non deve fare un lieve sforzo [metalinguistico] per capire di quale parola si tratti?... Non sarebbe, invece, un gran favore?

Qualche tempo fa lessi l'Estetica di Hegel (Laterza), il traduttore (o la tipografia) non mise l’accento su dèi... mi creda... m’innervosii parecchio.
Andrea Russo
Interventi: 763
Iscritto in data: dom, 23 ott 2011 22:37

Intervento di Andrea Russo »

Be', sono punti di vista. Forse quel che ho scritto è un po' esagerato, d'accordo, ma il senso era quello che ha còlto (:wink:, normalmente non l'avrei messo) anche Lei.

Per la questione di dèi: se è un errore commesso sistematicamente è più grave, penso, rispetto a pèsca/pésca. Però, vede, se in tutte le occorrenze in cui ha trovato dei senza accento non ha avuto difficoltà è un conto, se in quel contesto si creavano ambiguità (all'interno delle specifiche frasi) è un altro conto. Quello che voglio dire, in definitiva, è che l'accento interno non dev'essere messo in automatico, ma dev'esser usato in maniera oculata.

(Per evitare fraintendimenti: sto facendo un discorso generico; ho solo preso da spunto quello che ha scritto Lei.)
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Sandro1991
Interventi: 251
Iscritto in data: lun, 28 nov 2011 19:07

Intervento di Sandro1991 »

Andrea Russo ha scritto:l'accento interno non dev'essere messo in automatico, ma dev'esser usato in maniera oculata.
Siamo d’accordo, gentile Andrea, il giusto mezzo... :)
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Marco1971
Moderatore
Interventi: 10445
Iscritto in data: gio, 04 nov 2004 12:37

Intervento di Marco1971 »

Il termine è registrato dal Battaglia:

Scilòma (cilòma, scialòmma, scialumma), sm. (plur. -i) Ant. e letter. Discorso o ragionamento prolisso ed enfatico, per lo piú d’intonazione predicatoria.

Gli esempi addotti sono di: Pataffio, Pulci, Varchi, B. Davanzati, L. Salviati, Puoti, G. G. Belli. Un esempio di G. M. Cecchi al femminile. Siamo dunque in discreta compagnia, anche se desueta.

Vi sono altri termini per indicare un discorso lungo e prolisso, con diverse sfumature e di vari registri: cicalata, giaculatoria, girigogolo, logomachía, lungagnata, pappolata, tantafèra, vaniloquio, ecc.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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