Raddoppiamento sintattico del prefisso «sopra-»
Moderatore: Cruscanti
- Ferdinand Bardamu
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Raddoppiamento sintattico del prefisso «sopra-»
Buongiorno a tutti.
Alla voce sopra(d)- del Devoto-Oli si legge:
[Sopra(d)-] si alterna con sovra(d)- imponendo al pari di questo il raddoppio della consonante iniziale della parola cui si unisce, oggi però limitato soltanto alle parole di formazione antica.
Mi chiedo se però scrivere, ad esempio, soprassensibile in luogo di soprasensibile possa considerarsi errore. La consapevolezza della necessità del raddoppiamento fonosintattico m'ha portato – in passato e tuttora – a preferire la prima forma. Ritenete possa considerarsi errore oppure una variante accettabile? E per eventuali composti di formazione recente con sopra(d)-, al contrario di ciò che afferma il Devoto-Oli, non sarebbe meglio, per rispetto alle norme fonetiche e ortografiche italiane, mantenere il raddoppiamento?
Vi ringrazio in anticipo.
Alla voce sopra(d)- del Devoto-Oli si legge:
[Sopra(d)-] si alterna con sovra(d)- imponendo al pari di questo il raddoppio della consonante iniziale della parola cui si unisce, oggi però limitato soltanto alle parole di formazione antica.
Mi chiedo se però scrivere, ad esempio, soprassensibile in luogo di soprasensibile possa considerarsi errore. La consapevolezza della necessità del raddoppiamento fonosintattico m'ha portato – in passato e tuttora – a preferire la prima forma. Ritenete possa considerarsi errore oppure una variante accettabile? E per eventuali composti di formazione recente con sopra(d)-, al contrario di ciò che afferma il Devoto-Oli, non sarebbe meglio, per rispetto alle norme fonetiche e ortografiche italiane, mantenere il raddoppiamento?
Vi ringrazio in anticipo.
Non si può certo ritenere scorretta la forma soprassensibile, visto che sarebbe l’unica realmente legittima, e la troviamo a lemma nel GRADIT come variante, senza marca d’uso. Io scrivo tutti i composti di questo tipo con doppia consonante, anche soprannazionale/sovrannazionale, soprarregionale/sovrarregionale, ecc. 

Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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Vorrei ricordare che di queste cose parlammo, già sei anni orsono, qui. 

Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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Se ne parlò anche qui. 

La lingua è un guado attraverso il fiume del tempo. Essa ci conduce alla dimora dei nostri antenati.
V. M. Illič-Svitič
V. M. Illič-Svitič
Ho trovato or ora un esempio autorevole e recentissimo di Luca Serianni (La lingua poetica italiana, Roma, Carocci, 2009, p. 44, grassetto mio):
Un meridionalismo sovrarregionale è invece comanno (in rima con inganno, danno e affanno) del sonetto O lasso me, che son preso ad inganno di Dante da Maiano…

Un meridionalismo sovrarregionale è invece comanno (in rima con inganno, danno e affanno) del sonetto O lasso me, che son preso ad inganno di Dante da Maiano…

Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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Mi sono imbattutto nel termine sovraddosaggio (in realtà l'ho trovato inzialmente con una sola d). Preso dal dubbio, ho fatto delle ricerche. Controllando il Sabatini-Coletti ho trovato che propone anche sovraddosaggio. Il Treccani dice:
«Si alterna con la variante sovra- e, come questa, produce di norma il raddoppiamento della consonante semplice con cui ha inizio la parola seguente (soprappiù, sovrapporre); ma questa regola, se è pressoché assoluta per le parole più diffuse e più antiche, è scarsamente seguita per voci non popolari, per composti moderni e quindi per la maggior parte dei termini tecnici (cfr. sopracomposto, sopracornice, sopradominante, soprametallo, soprarenale, sovratensione, ecc.) o per composti dei quali è in uso, con lo stesso sign. o con sopra in funzione avverbiale, anche la forma staccata; per parecchie parole, anche di uso com., si hanno oscillazioni più o meno sensibili tra le due grafie (sopralluogo o sopraluogo, soprattassa o sopratassa, sopravvalutare o sopravalutare, soprattutto o, meno spesso, sopratutto, ecc.)».
Il DOP, più sintetico, concorda col Treccani. Anche se sono accettabili entrambe, anch'io preferisco sovraddosaggio, mi viene più naturale.
«Si alterna con la variante sovra- e, come questa, produce di norma il raddoppiamento della consonante semplice con cui ha inizio la parola seguente (soprappiù, sovrapporre); ma questa regola, se è pressoché assoluta per le parole più diffuse e più antiche, è scarsamente seguita per voci non popolari, per composti moderni e quindi per la maggior parte dei termini tecnici (cfr. sopracomposto, sopracornice, sopradominante, soprametallo, soprarenale, sovratensione, ecc.) o per composti dei quali è in uso, con lo stesso sign. o con sopra in funzione avverbiale, anche la forma staccata; per parecchie parole, anche di uso com., si hanno oscillazioni più o meno sensibili tra le due grafie (sopralluogo o sopraluogo, soprattassa o sopratassa, sopravvalutare o sopravalutare, soprattutto o, meno spesso, sopratutto, ecc.)».
Il DOP, più sintetico, concorda col Treccani. Anche se sono accettabili entrambe, anch'io preferisco sovraddosaggio, mi viene più naturale.
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