Non si tratta d’un vero e proprio forestierismo, tuttavia questa mi sembra la sezione piú appropriata.
Nella Poetica dello spazio di G. Bachelard, a un certo punto compare il termine retentissement, accompagnato da una pigra nota a piè di pagina.
Molto spesso, proprio in una direzione contraria rispetto a quella della causalità, nel retentissement* studiato con tanta finezza da Minkowski, ci sembra di poter ritrovare le vere misure dell’essenza di un’immagine poetica.
*Preferiamo [Ettore Catalano] lasciare al francese retentissement la suggestiva carica empatico−immedesimativa che il vocabolo intrinsecamente possiede. Un equivalente italiano (che, in ogni caso, non potrebbe sinteticamente esprimere il processo complesso [sic!] presente nel francese retentissement) correrebbe facilmente il rischio di occultarne, in parte o del tutto, prorpio la ricchezza fenomenologica (per altro verso, ambigua). Del resto, lo stesso Bachelard chiarisce la distinzione tra risonanza e retentissement.
Andiamo al chiarimento!...
Le risonanze si disperdono sui differenti piani della nostra vita nel mondo, il retentissement ci invita ad un approfondimento della nostra esistenza. Nella risonanza sentiamo il poema, nel retentissement lo parliamo, è nostro. La molteplicità delle risonanze nasce allora dall’unità d’essere nel retentissement.
Cosa pensate di quest’ «occultamento» di un eventuale traducente italiano?
«Retentissement»
Moderatore: Cruscanti
- Sandro1991
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RETENTISSEMENT C. – P. anal. ou au fig. Série de répercussions, de conséquences due à tel ou tel fait, événement, etc.
[…]... Hegel, malgré son aversion déclarée pour les exemples, s’était attaché à donner une explication du mythe de la chute de l’homme: « Si nous examinons de plus près l’histoire de la chute, disait-il, nous trouvons, comme je l’ai dit déjà, qu’elle met en lumière le retentissement universel de la connaissance sur la vie spirituelle. (...) » Gracq, Argol, 1938, p. 40. (TLFi)
Dov’è la «carica empatico-immedesimativa»? E la «ricchezza fenomenologica»? Ve lo dico io: nella mente cieca di chi attribuisce arbitrariamente al forestierismo sfumature che di suo non ha.
[…]... Hegel, malgré son aversion déclarée pour les exemples, s’était attaché à donner une explication du mythe de la chute de l’homme: « Si nous examinons de plus près l’histoire de la chute, disait-il, nous trouvons, comme je l’ai dit déjà, qu’elle met en lumière le retentissement universel de la connaissance sur la vie spirituelle. (...) » Gracq, Argol, 1938, p. 40. (TLFi)
Dov’è la «carica empatico-immedesimativa»? E la «ricchezza fenomenologica»? Ve lo dico io: nella mente cieca di chi attribuisce arbitrariamente al forestierismo sfumature che di suo non ha.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
- Sandro1991
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