
Si diventa professore o professori?
Moderatore: Cruscanti
Si diventa professore o professori?
Sono incappato in questa frase: «Quando si diventa professore si entra nel collegio dei docenti»: è corretto quel singolare? Se la risposta è no, perché bisognerebbe usare il plurale? 

Gli esempi rinvenuti nell’archivio BIZ[a] mi portano a concludere che le due possibilità coesistono quando segue un sostantivo (con un aggettivo ci vuole per forza il plurale, salvo nell’uso antico). Mi pare tuttavia preferibile il singolare, non so dire il perché, vo a orecchio. Le attestazioni che seguono mostrano soprattutto il singolare, di gran lunga prevalente nella grande letteratura.
Il che depende da un’altra necessità naturale e ordinaria, quale fa che sempre bisogni offendere quegli di chi si diventa nuovo principe... (Machiavelli, Il Principe)
Ma perché di privato si diventa principe ancora in dua modi... (ibid.)
Come si diventa adulatore? (Aretino, La cortigiana)
E non parlo solamente a’ preti: anzi non li voglio nemmen nominare, per la ragione che ho gridato contro i preti di Roma quando e dove nessuno osava; ora che a picchiar sul prete ci si diventa cavaliere, mi vien voglia di lasciarli vivere. (D’Azeglio, I miei ricordi)
Fumi aristocratici! Non si diventa contessa di punto in bianco! (Capuana, Giacinta)
È una grande trasformazione, quando si diventa padri; il mondo, la nostra vita, non ci appaiono più quelli. (Oriani, Gelosia)
Qui mi sonerebbe meglio quando si diventa padre...
Il che depende da un’altra necessità naturale e ordinaria, quale fa che sempre bisogni offendere quegli di chi si diventa nuovo principe... (Machiavelli, Il Principe)
Ma perché di privato si diventa principe ancora in dua modi... (ibid.)
Come si diventa adulatore? (Aretino, La cortigiana)
E non parlo solamente a’ preti: anzi non li voglio nemmen nominare, per la ragione che ho gridato contro i preti di Roma quando e dove nessuno osava; ora che a picchiar sul prete ci si diventa cavaliere, mi vien voglia di lasciarli vivere. (D’Azeglio, I miei ricordi)
Fumi aristocratici! Non si diventa contessa di punto in bianco! (Capuana, Giacinta)
È una grande trasformazione, quando si diventa padri; il mondo, la nostra vita, non ci appaiono più quelli. (Oriani, Gelosia)
Qui mi sonerebbe meglio quando si diventa padre...
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
-
- Interventi: 1725
- Iscritto in data: mar, 19 set 2006 15:25
A mio modo di vedere è preferibile il singolare perché siamo in presenza di una forma impersonale.
«Nostra lingua, un giorno tanto in pregio, è ridotta ormai un bastardume» (Carlo Gozzi)
«Musa, tu che sei grande e potente, dall'alto della tua magniloquenza non ci indurre in marronate ma liberaci dalle parole errate»
«Musa, tu che sei grande e potente, dall'alto della tua magniloquenza non ci indurre in marronate ma liberaci dalle parole errate»
Sí, ma dicevo appunto che col ‘si’ impersonale, si ha di norma l’aggettivo al plurale: Quando si è ricchi, quando si è giovani... In questo senso, per il sostantivo invece dell’aggettivo, parrebbe contraddittorio addurre la spiegazione del costrutto impersonale...
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
Chi c’è in linea
Utenti presenti in questa sezione: Nessuno e 1 ospite