evit. nello zingarelli
Moderatore: Cruscanti
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evit. nello zingarelli
come interpretare l'indicazione evit. nello zingarelli? la parola cui si riferisce è da considerare errore o semplicemente un uso del termine da fonte non dotta? grazie.
«Da evitare» significa che una pronuncia, una costruzione, ecc., è considerata non pienamente accettabile in un registro di lingua medio.
Benvenuto anche da parte mia!
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Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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il mio dubbio è su parole come de'vio o devjo, v.v. deviare (il secondo è da evitare per lo zingarelli, anche se il de mauro li considera ugualmente accettabili). stesso discorso per dapertutto e dappertutto. mi chiedo: se fosse davvero errore, che bisogno ci sarebbe di riportarli come varianti di un termine maggiormente usato? grazie.
Sono forme nell’adoperare le quali ci si espone alla censura sociolinguistica, passando per ignoranti. I dizionari si credono oggigiorno in dovere di descrivere la lingua esattamente come la usano i parlanti, e quindi registrano anche le forme errate, talvolta senza indicazione di preferibilità. Purtroppo.
P.S. Le chiederei cortesemente d’inserire le maiuscole a inizio di frase: non ci dimentichiamo che siamo nel Sacerrimo Delubro dell’Idioma Gentil (sonante e puro), e non si profana la lingua nel tempio.
P.S. Le chiederei cortesemente d’inserire le maiuscole a inizio di frase: non ci dimentichiamo che siamo nel Sacerrimo Delubro dell’Idioma Gentil (sonante e puro), e non si profana la lingua nel tempio.

Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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Per prima cosa mi scuso per il goffo (non) uso delle maiuscole. Sono solo un novizio...
Ma vorrei andare oltre. Chi stabilisce quella censura a cui qui si accenna? La parola "dapertutto", forma evitata della più nota "dappertutto", va considerata un errore? Incalzo con questo esempio perchè, comparendo su un autorevole dizionario come lo Zingarelli e non essendo l'originaria locuzione "da per tutto" sottoposta ad un rigida regola grammaticale, mi lascia in un vicolo cieco. Non disponendo di un ricchissimo Salvatore Battaglia in 21 volumi, chiedo lumi da profano quale mi sento di fronte ad una lingua bellissima ed allo stesso tempo insidiosa.

Ma vorrei andare oltre. Chi stabilisce quella censura a cui qui si accenna? La parola "dapertutto", forma evitata della più nota "dappertutto", va considerata un errore? Incalzo con questo esempio perchè, comparendo su un autorevole dizionario come lo Zingarelli e non essendo l'originaria locuzione "da per tutto" sottoposta ad un rigida regola grammaticale, mi lascia in un vicolo cieco. Non disponendo di un ricchissimo Salvatore Battaglia in 21 volumi, chiedo lumi da profano quale mi sento di fronte ad una lingua bellissima ed allo stesso tempo insidiosa.
La società.giusepperub ha scritto:Chi stabilisce quella censura a cui qui si accenna?
Sí, è un errore ortografico perché nell’italiano normale la preposizione da determina il raddoppiamento fonosintattico (o cogeminazione): dappertutto, davvero, dappoco, dabbene, daccapo, ecc.giusepperub ha scritto:La parola "dapertutto", forma evitata della più nota "dappertutto", va considerata un errore?
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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- Iscritto in data: dom, 08 apr 2012 21:10
Infatti, vedrà che in molti filoni qui ho ripetutamente affermato che non esistono piú dizionari normativi, cioè che indicano in maniera rigorosa qual è la norma. I dizionari attuali sono fotografie dello stato della lingua, non guide al buon uso, come invece sarà il dizionario che sto compilando, il DiNo. 

Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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Compimenti per l'idea. Studio filosofia e tendo a pensare che il mondo (e con esso la lingua) sia un universo elasticamente strutturato, autogovernantesi, in cui la rigidezza di regole esteriori non dà ragione della sua complessità e, perchè no, della sua bellezza. Ma con questo non intendo dire che il suo progetto non sia ammirevole. Il peggio che possa accadere è che occorra un ristampa nel giro di una decina d'anni...
Ancora buona fortuna!

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Grazie! 
Certo, la lingua cambia nel tempo, lo possiamo osservare; ma secondo me non bisogna incoraggiare il cambiamento, e questo perché cosí facendo, ci allontaniamo dal lungo legame che abbiamo con i testi antichi, che possiamo leggere ancor oggi con una certa facilità. La continuità dovrebbe essere vista come un pregio e non un difetto. Ci saranno naturalmente aggiornamenti, se il mio dizionario verrà pubblicato.

Certo, la lingua cambia nel tempo, lo possiamo osservare; ma secondo me non bisogna incoraggiare il cambiamento, e questo perché cosí facendo, ci allontaniamo dal lungo legame che abbiamo con i testi antichi, che possiamo leggere ancor oggi con una certa facilità. La continuità dovrebbe essere vista come un pregio e non un difetto. Ci saranno naturalmente aggiornamenti, se il mio dizionario verrà pubblicato.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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- Iscritto in data: sab, 06 set 2008 15:30
Mi permetto di consigliare a giusepperub la consultazione del DOP per fugare i suoi dubbi ortografici.
...E ortoepici.PersOnLine ha scritto:Mi permetto di consigliare a giusepperub la consultazione del DOP per fugare i suoi dubbi ortografici.

- Sandro1991
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- Iscritto in data: lun, 28 nov 2011 19:07
Caro Sandro, cerco di restare coi piedi per terra e di considerare tutte le eventualità. I miei amici giornalisti mi assicurano il successo dell’opera, ma bisogna vedere. In quest’era assurda, mi aspetto perfino una risposta del tipo: Non è la Terra a girare intorno al Sole, ma il Sole a girare intorno alla Terra. 

Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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