«Nonché»
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«Nonché»
Il nonché col valore di ‘e’, ‘e anche’, ‘e inoltre’, ‘come pure’ è generalmente considerato un burocratismo (per esempio dal Treccani, ma anche dal Gabrielli e dal De Agostini). Senza abusarne – perché ogni abuso è stucchevole –, non sono molto d’accordo sulla sua condanna con questo valore, che ha illustri esempi (se interpreto bene). Inoltre, può avere una funzione espressiva nel mettere in risalto l’ultimo termine di una serie senza ripetere ‘e’. Ecco gli esempi.
...del vario stile in ch’io piango et ragiono,
fra le vane speranze e ’l van dolore,
ove sia chi per prova intenda amore,
spero trovar pietà, nonché perdono. (Petrarca, Canzoniere)
Queste tutte cose difficilissime, Lionardo, stimi tu sia facile trovarle tutte in una donna, nonché in tante di quante bisogna a una famiglia grande e simile alla nostra? (Leon Battista Alberti, I libri della famiglia)
Quindi s’argomenti quanto è facile che queste due vocali si scambino l’una coll’altra nella pronunzia umana, anche in uno stesso tempo e popolo, nonché in diversi tempi e nazioni e climi. (Leopardi, Zibaldone)
E per prendersi la rivincita m’additò in prova a mia moglie che rideva, ah rideva, si buttava via dalle risa, certo per quello che avevo detto, ma fors’anche per l’effetto di quelle mie parole su Quantorzo, nonché per lo sbalordimento che n’era seguito in me e che senza dubbio ridestava in lei finalmente la piú lampante immagine della nota e cara sciocchezza del suo Gengè. (Pirandello, Uno, nessuno, centomila)
...del vario stile in ch’io piango et ragiono,
fra le vane speranze e ’l van dolore,
ove sia chi per prova intenda amore,
spero trovar pietà, nonché perdono. (Petrarca, Canzoniere)
Queste tutte cose difficilissime, Lionardo, stimi tu sia facile trovarle tutte in una donna, nonché in tante di quante bisogna a una famiglia grande e simile alla nostra? (Leon Battista Alberti, I libri della famiglia)
Quindi s’argomenti quanto è facile che queste due vocali si scambino l’una coll’altra nella pronunzia umana, anche in uno stesso tempo e popolo, nonché in diversi tempi e nazioni e climi. (Leopardi, Zibaldone)
E per prendersi la rivincita m’additò in prova a mia moglie che rideva, ah rideva, si buttava via dalle risa, certo per quello che avevo detto, ma fors’anche per l’effetto di quelle mie parole su Quantorzo, nonché per lo sbalordimento che n’era seguito in me e che senza dubbio ridestava in lei finalmente la piú lampante immagine della nota e cara sciocchezza del suo Gengè. (Pirandello, Uno, nessuno, centomila)
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
- Ferdinand Bardamu
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Scusami, Marco, ma, secondo me, almeno per gli esempi dei primi tre autori, nonché vale non solo:
… spero trovar pietà, nonché perdono (=‹non solo perdono, ma anche pietà›)
… stimi tu sia facile trovarle tutte in una donna, nonché in tante di quante bisogna a una famiglia grande e simile alla nostra (=‹stimi tu sia facile trovarle non solo in tante donne quante… ma persino in una donna [soltanto]›)
Quindi s’argomenti quanto è facile che queste due vocali si scambino l’una coll’altra nella pronunzia umana, anche in uno stesso tempo e popolo, nonché in diversi tempi e nazioni e climi. (=‹queste vocali si scambiano facilmente l'una con l'altra non solo in tempi diversi… ma perfino in uno stesso tempo e popolo›)
L'unico esempio genuino, a mio parere, di nonché con valore di ‹e› è quello di Pirandello. Dal canto mio, continuo a rifuggire da quest'accezione, ma riconosco una mia idiosincrasia per tutto quel che suona burocratico.
… spero trovar pietà, nonché perdono (=‹non solo perdono, ma anche pietà›)
… stimi tu sia facile trovarle tutte in una donna, nonché in tante di quante bisogna a una famiglia grande e simile alla nostra (=‹stimi tu sia facile trovarle non solo in tante donne quante… ma persino in una donna [soltanto]›)
Quindi s’argomenti quanto è facile che queste due vocali si scambino l’una coll’altra nella pronunzia umana, anche in uno stesso tempo e popolo, nonché in diversi tempi e nazioni e climi. (=‹queste vocali si scambiano facilmente l'una con l'altra non solo in tempi diversi… ma perfino in uno stesso tempo e popolo›)
L'unico esempio genuino, a mio parere, di nonché con valore di ‹e› è quello di Pirandello. Dal canto mio, continuo a rifuggire da quest'accezione, ma riconosco una mia idiosincrasia per tutto quel che suona burocratico.
Eppure il Sabatini-Coletti (edizione 1997) cita l’esempio petrarchesco per quest’accezione:
2 E inoltre, e anche; aggiunge elementi, almeno di pari importanza, a quanto detto nella frase precedente: gli ho raccomandato di essere guardingo, nonché di segnalare subito movimenti sospetti alla polizia; l’alluvione ha interrotto strade e ferrovie, nonché danneggiato seriamente il raccolto; «spero trovar pietà, non che perdono» (Petrarca); spec. nel l. burocratico, si usa a conclusione di un elenco (al posto di una semplice e) con lo scopo di differenziare un dato rispetto ad altri presenti nella stessa serie: il candidato dovrà sostenere una prova scritta e una orale sulle materie previste nel bando, nonché dare prova di conoscere almeno una lingua straniera.
L’accezione ‘non solo’ presuppone la «correlazione con una frase successiva che esprime il concetto di maggior rilievo», del tipo (riprendo gli esempi del DISC 1997):
nonché negligente, è anche malfidato; ha rotto i rapporti nonché con i parenti, con molti amici; gli abbiamo dato nonché consigli, aiuti concreti per risolvere la sua situazione; queste cose, nonché scrivere, non le devi neppur pensare; «Nulla speranza li conforta mai, / nonché di posa, ma di minor pena» (Dante); «don Abbondio, non che pensare a trasgredire una tal legge, si pentiva anche dell’aver ciarlato con Perpetua» (Manzoni); «Centomila opere di vera poesia non nascono, nonché in mezzo secolo, nemmeno in alcuni millenni» (Croce)
2 E inoltre, e anche; aggiunge elementi, almeno di pari importanza, a quanto detto nella frase precedente: gli ho raccomandato di essere guardingo, nonché di segnalare subito movimenti sospetti alla polizia; l’alluvione ha interrotto strade e ferrovie, nonché danneggiato seriamente il raccolto; «spero trovar pietà, non che perdono» (Petrarca); spec. nel l. burocratico, si usa a conclusione di un elenco (al posto di una semplice e) con lo scopo di differenziare un dato rispetto ad altri presenti nella stessa serie: il candidato dovrà sostenere una prova scritta e una orale sulle materie previste nel bando, nonché dare prova di conoscere almeno una lingua straniera.
L’accezione ‘non solo’ presuppone la «correlazione con una frase successiva che esprime il concetto di maggior rilievo», del tipo (riprendo gli esempi del DISC 1997):
nonché negligente, è anche malfidato; ha rotto i rapporti nonché con i parenti, con molti amici; gli abbiamo dato nonché consigli, aiuti concreti per risolvere la sua situazione; queste cose, nonché scrivere, non le devi neppur pensare; «Nulla speranza li conforta mai, / nonché di posa, ma di minor pena» (Dante); «don Abbondio, non che pensare a trasgredire una tal legge, si pentiva anche dell’aver ciarlato con Perpetua» (Manzoni); «Centomila opere di vera poesia non nascono, nonché in mezzo secolo, nemmeno in alcuni millenni» (Croce)
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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- Iscritto in data: ven, 13 apr 2012 9:09
Per me, a senso, la frase di Petrarca
"… spero trovar pietà, nonché perdono"
è: spero di trovare non solo pietà, ma anche perdono.
in base alla posizione del "nonché", come sottolineato già da altri, ma anche del significato: si può avere pietà di una persona, ma non per questo giustificarla o addirittura perdonarla; mentre nel momento in cui si arriva al perdono, c'è già stata pietà e anche comprensione. Non credo che Petrarca, da fine conoscitore e scrittore dei moti dell'animo umano qual'era, non tenesse conto di questa sequenza di stati d'animo.
Nell'uso attuale, a parte il linguaggio burocratico, si possono avere elenchi anche negli altri campi tecnici, e in quel caso "nonché" secondo me è utile per disgiugere un primo elenco di cose, da una ulteriore che si aggiunge all'elenco ma che mantiene in qualche modo una sua identità. Insomma, può rafforzare ed evidenziare un elemento che emerge rispetto agli altri, magari in seconda istanza.
Se si riesce a farne un uso oculato - non lo vendono al supermercato in bustine da 150 pezzi, come le virgole, che si spargono a piene mani... - può dare maggior espressività e chiarezza al discorso, secondo me.
"… spero trovar pietà, nonché perdono"
è: spero di trovare non solo pietà, ma anche perdono.
in base alla posizione del "nonché", come sottolineato già da altri, ma anche del significato: si può avere pietà di una persona, ma non per questo giustificarla o addirittura perdonarla; mentre nel momento in cui si arriva al perdono, c'è già stata pietà e anche comprensione. Non credo che Petrarca, da fine conoscitore e scrittore dei moti dell'animo umano qual'era, non tenesse conto di questa sequenza di stati d'animo.
Nell'uso attuale, a parte il linguaggio burocratico, si possono avere elenchi anche negli altri campi tecnici, e in quel caso "nonché" secondo me è utile per disgiugere un primo elenco di cose, da una ulteriore che si aggiunge all'elenco ma che mantiene in qualche modo una sua identità. Insomma, può rafforzare ed evidenziare un elemento che emerge rispetto agli altri, magari in seconda istanza.
Se si riesce a farne un uso oculato - non lo vendono al supermercato in bustine da 150 pezzi, come le virgole, che si spargono a piene mani... - può dare maggior espressività e chiarezza al discorso, secondo me.
- Ferdinand Bardamu
- Moderatore
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Per Marco: vero quello che scrive il DISC, ma rileggendo gli esempi mi sembra di capire che l'interpretazione ‹non solo…, ma anche…› non sia cosí peregrina, sebbene non sia sancita ufficialmente. Mi sbaglio?
Per esempio, nel sonetto del Petrarca, quell'ultimo verso citato lo capisco cosí (perdonate la banalizzazione): «Spero di trovare non solo il perdono – quello è scontato, ché siam tutti cristiani – ma anche la solidarietà di chi sa cos'è l'amore».
Non voglio, naturalmente, insistere a difendere la mia posizione, ma solo sapere se può reggere. Tuttavia, l'uso di nonché per ‹e› mi è indigesto: l'associo a certa retorica politica tronfia e a un parlare sbirresco, come coloro i quali per ‹chi› o ‹quelli che›.
Per esempio, nel sonetto del Petrarca, quell'ultimo verso citato lo capisco cosí (perdonate la banalizzazione): «Spero di trovare non solo il perdono – quello è scontato, ché siam tutti cristiani – ma anche la solidarietà di chi sa cos'è l'amore».
Non voglio, naturalmente, insistere a difendere la mia posizione, ma solo sapere se può reggere. Tuttavia, l'uso di nonché per ‹e› mi è indigesto: l'associo a certa retorica politica tronfia e a un parlare sbirresco, come coloro i quali per ‹chi› o ‹quelli che›.
Anche il Battaglia ascrive questo verso del Petrarca all’accezione 1, che riporto:
Con valore aggiuntivo, premesso o in relazione col maggiore o piú importante di due termini messi a confronto (per lo piú conferendogli una connotazione di ovvietà), serve a richiamare l’attenzione sul minore o sul meno significativo e viceversa: oltre che, oltre a, e inoltre (ma nell’uso mod. e, in partic., burocratico, tende ad assumere il valore di una transazione, di una semplice unione fra due termini, allo scopo di variare il polisindeto).
Poi, si sa, le grandi opere danno sempre luogo a molteplici interpretazioni.
Con valore aggiuntivo, premesso o in relazione col maggiore o piú importante di due termini messi a confronto (per lo piú conferendogli una connotazione di ovvietà), serve a richiamare l’attenzione sul minore o sul meno significativo e viceversa: oltre che, oltre a, e inoltre (ma nell’uso mod. e, in partic., burocratico, tende ad assumere il valore di una transazione, di una semplice unione fra due termini, allo scopo di variare il polisindeto).
Poi, si sa, le grandi opere danno sempre luogo a molteplici interpretazioni.

Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
Chi c’è in linea
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