1) Ormai, alla tivvú, alla radio e persino al cinema càpita sempre piú spesso d’udire strafalcioni ortoepici in grado di farci tremar le vene e i polsi; sicché mi pare ci sia l’urgente necessità d’un bel «filone di sfogo».

2) Giacché nei «dizionari di pronunzia» non v’è spazio per il gusto personale, mi sembrava interessante condivider le nostre pronunce preferite cosí come quelle che, per un motivo o per l’altro, non riusciamo proprio a farci piacere. (Mi riferisco, chiaramente, a quei –piuttosto numerosi– casi in cui si può scegliere tra una /e/ e una /ɛ/, tra una /o/ e una /ɔ/, tra una /ʦ/ e una /ʣ/… e, perché no, tra una geminazione in piú e una in meno; nonché, ovviamente, tra varie posizioni dell’accento.)
Per quanto riguarda il primo punto, vi cito un *«liquòre» sentito in un doppiaggio cinematografico (!) e un *«trè» (!!) sentito nel doppiaggio d’un cartone animato. Per non parlare, poi, dei frequenti «qualsia/z/i»… Inoltre, non mi càpita quasi mai di sentir un doppiatore romano cogeminare la «b», per ipercorrettismo: *[vaˈbɛːne]. O, al contrario, son capaci di ripetere *[labˈbaŋːka] quattro volte di fila… Infine, quant’è fastidioso *«pèrformans»?
Riguardo al secondo punto, la lista sarebbe infinita. Personalmente, non sopporto la pronuncia sdrucciola di «edile», «pudico», «rubrica», «scandinavo», «zaffiro» &c; m’infastidisce che quasi nessuno sappia dire «saspèns»; non mi piace affatto la /*ʣ/ in «zampa», «zio», «zucchero» &c; adoro la /ʣʣ/ in «brezza», «olezzo» e simili; mi piace la pregeminazione di «dio», «dèi»; sono affezionato al vecchio «guaína»; mi rifiuto di dire «leccòrnia»; preferisco l’etimologico e appagante «intèro» –non me ne vogliate– al toscano «intéro»; detesto la /ʣ/ in «menzogna», «nazismo» e «razzismo»; non mi piace «pran/ʦ/o»; mi spiace che stia sparendo la pronuncia «tèschio»; eccetera, eccetera…
Passando agli errori veri e propri, per me i peggiori «pugni in un orecchio» sono, tra gli altri: i monosillabi *mè, *pèr, *sè, *tè; *quèsto e *quèllo; *mèttere e derivati; il diminutivo *–ètto/a; il “nordico” *[vaˈbeːne]; la pronuncia chiusa di /-jɛ-/; il *frèsco e il *frèddo… Insomma, chi piú ne ha piú ne metta.
E voi? Quali pronunce vi raggelano? Quali, invece, accendono il vostro cuore d’italofoni?
