Congiuntivo imperfetto a inizio frase

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Zabob
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Congiuntivo imperfetto a inizio frase

Intervento di Zabob »

Ci sono delle frasi che esordiscono con il congiuntivo imperfetto che non mi convincono del tutto. Penso che espressioni come «Cascasse il mondo, non lo farò» oppure «Vincessi alla lotteria, mi comprerei una casa» si possono giustificare considerando l'omissione di un "anche se" o di un "se", rispettivamente.
Mi convincono meno frasi come «Venisse! vedrà come l'accolgo!» oppure «Venissero pure i ladri, tanto non c'è niente da rubare»: la mia prof. avrebbe detto che vanno sostituite con «Che venga...» e «Che vengano...».
Ad analizzare questi due esempi, da un lato giustifico l'imperfetto poiché si possono enunciare anche nella forma «Se venisse, vedrebbe come l'accolgo» e «Anche se venissero, (tanto) non c'è niente da rubare»; dall'altro lato, mi sembra lecito il presente per analogia con le forme all'imperativo «Vieni, vedrai...» o «Vengano pure, signori ladri... :)».

Un'altra domanda: «Volesse il cielo che vi sposiate!» o «Volesse il cielo che vi sposaste!»? Io propenderei per la prima. Eppure trovo solo esempi con i due imperfetti.
Oggi com'oggi non si sente dire dieci parole, cinque delle quali non sieno o d'oltremonte o nuove, dando un calcio alle proprie e native. (Fanfani-Arlìa, 1877)
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Marco1971
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Intervento di Marco1971 »

Il congiuntivo imperfetto a inizio di frase è perfettamente corretto per esprimere un desiderio: fosse vero!, non l’avessi mai detto!, ecc. (cfr Serianni XIII.34).

Per quanto riguarda Voglia/volesse il cielo che, dice sempre Serianni (XIII.36 a):

Voglia/volesse il cielo che ammette entrambi i tempi (piú precisamente, voglia richiede il congiuntivo presente, come nell’esempio manzoniano citato sopra; volesse può costruirsi sia col presente sia con l’imperfetto).

S’una questione affine, potrebbe incuriosirla questo filone. :)
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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Zabob
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Intervento di Zabob »

La ringrazio per le sue sempre pronte e puntuali delucidazioni. Quindi: «Voglia/volesse il cielo che vi sposiate» se i potenziali coniugi intendono convolare a giuste nozze ma lo vieta qualche contingenza; «volesse il cielo che vi sposaste» se il matrimonio appare un'eventualità remota.

L'uso del cong. imperf. per esprimere un desiderio (cong. ottativo, se non sbaglio) significa anche che una frase come «Vedessi com'è cresciuta!» sottintende un «Vorrei che vedessi...»?
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Marco1971
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Intervento di Marco1971 »

Di nulla! :)

Nella frase (Tu) vedessi com’è cresciuta! vedrei piuttosto l’ellissi di Se solo [tu vedessi...].
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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Zabob
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Intervento di Zabob »

In una frase come «Provasse a toccarti! Farà i conti con me» tuttavia il "desiderio" non lo vedo, nel senso che non auspicherei certo che la persona di cui si parla facesse del male a quella cui mi sto rivolgendo.
E infatti non si può chiamare in causa l'ellissi di «[se solo] Provasse...» né di «[vorrei che] Provasse...», poiché, a differenza di «Vedessi com'è cresciuta!», alla 2ª persona direi «Prova a toccarla!», e non «Provassi a toccarla!». Forse perché la forma corretta alla 3ª pers. sarebbe «Che [lui] provi a toccarti», col cong. presente?
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Marco1971
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Intervento di Marco1971 »

Sempre nella grammatica di Serianni, si legge (XIII.36 b):

Alcuni grammatici interpretano il congiuntivo volitivo e ottativo come risultato di un’ellissi («fosse vero!» = «vorrei che fosse vero», ecc.). Ma è ipotesi non necessaria, se si tien conto che il congiuntivo ha come suo valore costitutivo quello di segnalare «all’ascoltatore che le cose potrebbero essere diverse da quel che sono e che il parlante ha un atteggiamento affettivo anziché obiettivo verso questa possibilità» (HALL 1974-1975: 110).

Siamo insomma in presenza di un costrutto ben radicato da tempo immemorabile nella nostra lingua – una sorta d’idiotismo –, costrutto che, pertanto, non abbisogna realmente di giustificazioni per ellissi.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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Zabob
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Intervento di Zabob »

Ritengo applicabile la solita distinzione:
  • «Vengano pure i ladri!», «Che provi a toccarti!» (cong. presente per indicare evento ritenuto possibile, minaccia concreta)
  • «Venissero pure i ladri, ecc.», «Provasse a toccarti!» (cong. imperf. per indicare evento ritenuto improbabile, minaccia velata o immaginata)
Se è così, meglio "cascasse il mondo" che "caschi il mondo", entrambi attestati: è un evento talmente improbabile da dar vita a un'iperbole.

Segnalo anche un certo uso siciliano: «"Mi scusasse" fece avvilito Fazio» (Camilleri); questo a mio avviso è difficilmente spiegabile se non con l'ellissi di "vorrei che". Che ne pensa?
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Marco1971
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Intervento di Marco1971 »

Credo che il congiuntivo imperfetto al posto del presente non sia caratteristico della sola Sicilia, ma di gran parte dell’Italia meridionale. Purtroppo non trovo piú il mio Rohlfs (dove so che questo è trattato abbastanza distesamente) – perso fra gli scatoloni in cantina...
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Intervento di Marco1971 »

Non sarà male, per amor di chiarezza e come scheda di riferimento per gli utenti presenti e futuri, proporre qui in versione abbreviata la chiara trattazione che del congiuntivo in frasi autonome offre la grammatica di Giuseppe Patota (Grammatica di riferimento dell’italiano contemporaneo, Novara, De Agostini Scuola S.p.A. – Garzanti Linguistica, 2006, p. 119). Non ricopio tutto; mi limito a riassumere.

Congiuntivo esortativo

Esprime un ordine, un comando, un invito o un’esortazione. Nella terza persona singolare e plurale può essere preceduto da che:

(Che) nessuno si muova!; Proviamo!; (Che) quei due se ne vadano!

Congiuntivo dubitativo

Esprime un dubbio, sia presente (col congiuntivo presente), sia passato (col congiuntivo passato); è sempre introdotto da che:

Che venga Mario?; Che abbiano sbagliato strada?

Congiuntivo esclamativo

Esprime un’esclamazione. Si distinguono due forme: congiuntivo presente o passato, introdotto da che:

Che un biglietto del cinema costi cosí caro!; Che un biglietto del cinema sia costato cosí caro!

E congiuntivo imperfetto o trapassato della seconda persona singolare e plurale (specie dei verbi sapere, vedere, sentire), preceduto o no da se:

(Se) sapessi quanti bei monumenti ci sono a Viterbo!; (Se) avessi visto quanto era bello quel bambino!

Congiuntivo desiderativo

Esprime un desiderio, col congiuntivo imperfetto o trapassato, spesso accompagnato da magari, almeno, se, volesse il cielo che, una buona volta:

Smettessimo di litigare, una buona volta!; Non l’avessi mai detto!

Col verbo potere si può usare anche il congiuntivo presente: Possa tu vivere felice.
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Intervento di Zabob »

Marco1971 ha scritto:Congiuntivo esortativo

Esprime un ordine, un comando, un invito o un’esortazione. Nella terza persona singolare e plurale può essere preceduto da che:

(Che) nessuno si muova!; (Che) quei due se ne vadano!
E come si distingue dalle terze persone dell'imperativo (a parte l'uso delle stesse quali forme di cortesia)?
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Marco1971
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Intervento di Marco1971 »

Non capisco bene la necessità di distinguere: l’imperativo di cortesia mutua le forme dal congiuntivo; poi alla fine la funzione è la stessa...
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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