«Provenire a»?

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Andrea Russo
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«Provenire a»?

Intervento di Andrea Russo »

Alla voce «dittologia» dell'Enciclopedia Dantesca in linea (accessibile dal sito dell'Enciclopedia Treccani) si legge:
«L'uso frequente di esprimere dei concetti per mezzo di coppie di sinonimi o di vocaboli i cui significati s'integrano proviene a D[ante] da uno stilema diffuso nelle letterature romanze, una specie di iterazione sinonimica, che non trova però riscontro nella trattatistica antica e medievale» (grassetto mio).

Quel proviene a non lo capisco granché. Sul Treccani in linea si trovano solo esempi con da – e cosí anche in altri dizionari– che hanno però un valore diverso.

Qualcuno sa dirmi se si tratta d'un errore o se effettivamente provenire a è attestato (evidentemente in contesti letterari o antichi)?
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Marco1971
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Intervento di Marco1971 »

È una costruzione regolare, caro Andrea, col complemento di termine, come quando si dice Non so donde gli venga tutta quell’energia (= ‘venga a lui’). Un esempio di Pirandello:

La paura che egli aveva del bujo della notte gli proveniva da quella volta che il figlio di zi’ Scarda, già suo padrone, aveva avuto il ventre e il petto squarciati dallo scoppio della mina, e zi’ Scarda stesso era stato preso in un occhio. (Dal naso al cielo, «Ciàula scopre la luna»)

P.S. Sposto nella sezione Sintassi.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
Andrea Russo
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Intervento di Andrea Russo »

La ringrazio della risposta! :wink:
Ormai m'ero fissato con la mia interpretazione e non ne uscivo piú!
A ogni modo continuo a pensare che la frase, impostata in questo modo, non sia delle migliori.
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Marco1971
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Intervento di Marco1971 »

È forse una questione di abitudine, perché davvero la frase da lei citata a me pare impeccabile. Ecco altri due esempi, pescati in Google Libri (do solo la data):

Faccia loro praticamente osservare quanto bene risulta da questa vicendevole condiscendenza, e reciprocità di uffizj, e quanto male proviene a ciascheduno dall’urtare gli uni contro gli altri. (1821)

La lettera che proviene a Lei da Sua Maestà il Re, ecco ve la mando; però Sua Maestà mi ha detto di fare amicizia con Baldissera. (1897)
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
Andrea Russo
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Intervento di Andrea Russo »

Marco1971 ha scritto:È forse una questione di abitudine
Probabile! :D

Grazie di nuovo per le risposte e gli esempi. Perlomeno adesso mi risulta piú normale...
Ma non è che c'è una forma piú comune che ha finito per "soppiantare" (o comunque ridurre) l'occorrenza di provenire a?
Avatara utente
Marco1971
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Intervento di Marco1971 »

Direi il semplice venire:

...quanto male viene a ognuno...

La lettera che viene a Lei da... / La lettera che Le viene da...


Poi, caso per caso, ci saranno verbi sostitutivi piú acconci. Ma ribadisco che provenire a... da... è italiano perfetto. :)
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
Andrea Russo
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Iscritto in data: dom, 23 ott 2011 22:37

Intervento di Andrea Russo »

Perfetto!
Comunque non metto in dubbio che sia italiano perfetto, ci mancherebbe: dico solo che non è una costruzione che uso e/o sento tutt'i giorni.
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