Innanzitutto, benvenuto.
2barconi ha scritto:Sono arrivato a questo vecchio 3d…
In questo fòro cerchiamo di non adoperare forestierismi inutili, come
thread (
3d, poi, sembra un incomprensibile miscuglio d’italiano e inglese); come avrà notato, noi diciamo
filone (
di discussione). Veda il
punto 9 del nostro decalogo.
2barconi ha scritto:Sono d’accordo con Fausto. “Quest’oggi” più que una inesattezza etimologica, è una stupidaggine logica - non cè discussione possibile su questo - e come tale suona a noi, non italiani.
Le lingue naturali contengono tutte molte espressioni illogiche. Il
collo della bottiglia è un vero collo? La montagna ha i piedi, il tavolo ha le gambe? Perché la patata, in francese, dovrebbe essere una «mela di terra»? E com’è bizzarro dire
quattro-venti per
ottanta!
Come ha già detto benissimo Marco, si tratta di un semplice rafforzativo: non c’è motivo di gridare alla stupidaggine.
2barconi ha scritto:Giustificare poi l’uso di tale enfasi nel linguaggio corrente per l’uso che ne hanno fatto poeti e literati è una sciocchezza come dire che gli orologi devono essere gocciolanti come li dipingeva Dalì. L’artista può fare quello che vuole sia con le parole che con le forme 3d 2d che siano, non vorrei le nostre città assomigliasero a quelle che Bosch rapresentaba. Inoltre il ricorso alla autorità (poeti e literati cittati) per giustificare o dimostrare qualcosa è ben povera arma per la discussione del merito.
Beh, nemmeno codesta argomentazione è tanto solida. Qui teniamo a caro l’uso illustre dei grandi scrittori della tradizione. In quest’ottica, l’attestazione di un’espressione presso i maggiori esponenti della nostra letteratura è un fatto di cui non si può non tener conto, per lo meno se si ha a cuore la preservazione del registro piú alto della lingua.
È di tutta evidenza, però, che il caso di cui discutiamo qui è completamente diverso.
Quest’oggi è un’espressione comunissima, giustificata, come è già stato detto, dalla volontà di rafforzare il concetto, e avallata dall’uso illustre. Il parallelo con l’arte figurativa, mi perdoni, c’entra molto poco.
2barconi ha scritto:Va bene che l’Italia sia terra di naviganti e poeti ma non è questione di esagerare, non tutti lo sono e non tutto il tempo, cioè, cè un linguaggio poetico e uno giornaliero. Non credo che quelli grandi poeti menzionati parlassero con suoi vicini nella stessa maniera che scrivevano le loro masterpiece, sarebbe ridicolo.
Nemmeno codesta argomentazione è molto centrata. Non stiamo discutendo di una locuzione o un vocabolo d’uso poetico (es.
egro,
alma,
fia,
fora, ecc.), il cui ricupero è impossibile nella lingua di tutt’i giorni, ma di un’espressione ordinaria, banale, nota a tutti.
2barconi ha scritto:Neanche il ricorso alla storia lontana e ai dialetti è pertinente…
Al contrario, è pertinentissimo, perché mostra come certi meccanismi di rafforzamento siano del tutto naturali nelle lingue. Pensi a
salir su o
scender giú, del linguaggio colloquiale.
2barconi ha scritto:Detto questo, le lingue non si discutono ma a livello popolare si usano come sono, è molto difficile essere critici con la lingua madre, attorno alla quale prende forma il pensiero.
Appunto!
2barconi ha scritto:Per condividere con voi altre perplesità nelle quali ci imbattiamo gli stranieri con la lingua italiana (almeno quelli provenienti dall’inglese e dallo spagnolo) vi menziono queste, senza entrare nel merito: il salto logico “un dito - le dita, ginocchio, lenzuolo, etc”, l’uso della terza persona femminile per il trattamento di cortesia, la confusione tra ruolo e qualità, per esempio il rettore universitario è “magnifico”, il deputato “onorevole”, un gruppo di specialisti è una comissione di “saggi” e ti trovi allora che “Il Magnifico x, partecipante alla riunione dei saggi a tenuto una Lectio Magistralis”... sembra uno scherzo. Ci sono poi i modi che non dicono niente, come per esempio “era vestito di una certa maniera”, linguaggio per iniziati. Mi fermo qui, sperando non avere risvegliato il chauvinismo di qualcuno dando un parere di outsider.

Però lei ora mi fa un gran miscuglio di cose diverse, che esulano dal tema del filone. Tutte, peraltro, trovano una piena giustificazione o nella grammatica storica o nella consuetudine giornalistica e burocratica. Se ne vuol discutere, apra tanti filoni quante sono le sue curiosità.
