Dubbio: congiuntivo o condizionale?
Moderatore: Cruscanti
Dubbio: congiuntivo o condizionale?
Sono indeciso se si debba scrivere «È successo ciò che non pensavo che sarebbe potuto accadere» oppure «È successo ciò che non pensavo che potesse accadere». Se entrambe le forme sono corrette, quale sfumatura danno alla frase i due modi verbali?
Oggi com'oggi non si sente dire dieci parole, cinque delle quali non sieno o d'oltremonte o nuove, dando un calcio alle proprie e native. (Fanfani-Arlìa, 1877)
Come bene ha intuito, sono possibili e corretti sia il condizionale composto sia il congiuntivo imperfetto in questa frase. La doppia possibilità dipende in parte dal fatto che il verbo ‘pensare’ ammette, accanto al congiuntivo, anche il futuro (Penso che riesca ~ Penso che riuscirà; al passato Pensavo che riuscisse ~ Pensavo che sarebbe riuscito).
La sfumatura, come in molti altri casi consimili, è che il condizionale composto, deputato a esprimere il futuro del passato, sottolinea maggiormente un evento giunto a conclusione; mentre il congiuntivo imperfetto esprime meglio la sospensione, l’incompiutezza di qualcosa d’incerto, in questo caso la sorpresa.
La sfumatura, come in molti altri casi consimili, è che il condizionale composto, deputato a esprimere il futuro del passato, sottolinea maggiormente un evento giunto a conclusione; mentre il congiuntivo imperfetto esprime meglio la sospensione, l’incompiutezza di qualcosa d’incerto, in questo caso la sorpresa.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
Grazie. Riflettendoci, direi che in certi casi il condizionale si può usare per indicare, a differenza del congiuntivo, un evento che non si è verificato. Esempio:
a) «Non pensavo che avrei potuto farmi male» (= non mi sono fatto male)
b) «Non pensavo che potessi farmi male» (= mi sono fatto male)
a) «Non pensavo che avrei potuto farmi male» (= non mi sono fatto male)
b) «Non pensavo che potessi farmi male» (= mi sono fatto male)
Oggi com'oggi non si sente dire dieci parole, cinque delle quali non sieno o d'oltremonte o nuove, dando un calcio alle proprie e native. (Fanfani-Arlìa, 1877)
Non pensavo che avrei potuto farmi male può significare, secondo il contesto, sia che mi sono fatto male, sia che non mi sono fatto male, esattamente come l’altra frase col congiuntivo.
(1) Non pensavo che avrei potuto farmi male, ma sono caduto e mi sono rotto la rotula.
(2) Non pensavo che avrei potuto farmi male, e me la sono cavata senza problemi.
(3) Non pensavo che potessi farmi male, ma sono caduto e mi sono rotto la rotula.
(4) Non pensavo che potessi farmi male, e me la sono cavata senza problemi.
La differenza non è di fondo semantico, ma di sfumatura modalizzante.
(1) Non pensavo che avrei potuto farmi male, ma sono caduto e mi sono rotto la rotula.
(2) Non pensavo che avrei potuto farmi male, e me la sono cavata senza problemi.
(3) Non pensavo che potessi farmi male, ma sono caduto e mi sono rotto la rotula.
(4) Non pensavo che potessi farmi male, e me la sono cavata senza problemi.
La differenza non è di fondo semantico, ma di sfumatura modalizzante.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
- Souchou-sama
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