Avverbi e superlativo
Moderatore: Cruscanti
Avverbi e superlativo
A qualcuno di voi è stato insegnato che non si mette un avverbio davanti a un superlativo (o anche dopo)? Lo chiedo per sapere se va inserito nella lista delle regole fantasma.
Per fare un esempio: è veramente bellissimo.
Grazie a chi vorrà esprimersi.
Per fare un esempio: è veramente bellissimo.
Grazie a chi vorrà esprimersi.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
- Sandro1991
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- Iscritto in data: lun, 28 nov 2011 19:07
- Ferdinand Bardamu
- Moderatore
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- Iscritto in data: mer, 21 ott 2009 14:25
- Località: Legnago (Verona)
No, gentile Marco, non conoscevo questa regola. Però ne conosco un'altra: quella secondo cui gli aggettivi molto, assai e tanto non ammetterebbero il suffisso -issimo perché, di per sé, esprimerebbero già una quantità massima che non si può intensificare. Perciò, per la mia maestra una frase come mi sono divertito moltissimo era da matita blu.
Ultima modifica di Luca86 in data dom, 30 set 2012 13:29, modificato 4 volte in totale.
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- Interventi: 1303
- Iscritto in data: sab, 06 set 2008 15:30
Assaissimo non l'ho mai sentito - e lo trovo anche un po' bruttino -, ma vedo che ha una certa diffusione, nonché una sua attestazione sia storica che letteraria.Luca86 ha scritto:Però ne conosco un'altra: quella secondo cui gli aggettivi molto e assai non ammetterebbero il suffisso -issimo...
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- Interventi: 1725
- Iscritto in data: mar, 19 set 2006 15:25
Si veda, in proposito, questo collegamento.
«Nostra lingua, un giorno tanto in pregio, è ridotta ormai un bastardume» (Carlo Gozzi)
«Musa, tu che sei grande e potente, dall'alto della tua magniloquenza non ci indurre in marronate ma liberaci dalle parole errate»
«Musa, tu che sei grande e potente, dall'alto della tua magniloquenza non ci indurre in marronate ma liberaci dalle parole errate»
Ringrazio tutti gli intervenuti per le risposte, e Fausto per il collegamento, che ho appena letto. La risposta mi sembra a dir poco inadeguata. Per due motivi: 1) veramente non differisce per natura da davvero, realmente, effettivamente; 2) non mi pare né poco elegante né informale un rafforzativo: ricordiamoci che la comunicazione, a tutti i livelli stilistici, può servirsi di forme intensive, come dovrebbero dimostrare i non poco íncliti esempi che seguono.
In su la cassa del corpo sono alcuni fanciulli veramente bellissimi et il morto stesso, con una Nostra Donna in un tondo, lavorata molto bene. (Vasari)
Oltre a ciò era veramente bellissimo e straordinariamente vigoroso: un misto di Adone e di Alcide. (Boito)
...e veramente grandissimo dolore è, e questo assai chiaro testimonia Boezio, in libro De consolatione, dicendo: “Summum infortunii genus est fuisse felicem”... (Boccaccio)
Esemplo veramente grandissimo di fortuna, vedere uno uomo da tante ricchezze e da sì felicissimo stato, in tanta infelicità, con tanta rovina e con tale vilipendio cadere! (Machiavelli)
E si potrebbe continuare, ma la parchezza è buona norma.
P.S. La docente di cui parla Luca86 avrebbe bisogno di occhiali (se non ce li ha già – o di altro...).
In su la cassa del corpo sono alcuni fanciulli veramente bellissimi et il morto stesso, con una Nostra Donna in un tondo, lavorata molto bene. (Vasari)
Oltre a ciò era veramente bellissimo e straordinariamente vigoroso: un misto di Adone e di Alcide. (Boito)
...e veramente grandissimo dolore è, e questo assai chiaro testimonia Boezio, in libro De consolatione, dicendo: “Summum infortunii genus est fuisse felicem”... (Boccaccio)
Esemplo veramente grandissimo di fortuna, vedere uno uomo da tante ricchezze e da sì felicissimo stato, in tanta infelicità, con tanta rovina e con tale vilipendio cadere! (Machiavelli)
E si potrebbe continuare, ma la parchezza è buona norma.

P.S. La docente di cui parla Luca86 avrebbe bisogno di occhiali (se non ce li ha già – o di altro...).
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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