«A tutt’oggi» e «tuttora»
Moderatore: Cruscanti
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«A tutt’oggi» e «tuttora»
Magari se n’è già discusso, ma non trovo nulla.
Perché questa differenza nella grafia in due strutture che (probabilmente mi sbaglio) sono analoghe? È solo abitudine o c’è sotto qualcosa di piú profondo e di cui non m’avvedo?
Perché questa differenza nella grafia in due strutture che (probabilmente mi sbaglio) sono analoghe? È solo abitudine o c’è sotto qualcosa di piú profondo e di cui non m’avvedo?
Il sonno della ragione genera mostri.
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Grazie a entrambi.
Il fatto che il primo sia da usarsi in una locuzione potrebbe significare qualcosa, invero (anche se avrebbe potuto essere *attuttoggi, nevvero?).
Caro PersOnLine, non ho invece ben capito cosa intenda. Sarà il sonno, ma non mi vengono in mente espressioni precise in cui "a tutt’oggi" non potrebbe sostituire "tuttora".
Il fatto che il primo sia da usarsi in una locuzione potrebbe significare qualcosa, invero (anche se avrebbe potuto essere *attuttoggi, nevvero?).
Caro PersOnLine, non ho invece ben capito cosa intenda. Sarà il sonno, ma non mi vengono in mente espressioni precise in cui "a tutt’oggi" non potrebbe sostituire "tuttora".
Il sonno della ragione genera mostri.
A tutt’oggi ha un peso piú forte rispetto a tuttora: si avverte chiaramente, come entità semantica a sé stante, la parola oggi, che richiama al presente del momento dell’enunciazione. Tuttora può anche riferirsi a un contesto passato, come nell’esempio seguente (ce ne sono altri nella BIZ[a]):
La laguna era tuttora laggiù come la perlagione d’un cielo vista a traverso le nervature d’una foglia macera. (D’Annunzio, La Leda senza cigno)
In questo senso, tuttora ha possibilità d’impiego piú ampie rispetto a a tutt’oggi, locuzione, quest’ultima, che probabilmente non ha subito l’univerbazione perché gli elementi che la compongono rimangono ancora ben distinti nella coscienza del parlante e dello scrivente.
La laguna era tuttora laggiù come la perlagione d’un cielo vista a traverso le nervature d’una foglia macera. (D’Annunzio, La Leda senza cigno)
In questo senso, tuttora ha possibilità d’impiego piú ampie rispetto a a tutt’oggi, locuzione, quest’ultima, che probabilmente non ha subito l’univerbazione perché gli elementi che la compongono rimangono ancora ben distinti nella coscienza del parlante e dello scrivente.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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Caro Marco,
a questo non avevo pensato, invero.
Riguardo all’univerbazione, comunque, non sono del tutto convinto: mi riesce difficile capire perché gli elementi che compongono l’espressione siano in un caso percepiti come distinti e nell’altro no. Immagino sia comunque possibile che, come dite, il piú ampio e vario uso di "tuttora" l’abbia fatto percepire come "espressione cristallizzata" e portato all’univerbazione.
Un’ultima curiosità, si è sempre trovata la forma univerbata, o in passato si è comunemente scritto anche "tutt’ora"? Il Treccani marca tale forma come "non comune".
Riguardo a "tutt’oggi", invece, credo non si sia mai vista una forma univerbata, mi sbaglio?
PS: volevo dare un’occhiata sul DOP, ma ormai da diversi giorni il sito è inaccessibile. Ne sapete qualcosa?
a questo non avevo pensato, invero.
Riguardo all’univerbazione, comunque, non sono del tutto convinto: mi riesce difficile capire perché gli elementi che compongono l’espressione siano in un caso percepiti come distinti e nell’altro no. Immagino sia comunque possibile che, come dite, il piú ampio e vario uso di "tuttora" l’abbia fatto percepire come "espressione cristallizzata" e portato all’univerbazione.
Un’ultima curiosità, si è sempre trovata la forma univerbata, o in passato si è comunemente scritto anche "tutt’ora"? Il Treccani marca tale forma come "non comune".
Riguardo a "tutt’oggi", invece, credo non si sia mai vista una forma univerbata, mi sbaglio?
PS: volevo dare un’occhiata sul DOP, ma ormai da diversi giorni il sito è inaccessibile. Ne sapete qualcosa?
Il sonno della ragione genera mostri.
La grafia tutt’ora era comune nell’italiano antico; la scrizione [at]tuttoggi non pare attestata in letteratura.
A me pare abbastanza chiara la maggiore opacità semantica di tuttora (come tuttavia) rispetto a a tutt’oggi: come si risale, non conoscendone l’esatto significato, da tutto + ora a ‘ancora, fino al momento in cui si parla’? Invece a tutt’oggi con la preposizione a indica tempo determinato/fine, e tutto + oggi s’interpreta come ‘l’interezza di oggi’, quindi ‘fino a oggi compreso’.
A me pare abbastanza chiara la maggiore opacità semantica di tuttora (come tuttavia) rispetto a a tutt’oggi: come si risale, non conoscendone l’esatto significato, da tutto + ora a ‘ancora, fino al momento in cui si parla’? Invece a tutt’oggi con la preposizione a indica tempo determinato/fine, e tutto + oggi s’interpreta come ‘l’interezza di oggi’, quindi ‘fino a oggi compreso’.

Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
Guardi qui.methao_donor ha scritto:PS: volevo dare un’occhiata sul DOP, ma ormai da diversi giorni il sito è inaccessibile. Ne sapete qualcosa?
- SinoItaliano
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- Iscritto in data: mer, 04 gen 2012 8:27
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Il mio professore d'italiano delle medie usava l'espressione tutt'oggi non preceduta da a, nel senso di «ancora oggi, ancora oggigiorno, ancora adesso in epoca moderna», per parlare soprattutto di vecchie abitudini del passato ancora in voga oggigiorno.
Questo di sette è il piú gradito giorno, pien di speme e di gioia: diman tristezza e noia recheran l'ore, ed al travaglio usato ciascuno in suo pensier farà ritorno.
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