Il «che» polivalente

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Moderatore: Cruscanti

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Ferdinand Bardamu
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Intervento di Ferdinand Bardamu »

Facendo mente locale, mi pare che il ché enfatico, e accentato nella grafia, sia piú frequente se preceduto da una pausa. Qualche esempio da Google Libri:

Combattano dunque sulla via di Dio coloro che volentieri cambiano la vita terrena con l'Altra, ché a colui che combatte sulla via di Dio, ucciso o vincitore, daremo mercede immensa. [da una sura del Corano citata qui]

Non vi pensate ch’io vi dia la baia;
Chè voi siete sì bella e sì garbata,
che l’altre paion certo il trenta paia.
[Gasparo Gozzi, Rime piacevoli, «Del Fumoso della congrega de' Rozzi alla padrona sposa»]

Questa circostanza sembra confermata anche dagli esempi del Gabrielli in linea, s.v. «ché». Gli esempi casuali che ho riportato qui sopra sottolineano che si tratta di un uso letterario.

Viceversa, in genere non c'è pausa tra il che polivalente negli altri casi e la reggente che lo precede: es. corri che arrivi tardi è realizzato senza una cesura tra corri e che.

Che dite, può reggere la mia ipotesi?
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Souchou-sama
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Intervento di Souchou-sama »

Ferdinand Bardamu ha scritto:Viceversa, in genere non c'è pausa tra il che polivalente negli altri casi e la reggente che lo precede: es. corri che arrivi tardi è realizzato senza una cesura tra corri e che.
Su questo non sono del tutto d’accordo. Pronunciando corri che arrivi tardi, forse non c’è una pausa fortemente percepibile, ma di certo corri e che arrivi tardi formano due gruppi intonativi ben distinti. (Infatti potremmo benissimo scrivere: Corri, che arrivi tardi!) Cfr. invece una frase come l’uomo che arrivò tardi, in cui davvero non ci sono pause e abbiamo un unico gruppo intonativo.
Avatara utente
Ferdinand Bardamu
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Intervento di Ferdinand Bardamu »

Ha ragione. Secondo lei, si può dire allora che sia condizione necessaria – ché :wink: l'enfasi e il «tono vibrato» presuppongono una pausa – ma non sufficiente? Oppure l'unico discrimine è la letterarietà?
icio85
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Iscritto in data: lun, 16 gen 2012 18:30

Intervento di icio85 »

Nella poesia All'Italia del Leopardi si trova al verso 24 un "che fosti donna, or sei povera ancella". Si tratta di un ché senza accento oppure di un che polivalente?
http://www.parafrasando.it/poesie/LEOPA ... talia.html
Avatara utente
Marco1971
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Intervento di Marco1971 »

Leopardi non accentava mai né il né il ché. Qui si tratta del ché.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
PersOnLine
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Iscritto in data: sab, 06 set 2008 15:30

Intervento di PersOnLine »

Nella frase "Oggi[,] dopo due anni che insieme abbiamo costruito la nostra barca, siamo pronti al grande viaggio", quel che è corretto?
Fausto Raso
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Iscritto in data: mar, 19 set 2006 15:25

Intervento di Fausto Raso »

PersOnLine ha scritto:Nella frase "Oggi[,] dopo due anni che insieme abbiamo costruito la nostra barca, siamo pronti al grande viaggio", quel che è corretto?
A mio avviso la frase è corretta perché quel "che" è un che polivalente e sta per "in cui", "nei quali", "durante i quali".
«Nostra lingua, un giorno tanto in pregio, è ridotta ormai un bastardume» (Carlo Gozzi)
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