Convergere
Moderatore: Cruscanti
Convergere
Salve a tutti.
In verità mi sento un po' a disagio a farmi avanti in quanto, da lettore silente del foro, mi rendo conto che il contesto mi è piuttosto distante.
Comunque ci provo.
Ho un dubbio riguardo alla coniugazione del verbo convergere.
In matematica e in campi a essa attinenti si è soliti parlare di convergenza di una funzione o di una soluzione con espressioni del tipo: la soluzione converge/raggiunge la convergenza.
Il problema sorge con il passato prossimo e quindi con l'impiego del participio passato.
Sui dizionari (almeno su quelli che ho consultato) è riportato come non comune, ma ho notato che nell'uso se ne fa proprio a meno.
Infatti il più delle volte, quando non si ricorre a una circonlocuzione, si adotta la forma erronea «convergiuto» e la si pone tra virgolette alte allusive negli scritti o la si pronuncia "ammiccando" nel parlato.
Mi chiedevo quindi se è proprio sbagliato usare la già presente forma «converso».
Grazie.
P.S. Mi scuso degli errori che inevitabilmente saranno presenti nei miei interventi e ringrazio sin d'ora chiunque avrà la voglia di indicarmi correzioni ma anche consigli per migliorare.
In verità mi sento un po' a disagio a farmi avanti in quanto, da lettore silente del foro, mi rendo conto che il contesto mi è piuttosto distante.
Comunque ci provo.
Ho un dubbio riguardo alla coniugazione del verbo convergere.
In matematica e in campi a essa attinenti si è soliti parlare di convergenza di una funzione o di una soluzione con espressioni del tipo: la soluzione converge/raggiunge la convergenza.
Il problema sorge con il passato prossimo e quindi con l'impiego del participio passato.
Sui dizionari (almeno su quelli che ho consultato) è riportato come non comune, ma ho notato che nell'uso se ne fa proprio a meno.
Infatti il più delle volte, quando non si ricorre a una circonlocuzione, si adotta la forma erronea «convergiuto» e la si pone tra virgolette alte allusive negli scritti o la si pronuncia "ammiccando" nel parlato.
Mi chiedevo quindi se è proprio sbagliato usare la già presente forma «converso».
Grazie.
P.S. Mi scuso degli errori che inevitabilmente saranno presenti nei miei interventi e ringrazio sin d'ora chiunque avrà la voglia di indicarmi correzioni ma anche consigli per migliorare.
- Ferdinand Bardamu
- Moderatore
- Interventi: 5195
- Iscritto in data: mer, 21 ott 2009 14:25
- Località: Legnago (Verona)
Innanzitutto, benvenuto!
Il Treccani in linea alla voce «Convergere» ci dice:
raro il part. pass. convèrso e quindi anche i tempi composti
Qualora dovesse ricorrere al passato prossimo, dunque, l’unica forma consigliabile di participio è converso.

Il Treccani in linea alla voce «Convergere» ci dice:
raro il part. pass. convèrso e quindi anche i tempi composti
Qualora dovesse ricorrere al passato prossimo, dunque, l’unica forma consigliabile di participio è converso.
La ringrazio della pronta risposta e del benvenuto.
In effetti la mia idea era che si potesse ricorrere a tale forma, ma il dubbio mi è stato alimentato dal fatto che si continuasse a evitarlo.
In effetti la mia idea era che si potesse ricorrere a tale forma, ma il dubbio mi è stato alimentato dal fatto che si continuasse a evitarlo.
Ultima modifica di Aleph in data sab, 20 ott 2012 16:03, modificato 1 volta in totale.
- Freelancer
- Interventi: 1930
- Iscritto in data: lun, 11 apr 2005 4:37
In effetti in matematica, quando ad esempio si parla di serie numeriche o di funzioni, la convergenza è piú che altro una caratteristica e quindi non sorge la necessità di coniugare al passato il verbo.
Al contrario nelle applicazioni di analisi computazionale si ricorre a procedimenti iterativi di soluzione che mirano al calcolo di particolari valori per approssimazioni successive.
Se il metodo ha esito positivo (e quindi si ha la convergenza), i risultati ottenuti vengono successivamente impiegati per ulteriori calcoli.
La bontà di questi ultimi è condizionata cosí alla buona riuscita dell'iterazione precedente e pertanto capita di dover richiamare al passato (in quanto l'azione è terminata) la convergenza della soluzione.
Ad esempio una frase potrebbe essere del tipo: «Lo stato finale a cui si giunge perde di significato perché l'iterazione precedente non ha converso».
Non sono sicuro della correttezza in generale di una simile espressione, ma piú volte ci si trova nella condizione di usarla.
Al contrario nelle applicazioni di analisi computazionale si ricorre a procedimenti iterativi di soluzione che mirano al calcolo di particolari valori per approssimazioni successive.
Se il metodo ha esito positivo (e quindi si ha la convergenza), i risultati ottenuti vengono successivamente impiegati per ulteriori calcoli.
La bontà di questi ultimi è condizionata cosí alla buona riuscita dell'iterazione precedente e pertanto capita di dover richiamare al passato (in quanto l'azione è terminata) la convergenza della soluzione.
Ad esempio una frase potrebbe essere del tipo: «Lo stato finale a cui si giunge perde di significato perché l'iterazione precedente non ha converso».
Non sono sicuro della correttezza in generale di una simile espressione, ma piú volte ci si trova nella condizione di usarla.
Siccome convergere richiede l’ausiliare essere, mi sembra preferibile Lo stato finale a cui si giunge perde di significato perché l'iterazione precedente non è conversa.Aleph ha scritto:Non sono sicuro della correttezza in generale di una simile espressione, ma piú volte ci si trova nella condizione di usarla.
Il Treccani dice che in matematica convergere ha lo stesso significato di tendere al limite. Se è cosí (io non ne so nulla) e disturba la rarità del participio passato converso, non sarebbe possibile ricorrere a tale locuzione nei tempi composti (...perché l’iterazione precedente non ha teso al limite)?
Benvenuto anche da parte mia!

Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
- Freelancer
- Interventi: 1930
- Iscritto in data: lun, 11 apr 2005 4:37
Mi sembra che in tale caso - e probabilmente in tutti i casi analoghi - si possa dire ...perché non è stata conseguita/non è stato possibile eseguire/ottenere la convergenza dell'iterazione precedente o ...la convergenza dell'iterazione precedente non è riuscita.Aleph ha scritto:Ad esempio una frase potrebbe essere del tipo: «Lo stato finale a cui si giunge perde di significato perché l'iterazione precedente non ha converso».
Non sono sicuro della correttezza in generale di una simile espressione, ma piú volte ci si trova nella condizione di usarla.
Insomma si può sempre esprimere il concetto anche se non si può usare il participio passato.
La ringrazio, Marco, di avermi fatto notare l'uso improprio dell'ausiliare: consultando — superficialmente, lo ammetto — la coniugazione riportata dal Garzanti in linea, ho visto che come prima opzione indicava l'ausiliare avere e non ho fatto caso alla funzione transitiva/intransitiva del verbo.
La tendenza a ricorrere al passato credo discenda direttamente dall'inglese, dove è diffuso, al riguardo, l'uso al passato di converge.
Ha perfettamente ragione. Infatti quando si è nella condizione di dover esprimere l'anteriorità ci si affida quasi sempre (sempre in uno scritto) a simili giri di parole.Freelancer ha scritto:Mi sembra che in tale caso - e probabilmente in tutti i casi analoghi - si possa dire ...perché non è stata conseguita/non è stato possibile eseguire/ottenere la convergenza dell'iterazione precedente o ...la convergenza dell'iterazione precedente non è riuscita.
Insomma si può sempre esprimere il concetto anche se non si può usare il participio passato.
La tendenza a ricorrere al passato credo discenda direttamente dall'inglese, dove è diffuso, al riguardo, l'uso al passato di converge.
Ultima modifica di Aleph in data ven, 12 ott 2012 18:28, modificato 1 volta in totale.
Di nulla!Aleph ha scritto:La ringrazio, Marco, di avermi fatto notare l'uso improprio dell'ausiliare...

Poiché lei ha chiesto eventuali correzioni e consigli, le segnalo questo filone.Aleph ha scritto:La tendenza a ricorrere al passato credo discenda direttamente dall'inglese, dove è diffuso, a riguardo, l'uso al passato di converge.

Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
Grazie! È proprio questo che intendevo.Marco1971 ha scritto:Poiché lei ha chiesto eventuali correzioni e consigli, le segnalo questo filone.
Giacché ci sono, abuso ancora della loro* cortesia per chiedere un parere sull'espressione piuttosto diffusa (si contano diverse occorrenze anche cercando su Google): andare a convergenza.
È da considerarsi corretta, completamente errata oppure è soltanto preferibile evitarla?
Grazie.
* Vista la consuetudine di rivolgersi ad altri con il lei, ho proseguito con la terza persona, ma se dovesse essere "troppo" adotterò il voi per il plurale.
- SinoItaliano
- Interventi: 384
- Iscritto in data: mer, 04 gen 2012 8:27
- Località: Pechino
Presumo che analogamente il participio passato di divergere sia diverso...
infatti due cose che divergono, diventano differenti. È questa l'etimologia dell'aggettivo diverso?
Anche se «... è diverso» usato come verbo non mi suona particolarmente bene... anzi neanche si riconosce il verbo, sembra semplicemente verbo essere + aggettivo.
Ciò mi ha fatto ricordare delle «chiamate divertite [sic!]» in ambito telefonico. Credo che «divergere le chiamate» sia un calco dall'inglese «to diverge the calls».
In italiano si potrebbe dire semplicemente «trasferire le chiamate» e «chiamate trasferite».
Anche per evitare forme passive strane come «chiamate diverse»...
infatti due cose che divergono, diventano differenti. È questa l'etimologia dell'aggettivo diverso?
Anche se «... è diverso» usato come verbo non mi suona particolarmente bene... anzi neanche si riconosce il verbo, sembra semplicemente verbo essere + aggettivo.
Ciò mi ha fatto ricordare delle «chiamate divertite [sic!]» in ambito telefonico. Credo che «divergere le chiamate» sia un calco dall'inglese «to diverge the calls».
In italiano si potrebbe dire semplicemente «trasferire le chiamate» e «chiamate trasferite».
Anche per evitare forme passive strane come «chiamate diverse»...
Ultima modifica di SinoItaliano in data mar, 16 ott 2012 9:53, modificato 1 volta in totale.
Questo di sette è il piú gradito giorno, pien di speme e di gioia: diman tristezza e noia recheran l'ore, ed al travaglio usato ciascuno in suo pensier farà ritorno.
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- Interventi: 1782
- Iscritto in data: ven, 13 apr 2012 9:09
- SinoItaliano
- Interventi: 384
- Iscritto in data: mer, 04 gen 2012 8:27
- Località: Pechino
Chiedo scusa per il mio errore.
In inglese si dice «to divert calls», non diverge.
Oppure anche «to forward calls».
Infatti da «diverted calls», il calco verso «chiamate divertite» è ancora piú vicino.
Non sono un esperto di terminologia telefonica, ma chissà se «chiamate trasferite» e «chiamate inoltrate» (traduzione di forwarded) siano la stessa cosa...
In inglese si dice «to divert calls», non diverge.
Oppure anche «to forward calls».
Infatti da «diverted calls», il calco verso «chiamate divertite» è ancora piú vicino.
Non sono un esperto di terminologia telefonica, ma chissà se «chiamate trasferite» e «chiamate inoltrate» (traduzione di forwarded) siano la stessa cosa...
Questo di sette è il piú gradito giorno, pien di speme e di gioia: diman tristezza e noia recheran l'ore, ed al travaglio usato ciascuno in suo pensier farà ritorno.
Chi c’è in linea
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