Pur essendo molto piú diffusa la prima variante citata nel titolo del filone, mi è talvolta capitato d'imbattermi nella seconda (che ha circa sessantaduemila ricorrenze in Google Libri): sono entrambe accettabili?
Mi ha colpito il fatto che «cisterciense» ricorra soprattutto in pubblicazioni specialistiche.
«Cistercense» o «cisterciense»?
Moderatore: Cruscanti
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Sono entrambe accettabili. Cisterciense è grafia latineggiante. Mi pare preferibile scrivere cistercense, evitando una inutile i. 

Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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Il DOP dà, come prima attestazione, cisterciense.
«Nostra lingua, un giorno tanto in pregio, è ridotta ormai un bastardume» (Carlo Gozzi)
«Musa, tu che sei grande e potente, dall'alto della tua magniloquenza non ci indurre in marronate ma liberaci dalle parole errate»
«Musa, tu che sei grande e potente, dall'alto della tua magniloquenza non ci indurre in marronate ma liberaci dalle parole errate»
È vero che il DOP dà come prima la forma (non «attestazione») cisterciense, con la i etimologica. Ma in italiano esistono solo altre due parole uscenti in -ciense: greciense (dalla quale il GRADIT rimanda a grecanico) e pisciense (di basso uso e letterario). In -cense abbiamo 40 parole. Per la funzionalità del sistema grafico mi pare raccomandabile evitare inutili eccezioni e attenersi a cistercense, anche perché questa i non ha valore fonetico.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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